giovedì 12 gennaio 2012

paolo barnard il più grande crimine libro

IL PIU’ GRANDE CRIMINE

Di Paolo Barnard
Settembre 2010
dpbarnard@libero.it
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Sommario
IL PIU’ GRANDE CRIMINE (presentazione essenziale). pag. 3
IL METODO DI QUESTO LAVORO. pag. 4
COME LEGGERE QUESTO SAGGIO. pag. 5
UNA DISTINZIONE ASSOLUTAMENTE DA RICORDARE. pag. 5
Parte Tecnica:
CHIARIRE UN MALINTESO: IL ‘COMPLOTTO DEL SIGNORAGGIO’. pag. 6
COS’E’ LA MONETA. pag. 12
COS’E’ IL CONTANTE (CASH). pag. 17
COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA. pag. 17
COME SPENDE UN GOV. A MONETA NON SOVRANA: LA UE OGGI. pag. 21
LE BANCHE CENTRALI. pag. 22
COME FUNZIONA IL DENARO NELLE BANCHE COMMERCIALI. pag. 25
UN DEBITO CHE NON E’ UN PROBLEMA, ANZI. pag. 28
UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME. pag. 31
COSA SONO LE TASSE? CHI LO SA ALZI LA MANO. pag. 34
LA PIENA OCCUPAZIONE ERA POSSIBILE. pag. 36
IL PIU’ GRANDE CRIMINE, LA STORIA NEI DETTAGLI. pag. 41
Gli economisti consulenti di questo saggio pag. 59
Bibliografia e fonti pag. 60
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IL PIU’ GRANDE CRIMINE.
Questo saggio vi parla del più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Milioni di
esseri umani e per generazioni furono fatti soffrire e ancora soffriranno per nulla. I dettagli e l’ampiezza
della loro sofferenza sono impossibili da rendere in parole. Soffrirono e soffriranno per una decisione
che fu presa a tavolino da pochi spregiudicati criminali, assistiti dai loro sicari intellettuali e politici. Essi
sono all’opera ora, mentre leggete, e il piano di spoliazione delle nostre vite va intensificandosi giorno
dopo giorno, anno dopo anno.
La decisione di cui parlo si è materializzata in un progetto di proporzioni storiche come pochi prima,
architettato con un dispiegamento di mezzi impressionante, quasi impossibile da concepire per una
mente comune, e una finalità che toglie il respiro solo a considerarla: la distruzione degli Stati sovrani,
delle leggi, delle classi lavoratrici, e di ogni virgulto rimasto di democrazia partecipativa in tutto
l’Occidente, per profitto. Fu letteralmente deciso a tavolino, e ci sono riusciti: nomi e cognomi, date e
fatti, nelle righe che seguono.
Quella decisione piagò, e tutt’ora sta piagando, l’esistenza di milioni di famiglie e di milioni di singole
vite tormentate dalla disoccupazione, con le infinite agonie sociali e personali che causa; costrette a
penuria e malattia dai tagli al Welfare e alla Sanità, con i suoi eserciti di morti anzi tempo; e poi mettete
in conto i morti sul lavoro nella perenne rincorsa al taglio dei costi; l’attacco frontale alle pensioni, che
immiserisce fino all’oltraggio gli ultimi preziosi anni di tantissime persone degne; i centesimi spesi per
l’istruzione, cioè la condanna all’arretratezza sociale per schiere di giovani vite oggi ormai irrecuperabili;
il precariato, che è stata ed è la più oscena negazione del diritto al proprio futuro, portatore di drammi
personali come gli aborti decisi per carenza di reddito o i danni irreparabili alla dignità della persona, e
strumento di resa in neo-schiavitù della forza lavoro; sto parlando degli impieghi nelle fabbriche con
stipendi sempre al limite dell’indecenza per milioni di operai, impiegate, manovali; della svendita dei
beni pubblici edificati col sacrificio di generazioni, ma alienati per “far cassa” a seguito di un subdolo
inganno; delle economie nazionali sempre minacciate dalla crisi, e noi sempre con l’acqua alla gola per
una vita intera, la nostra vita e quella di tantissimi che ci hanno preceduti, intimiditi dall’incessante
incubo del debito degli Stati e della perenne carenza di ricchezza. Insomma, milioni di persone, milioni
di destini troncati, vite schiacciate per sempre. Era ed è tutto un inganno.
Tutto fu deciso a tavolino e non era necessario accadesse. Mai stato necessario. Mai esistita una reale
ragione economica per quelle sofferenze e non esiste oggi. Ci hanno mentito e continuano a mentirci i
ministri, gli economisti, i docenti, i giornalisti. E si pensi solo al patetico contrattare dei sindacati su
delle briciole di benessere in busta paga, quando nel frattempo quella decisione stava sventrando il
mondo del lavoro senza rimedio. I sindacati non hanno mai saputo né capito nulla, poveracci loro,
ancor più miseri i lavoratori.
In realtà fu tutto voluto a tavolino perché dovevamo vivere nel bisogno, nella carenza istituzionalizzata,
dovevamo lavorare come schiavi, avvelenarci il vivere e consumarci nell’invidia dei privilegiati. Poi
morire. Così ci avrebbero neutralizzati. Infatti avevano paura di noi, persino terrore, perché sapevano
che le cittadinanze partecipative, in alleanza col potere legislativo degli Stati sovrani e della democrazia,
erano sul punto di finirli per sempre all’apice di duecento cinquant’anni di lotte dal basso. Dunque
distruggere noi, gli Stati, le leggi e la democrazia. E ci sono riusciti. I loro fini erano e rimangono il
lucro e l’accumulo in cima alla piramide sociale di un immenso potere. Questo ci hanno fatto, ci stanno
facendo, oggi con sempre maggiore perfidia.
E’ senza dubbio il più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Gli ingredienti usati
per architettare questo abominio sono stati la manipolazione di massa e del consenso politico, la
castrazione della spesa a deficit dello Stato, l’uso della moneta, la deflazione dei mercati, e in particolare
i falsi dogmi sul debito e sull’inflazione. E non è il ‘complotto del signoraggio’. C’è ben altro, qualcosa
di immensamente più grave.
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Ma affinché voi possiate comprendere appieno l’entità del crimine di cui sopra, devo prima raccontarvi
cos’è il denaro, come lo Stato lo impiega, perché lo impiega in tal modo, devo chiarire tanti malintesi
che circondano la questione monetaria. Devo soprattutto ricostruire i passaggi storici del Vero Potere
che hanno preceduto lo scempio finale. Solo dopo tutto ciò ha senso giungere al Più Grande Crimine, e
alle sue odiose propaggini odierne.
IL METODO DI QUESTO LAVORO.
Ero partito per affrontare il presunto ‘complotto del signoraggio bancario’, dove si afferma che i debiti
pubblici delle nazioni sviluppate sarebbero il frutto della truffa delle Banche Centrali che cedono la
moneta circolante ai governi in cambio di titoli di Stato, cioè se la farebbero pagare euro su euro (o
dollaro su dollaro ecc.) con debito pubblico, anche se a loro costa nulla stamparla o emetterla. Questo
all’insaputa dei cittadini che affonderebbero così nel debito perenne. Le Banche Centrali, poi,
occulterebbero i profitti ciclopici che ne traggono, con la complicità delle banche commerciali, le quali
partecipano alla trama a piene mani attraverso un loro particolare signoraggio. Vi sarebbe infine una
congiura del silenzio intorno a questo tema, tale da rendere pressoché impossibile ottenere opinioni
autorevoli da chiunque, eccetto naturalmente alcuni signoraggisti noti, e qualche sparso personaggio del
mondo degli affari. Addirittura è stato affermato che alcuni eccellenti furono assassinati mentre
tentavano di ostacolare quella rapina monetaria (Lincoln, Kennedy). Dunque un complotto colossale e
in piena regola, apparentemente.
Nell’intento di capirci qualcosa, ero a un bivio: i signoraggisti non mi offrivano garanzie di
autorevolezza, essendo un gruppo assortito di avvocati, medici, traders, giuristi, internettiani non
meglio qualificati e/o imprecisati affaristi, insomma, tutto meno che economisti e monetaristi. Eccezion
fatta per un paio di nomi accreditati, come ad esempio il prof. Willem Buiter, della London School of
Economics, che ne avrebbe parlato apertamente, il quale però interrogato da me replicò: “Chiunque veda
nel signoraggio bancario un complotto, è un orso decerebrato”. Che fare allora? A chi chiedere di analizzare il
presunto ‘complotto del signoraggio’ con la dovuta competenza ma anche libertà di pensiero? Scartai
l’ipotesi di rivolgermi a un accademico italiano, semplicemente perché avrei speso più tempo a capire da
quale corrente politica e/o massonica era appoggiato che a intervistarlo. La mente corse allora a
Michael Moore, e al suo ultimo Capitalism a Love Story. In quel film, che com’è noto attacca frontalmente
proprio le più micidiali e potenti banche del mondo, appare un economista americano di tutto rispetto,
William Black. Autorevole docente di giurisprudenza ed economia, più volte testimone eccellente al
Congresso degli Stati Uniti contro i recenti scandali bancari, persino minacciato di morte per le sue
denunce contro i banchieri e gli affaristi, Black era il mio uomo. Lo contatto, gli spiego la mia
intenzione, e Black fa due cose: primo, mi fa capire fin da subito che nel complotto del signoraggio vi è
ben poco di vero, e tanto di confuso, poi mi suggerisce di rivolgermi a colui che ritiene essere il più
grande esperto vivente della materia, un economista dell’Università del Missouri-Kansas City, un uomo
sicuramente senza paura, mi dice Black. E’ il Prof. Randall Wray, che coordina un’unità di economisti e
monetaristi di diversi Paesi che da 20 anni scavano nel mondo bancario, nelle Banche Centrali, e nella
politica monetaria. Nel frattempo avevo però scritto a un altro combattente accademico e nemico
giurato dei banchieri, Dean Baker. E’ co-direttore del Center for Economic and Policy Research a
Washington, col celebre Mark Weisbrot. Sono due economisti che hanno preso di petto praticamente
ogni potere forte sul pianeta, inclusa la Federal Reserve americana (di seguito FED), un pedigree
impeccabile. Baker legge il materiale che gli mando sul complotto del signoraggio (incluso Zeitgeist) e
risponde lapidario: “Paolo, questa roba è un tocco fuori di testa”. Torno al prof. Randall Wray, e al suo team
di esperti internazionali.
Nei primi contatti con l’accademico americano lavoro per stanare le sue eventuali indecisioni, spio le
sue parole in risposta alle mie accuse al sistema bancario, misuro il coraggio delle sue affermazioni. Poi
voglio una bibliografia dei suoi lavori pubblicati, che mi soddisfa appieno: quest’uomo e il suo team
hanno bastonato i banchieri senza pietà, per due decadi almeno, non sembrano facili da intimidire, né
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da pilotare, e di certo sono molto autorevoli. Mi sento nel posto giusto. Decido di stare con Wray e i
suoi economisti, e ci lavorerò per otto mesi.
Il risultato finale andrà molto oltre le considerazioni sul signoraggio e, come detto all’inizio, sarà una
scoperta tanto devastante nei contenuti quanto oltraggiosa per la coscienza, cioè il più grande crimine in
Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Che però non mi giunge interamente nuovo, poiché è a tutti
gli effetti il complemento dei miei precedenti studi sul Potere e come ci fu imposto. Ma andiamo con
ordine.
COME LEGGERE QUESTO SAGGIO.
Data la lunghezza e complessità di questa storia, ho deciso di strutturare il saggio in modo che possa
leggerlo sia chi non ha tempo, sia chi ne ha molto. Troverete infatti all’inizio di ogni capitolo, sotto ai
titoli, la sintesi semplificata del contenuto, e sotto l’approfondimento.
Attenzione: chi è solo interessato al ‘Più grande crimine’ che questo
saggio rivela, può saltare anche le sintesi fino alle righe in merito ad
esso. Ma sappiate che troverete difficile capire come fu perpetrato.
Infine sulle note, fonti e bibliografia. Ogni dato e fatto citato in queste pagine è rigorosamente
controllato, ma ho deciso di non appesantire i paragrafi con decine di numerini e note a piè di pagina.
Alla fine del saggio troverete tutte le fonti e la bibliografia.
UNA DISTINZIONE ASSOLUTAMENTE DA RICORDARE.
Attenzione: è imperativo per il lettore memorizzare uno spartiacque fondamentale da qui in poi, che
riguarda la sovranità della moneta. Esistono monete sovrane e non. Le monete sovrane hanno sempre
tre caratteristiche, sono cioè:
1) di proprietà dello Stato che le emette.
 2) non convertibili, cioè Stato e Banche non promettono più di convertirle in oro o altri beni concreti
su richiesta del cittadino (ma rimangono cambiabili in altre valute per andare in ferie ad es.).
3) floating, che significa che le autorità non promettono più di cambiarle a un tasso fisso con altre
monete forti.
Il dollaro è moneta sovrana, poiché di proprietà degli Stati Uniti d’America, così la sterlina, di proprietà
della Gran Bretagna, così lo yen giapponese, e altre. Tutta Europa, fino al gennaio 2002, ancora
possedeva monete sovrane (marco, franco, lira ecc.), che sono poi scomparse con l’avvento (sciagurato)
dell’euro, che… non è di proprietà di nessuno Stato. Questo fatto ha cambiato in modo radicale tutte le
regole classiche della funzione monetaria ed economica nell’Europa dei 16 Paesi aderenti alla moneta
unica. Al punto che purtroppo lungo tutta questa trattazione dovremo sempre pensare con due menti,
una che considera gli Stati con moneta sovrana, e una che considera quelli dell’euro. Capirete meglio
dopo.
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CHIARIRE UN MALINTESO: IL ‘COMPLOTTO DEL SIGNORAGGIO’.
I signoraggisti sostengono un’equazione semplicistica e del tutto sbagliata che recita: la moneta viene
emessa dalle Banche Centrali (di seguito BC) a debito, cioè gli Stati se vogliono spendere, e quindi avere
moneta, devono letteralmente comprarla dalle BC pagandola dollaro su dollaro, euro su euro, yen su
yen ecc. con debito pubblico, cioè con titoli di Stato. Il film Zeitgeist addirittura fa vedere un cartone
animato dove la manina dello Stato consegna i titoli alla BC americana (la FED) e la FED gli consegna i
soldini. I signoraggisti ci dicono che se, ad esempio, lo Stato ha bisogno di 1 miliardo di moneta, deve
indebitarsi di 1 miliardo esatto con la BC che crea quella moneta dal nulla. Quindi, dicono, il debito
pubblico va alle stelle anno dopo anno, e le Banche Centrali incassano cifre inimmaginabili per aver
fatto sostanzialmente niente di che, cioè stampato pezzi di carta (banconote) o premuto tasti sui
computer (moneta elettronica). Sarebbe questo l’affare del millennio, anzi, la truffa del millennio, che
loro chiamano signoraggio. E noi poveri cittadini alla fine dovremo ripianare quell’insensato debito-
truffa con le nostre tasse, in eterno. Veniamo tenuti all’oscuro di tutto ciò, sostengono i signoraggisti,
da un complotto ferocemente ordito da parte di banchieri e politici, con la complicità di giornalisti e
accademici, al punto che parlarne significa rischiare la vita.
Questa storia è tutta, ma proprio tutta sbagliata. Nulla di quanto detto sopra accade, e molto di ciò che
circola in rete come il ‘complotto del signoraggio’ è, come vedrete ampiamente di seguito, frutto di una
catastrofica incomprensione di come funziona la moneta moderna. Ma c’è di peggio: è frutto anche di
altri due elementi inquietanti, che sono, in ordine, l’esplosione mondiale del genere Fantasy di Rete, e il
subdolo dilagare dell’ideologia Libertaria di matrice austriaca. In breve: la prodigiosa forza della Rete ha
però permesso a milioni di persone delle generazioni anni ’70-’80 di replicare in essa gli affetti fantastici
della propria infanzia, che erano le epiche di Tolkien o di Guerre Stellari, di Harry Potter e soci, fatte
cioè di mondi fantasiosi popolati da imperi del male e cattivi onnipotenti, dove ogni sortilegio e
congiura è possibile, dove i buoni lottano contro il maligno ecc., ma soprattutto dove la ragione cede
sempre il posto all’emozione della fantasia. Ed ecco che anche nell’affrontare la politica o l’economia,
migliaia di persone in Rete si lasciano andare a congiure scalcinate, a credenze che non hanno alcun
appiglio nella realtà, la quale, purtroppo per loro, è sempre un po’ più banale e meno emozionante dei
mondi fatati che immaginano. I signoraggisti sostengono l’esistenza di una cabala di perfidi banchieri
padroni del mondo che tutto possono e tutto fanno, di masse di denaro immani che spariscono nel
nulla, di sicari pronti a uccidere, e chi più ne ha più ne metta. A ciò si aggiunge l’influenza della scuola
economica austriaca estrema dei Libertari, il cui nome più noto fu Ludwig Von Mises, che sono dei
perniciosi lobbisti che mirano in sostanza a un mondo di estremismo nel Libero Mercato caratterizzato
dalla sostanziale scomparsa di tutto ciò che è regola dello Stato, e soprattutto delle tasse. Essi soffiano
sul fuoco di paglia del signoraggio proprio per arrivare a questo fine, e infatti i signoraggisti finiscono
invariabilmente con lo sbraitare la storia (falsa, si veda in seguito) che noi cittadini dobbiamo ripianare
l’enorme debito del signoraggio con le nostre tasse. Questo mi preoccupa molto.
Non varrebbe la pena fermarsi troppo sul ‘complotto del signoraggio’, ma poiché, come ho scritto
sopra, esso rischia di coprire un crimine economico immensamente peggiore che va fermato, e che è il
reale oggetto della mia inchiesta, diventa essenziale chiarire il capitolo ‘complotto del signoraggio’.
A dir la verità, tutto il teorema signoraggio potrebbe essere smontato semplicemente dicendovi questo:
la spesa a debito degli Stati a moneta sovrana (com’era l’Italia fino al 2002), e che finisce indirettamente
nelle casse delle Banche Centrali sotto forma di buoni del Tesoro, non è mai il debito dei cittadini, ma
al contrario è la loro ricchezza. I cittadini degli Stati a moneta sovrana non sono mai chiamati a ripagare
alcun debito pubblico, e le tasse non sono mai servite a ciò. Gli Stati a moneta sovrana, poi, non
devono mai onorare quel debito, neppure quando è detenuto dalle Banche Centrali, nulla li costringe a
farlo, anzi, proprio non lo fanno, per cui s’infrange il teorema secondo cui essi sarebbero oggi schiavi
delle Banche Centrali, e noi assieme ad essi. Incredibile? No, tutto vero.
(ogni punto elencato sarà approfondito nel corso del saggio)
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1) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che la moneta sovrana non è più di proprietà degli Stati, ma delle BC che la
emettono/stampano. Falso. La moneta sovrana è sempre emessa PRIMA dagli Stati nell’ambito delle loro
attività di SPESA. Lo Stato a moneta sovrana se la inventa dal nulla, e spende per PRIMO, è cioè
l’unico soggetto esistente che ‘monetizza’ per primo i beni e i servizi acquistandoli con la sua moneta;
dopo possono farlo anche i cittadini, ma solo una volta che lo Stato ha speso per primo originando la
moneta che essi usano. La BC assiste lo Stato nel processo di spesa o fornisce liquidità al pubblico (su
sua richiesta) attraverso il sistema bancario commerciale. Anche la BC può originare la moneta dello
Stato, inventandola dal nulla, e ciò accade quando presta denaro alle riserve bancarie o quando assiste lo
Stato nella sua spesa, ma solo dopo che lo Stato l’abbia imposta spendendo per primo ed essendone
proprietario esclusivo. Gli Stati a moneta sovrana non devono affatto bussare alle BC per avere la
moneta, meno che meno pagare queste ultime. I signoraggisti credono che le monete sovrane siano
oggi monopolio delle BC unicamente perché non comprendono i meccanismi di spesa degli Stati, come
dire, li osservano a distanza e ne sono ingannati. Non comprendono neppure il significato delle tasse, e
da qui generano una gran confusione.
2) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che lo Stato si indebita all’infinito con le BC perché esse gli vendono il denaro a
prezzo pieno in cambio di titoli di Stato. Ciò non accade, oltre che per il motivo al punto 1), anche perché di
fatto ciò viene proibito dai meccanismi legali di spesa dello Stato, sia negli USA che in Europa.
Semplicemente non può succedere che un governo venda direttamente i suoi titoli alla BC, punto. Chi
ha seguito la cronaca dell’attuale crisi greca in Europa, ha potuto verificare l’ostinato rifiuto che la
Banca Centrale Europea opponeva alla richiesta di Francia e Germania di monetizzare i titoli di Stato
greci. La BCE vi è stata infine costretta recalcitrante.
3) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che il debito pubblico e il deficit di bilancio degli Stati a moneta sovrana è causato
dall’indebitamento con le BC, e che rappresenta un giogo che schiaccia i cittadini che lo devono poi ripagare. Secondo
questo teorema, le BC e le banche commerciali acquisirebbero i titoli di Stato, che poi venderebbero ai privati incassando
denaro, o che terrebbero fino a maturazione. In entrambi i casi, tutti quei titoli di Stato rappresenterebbero un immane
debito che il pubblico dovrà poi ripianare. Sbagliato, è esattamente il contrario: cioè, la spesa a debito dello
Stato a moneta sovrana attraverso l’emissione di titoli di Stato è sempre l’attivo dei cittadini, cioè il loro
risparmio. Nel caso dei titoli di Stato, ciò che accade è che essi trasferiscono di fatto il denaro del
cittadino che li compra dal suo conto corrente a bassissimo interesse a un ‘libretto di risparmio’ a
interessi superiori (il titolo), cioè un suo attivo, non un debito. Inoltre, il debito dello Stato a moneta
sovrana non è mai un problema economico rilevante, infatti esso non viene mai ripagato, cioè i titoli di
Stato a livello generale (aggregato) non giungono mai a maturazione. Infine, come si vedrà più avanti, il
debito dello Stato a moneta sovrana arricchisce al netto la società per cui automaticamente quel debito
si auto-riduce e l’inflazione si limita. I signoraggisti commettono l’errore di credere che gli Stati
spendano e s’indebitino come i cittadini, come i negozi o come le aziende, che poi devono ripagare i
propri debiti, ma questo è del tutto sbagliato. Sono due meccanismi di spesa/debito completamente
diversi.
4) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che i cittadini saranno tassati per ripianare il deficit di bilancio dello Stato e il
debito pubblico causati dalla BC che gli vende il denaro. Sbagliato, gli Stati a moneta sovrana non tassano mai
per ripagare alcunché. In altre parole, le tasse non servono mai, né mai sono servite, a pagare alcunché
nei bilanci degli Stati a moneta sovrana (più avanti delucidazioni). Per cui, anche se esistesse un
‘complotto del signoraggio’, esso non inciderebbe sui cittadini affatto. I cittadini degli Stati a moneta
sovrana non devono ripagare i titoli di Stato emessi dallo Stato, che rimangono sempre un loro attivo.
5) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che anche le banche commerciali operano il signoraggio inventandosi la moneta col
meccanismo della riserva frazionaria. Le banche si inventano soldi e tu devi lavorare per restituirglieli. Non accade in
questi termini semplicistici. E’ vero che le banche commerciali s’inventano il denaro in alcune loro
operazioni di cassa (prestiti o mutui), ma esso si auto cancella, interessi esclusi: infatti, quando il Sig.
Bianchi spende il prestito ottenuto dalla Banca A e compra un’auto da Rossi, questi versa l’assegno
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nella Banca B, che lo deve accettare come buono anche se sono soldi inventati dal nulla dalla Banca A.
Banca B iscrive quell’assegno come proprio debito verso Rossi (glielo deve), e chiederà alla Banca A di
onorarlo. Alla fine del gioco, a livello di sistema bancario, abbiamo un credito e un debito che si
annullano a vicenda: il prestito della Banca A è un credito del sistema bancario verso un cittadino che li
deve restituire, e il deposito di quegli stessi soldi nella Banca B sono un debito del sistema bancario
verso un altro cittadino che li deve avere. Il saldo va a zero. Si obietterà che quel credito va poi
ripagato, e i signoraggisti dicono che viene ripagato con “denaro vero”, mentre la banca se l’era inventato.
Sbagliato di nuovo e ciò appare evidente quando si considera cosa sia il pagamento di una rata di un
prestito/mutuo: Bianchi ripaga alla fine del mese 100 euro del suo prestito. Cosa accade? Semplice, 100
euro spariscono dal suo conto corrente, che è il suo attivo, ma spariscono contemporaneamente dal suo
debito verso la banca, che è il suo passivo. Pari. Va assolutamente capito questo: la banca si era
inventata numeri su un computer (il prestito a Bianchi) e si riprende indietro gli stessi numeri di
computer (la rata di Bianchi), Bianchi però ha in mano il bene concreto che ha acquistato (l’auto) e che
sta pagando col suo lavoro, cioè il lavoro di Bianchi non dà affatto “denaro vero” alla banca, lo dà alla sua
auto. La banca ha solo creato e cancellato numeri elettronici dai suoi conti e ha in mano, di extra, solo
gli interessi. Punto.
Ne consegue, e va ripetuto, che il Sig. Bianchi non lavorerà un anno per pagare la banca, lo farà per
pagare l’auto che gli rimane come bene tangibile. Non paga la banca che se ne sta lì a lucrare, paga
l’auto. La banca gli dà solo un ‘codice’ (denaro) per pagarla, da cui entrambi ricavano interessi (si legga su
questo il capitolo COS’E’ LA MONETA.). Infine, se fosse un privato a prestare a Bianchi i soldi che ha
guadagnato col lavoro reale, e non una banca che se li è inventati, nulla cambierebbe per Bianchi:
dovrebbe comunque lavorare un anno per ripagarlo e dargli gli interessi. E’ anche scontato che
l’immagine signoraggista della banca che non fa nulla e inventa denaro con cui si arricchisce è
fantasiosa. Sarebbe vera se i banchieri se ne stessero in spiaggia alle Maldive e pigiassero bottoni con cui
creano denaro per pagarsi lo yacht; ma nella realtà chi lavora in banca sgobba esattamente come tutti
noi, ogni giorno. Il loro stipendio si chiama interessi, il nostro paga mensile, nessuna differenza, se non
nella quantità, ma questo vale anche per il dentista e per l’operaio, ed è un altro discorso.
Talvolta poi, il denaro bancario è denaro nuovo che viene creato dalla BC se la richiesta dei cittadini
(contante + prestiti) supera le riserve disponibili delle banche commerciali. Dunque, per concludere, le
banche non possono mai direttamente creare denaro nuovo, e fra l’altro la riserva frazionaria in sé non
esiste. Essa fu un errore di teoria economica della fine degli anni ’60, che è rimasto per inerzia su
qualche libro di testo, ma che oggi è saldamente riconosciuto come pratica bancaria inesistente.
6) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che le BC, quando producono moneta di carta o elettronica, segnano quelle enormi
cifre come proprio passivo, mentre, dicono i signoraggisti, esse non lo sono, poiché quel denaro è costato quasi nulla alle
BC. In questo modo ci trufferebbero. Inoltre, dicono, il denaro prodotto dalle BC non sarà mai una passività come lo è per
il cittadino quando usa il denaro (cioè spende), poiché il cittadino deve sudare lavoro per emetterlo, mentre le BC pigiano
solo tasti. Sbagliato. Il denaro prodotto dalle BC è a tutti gli effetti un passivo, perché le stesse banche si
impegnano poi a riconoscerlo come valido ogni volta che gli torna indietro dai cittadini (ad esempio il
contante). Quindi per ogni centesimo che producono, devono riconoscerci lo stesso valore nel
momento in cui noi usiamo quel denaro per saldare i nostri bisogni. Cioè: ci danno carta straccia e
numeri elettronici, ma noi li ripaghiamo con la stessa carta straccia e numeri elettronici, e loro
l’accettano indietro. Sarebbe truffa vera se le BC producessero moneta e però pretendessero da noi il
saldo delle nostre spese non più con quella stessa moneta, ma in beni reali come case, bistecche, abiti,
metalli preziosi ecc. Infine, anche la seconda argomentazione è fasulla, perché, in virtù di quanto già
spiegato al punto 5), il cittadino non suda lavoro per emettere il suo denaro né per guadagnarlo, ma
solo per acquisire beni concreti. Il denaro è solo un ‘codice’ neutro che facilità quella acquisizione.
7) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che esiste una truffa delle BC che si inventano false passività emettendo denaro (si
legga sopra), che poi trasferiscono a cascata (le passività) alle banche private che talvolta posseggono le BC. Questo per
celare i profitti. Sbagliato. Non è possibile per le BC trasferire passività così come si trasferisce una cariola
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di sabbia da casa mia a casa tua. Le banche private che partecipano nella BC vi hanno investito
pacchetti azionari, che non possono risentire per definizione degli eventuali debiti dell’istituto a cui
partecipano. E’ come il signor Bianchi che possiede azioni in Fiat: se la Fiat ha passività, il signor
Bianchi non può reclamarne un pezzetto. Inoltre i signoraggisti dimostrano di non aver capito nulla del
funzionamento delle riserve bancarie. In realtà quando la BC emette contante o moneta elettronica
(propria passività), essa trasferisce quel contante/m. elettronica nelle riserve delle banche, e tale
trasferimento sarà sia un attivo delle banche che un loro passivo, ma non accade un trasferimento di
sola passività a pioggia. Nel caso del contante, accade che quando la BC dà alla banca ad es. 1000 in
banconote, gli sottrae 1000 dalle sue riserve, conto pari; la banca poi dà i 1000 al cittadino che li ha
richiesti e glieli sottrae dal suo conto corrente. Ancora conto pari per la banca.
Sulla questione della proprietà privata delle BC, che è una realtà per molte di esse, Banca d’Italia inclusa,
è certamente giusto osservare che ciò contrasta col dettato costituzionale sia italiano che di altri Paesi,
ma il cosiddetto conflitto d’interessi che ne deriverebbe secondo i signoraggisti è immaginario, perché è
immaginario tutto il ‘complotto del signoraggio’. Ribadisco che le banche private che partecipano alla
proprietà di una BC vi investono pacchetti di azioni, o meglio quote, sulle quali ricevono utili pari a una
percentuale (6% o 10% ecc.) del valore di quel pacchetto originario, e non sul valore degli utili netti
della BC che variano di anno in anno e spesso crescono. Infine una percentuale molto alta (in media
dal 60% in su) degli utili netti della BC torna ogni anno nella casse dei ministeri del Tesoro per legge. Si
pensi che negli USA, meno dell ’1% degli utili lordi della FED viene pagato annualmente in profitti alle
banche private che la posseggono. In realtà il conflitto d’interessi esiste, ma non nel reame
immaginario del signoraggio, bensì nel trattamento di favore che poi le banche private avranno da parte
della BC in caso di crisi finanziaria, come si è visto scandalosamente nel corso della crisi 2008-2010, e in
decisioni di politica monetaria che favoriscono direttamente i banchieri.
8) Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che la moneta emessa dalle BC è carta straccia o impulsi elettronici di nessun
valore, a fronte dei quali lo Stato emette titoli di debito che equivalgono a denaro reale. Sbagliato. I titoli di Stato
nello Stato a moneta sovrana sono altrettanto pezzi di carta di nessun valore, che il Tesoro si inventa a
costo zero esattamente come fa la BC con banconote e moneta elettronica, e che non deve ripagare
praticamente mai, né li devono ripagare i cittadini (come si è visto quei titoli di Stato saranno il
risparmio dei cittadini). Per cui il bratto è carta straccia per carta altrettanto straccia, e non, come
immaginano i signoraggisti fantasiosamente, carta straccia per denaro vero.
***
Le teorie dei signoraggisti, inoltre, propongono altre tesi che vanno confutate in breve.
Dicono: “Le BC trafugano gli immensi profitti da signoraggio verso i paradisi fiscali, con un sistema complicato di
clearing.” Impossibile, poiché tutto quel denaro (che dovrebbe essere una somma colossale dato che è il
debito aggregato di quasi tutti gli Stati, immaginate le cifre) sarà prima o poi speso dai Paperon d’
Paperoni, e questo oceano di liquidità che allaga il mondo causerebbe inflazione a cifre inaudite; inoltre
una immissione di capitale così immane nelle società porterebbe alla piena occupazione, perché sarebbe
speso in beni e servizi gonfiandone la produzione alle stelle. Infine, per funzionare, un trucco così
dovrebbe coinvolgere solo il contante, perché solo il contante si può spendere senza passare per le
banche e quindi essere beccati (la prassi delle mafie). Non esiste in tutto il mondo, e neppure sulla
Luna, abbastanza contante che copra l’immaginario signoraggio dei debiti pubblici degli Stati messi
assieme.
Quando parlano di riserva frazionaria, i signoraggisti citano spesso queste esemplificazioni:
“Consideriamo il sistema bancario come fosse una banca. Il Sig. A prende in prestito 1.000 $ dalla Banca X e usa quei
soldi per comprare dei beni dal Sig. B. La Banca X segnerà quei 1.000 $ sia come passivo (soldi dati ad A) che come
attivo (A glieli deve). B depositerà gli stessi soldi nella stessa Banca X, che accrediterà a B 1.000 $, ma segnerà quel
denaro come attivo extra senza cancellare l’attivo che iscrisse quando prestò i soldi ad A.” Sbagliato: primo, si
dimenticano che quando A spende i soldi, la Banca X perde la sua passività con A, che recupera
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quando B deposita i soldi. Cioè, era rimasto un attivo alla Banca X (il debito di A), che però è subito
pareggiato da un nuovo passivo che è il deposito dei 1000 $ da parte di B nella stessa Banca X. La
Banca X non può in alcun modo segnare il deposito di B come attivo, perché ogni deposito è sempre
solo un passivo che la banca deve a chi lo effettua (è un conto corrente). Risultato finale: nel sistema
bancario ci sono 1 passivo e 1 attivo, pari.
Un’altra è questa: “Il processo della riserva frazionaria inizia quando un primo deposito di 100$ di denaro della BC
viene fatto nella Banca A. La Banca A quindi ne mette da parte il 20% (20 $) nelle sue riserve e poi presta a interesse
il rimanente 80% (80 $). A questo punto ci sono un totale di 180 $ nel sistema bancario, cioè i 100 depositati e gli 80
prestati. Questi 80 prestati vengono depositati nella Banca B, che si trova nella stesse condizioni della Banca A, cioè ha
un deposito di 80$ di denaro della BC, ne mette da parte il 20% (16$) e presta a interesse il resto (64$). E la catena
continua fino a creare artificiosamente una somma prestata a interesse dalle banche che è di molto superiore all’iniziale
deposito di 100$. Tutto denaro inventato e che frutta interessi artificiosi alle banche commerciali”. Prima cosa, è raro
che qualcuno depositi denaro della BC in una banca, perché il 99,9% dei depositi fatti dai cittadini sono
denaro già circolante all’interno del sistema bancario che solamente si sposta da una banca a un’altra.
Nella realtà accade che un cittadino va alla Banca A e chiede un prestito; la Banca A non gli presta i
soldi di nessuno, semplicemente crea dal nulla la cifra richiesta e gliela accredita in conto corrente. Il
cittadino poi fa un assegno con quei soldi e compra qualcosa (es, un’auto). Chi gliela vende deposita il
denaro nella Banca B e quella banca glieli accredita in conto corrente. Banca B chiede alla Banca A di
onorare quell’assegno, e ciò accade con uno spostamento di denaro dalle riserve della Banca A verso
quelle della Banca B. Va compreso che le banche non possono moltiplicare all’infinito i depositi di
denaro fatti dai cittadini, perché, ripeto, quei depositi sono denaro che già esisteva nel sistema bancario
e che solamente si sposta da una banca all’altra. E non hanno bisogno di moltiplicare nulla quando
prestano, poiché s’inventano il denaro da zero. Si è poi già detto che la riserva frazionaria fu un errore
teorico che oggi non avviene.
Sulla massa monetaria che circola in un Paese, i signoraggisti ci propongono la seguente
esemplificazione, per convincerci che esiste il potere arbitrario delle BC di creare denaro dal nulla, con
cui poi s’impossessano di ricchezze e sottraggono a noi potere d’acquisto: “Immaginate un’isola dove ci sono
100 abitanti. Ciascuno di questi abitanti possiede 1.000 $. Questo significa che la massa monetaria è di 100.000 $, e
ciascun abitante ha un potere d’acquisto dei beni esistenti sull’isola pari a 1/100. Il Re dell’isola ha il potere di stampare
denaro, e così stampa 10.000 $ e se li intasca. La massa monetaria è ora cresciuta del 10% ed è divenuta di 110.000 $.
Il Re non ha creato nessun vero bene materiale, il valore complessivo dei beni sull’isola è immutato, ma ora il Re ne può
acquistare l’11%. Gli abitanti posseggono ancora i loro 1.000 $ ciascuno, ma ora quella somma non è più l’1% della
massa monetaria, ma solo lo 0.9%, con cui ogni persona può ora solo compare lo 0,9% dei beni e non più l’1%. Ogni
persona ha perciò perduto il 10% del suo potere d’acquisto, che è stato rubato dal Re attraverso una tassazione
truffaldina.” Prima cosa, i calcoli sono sbagliati. Il valore dei beni che il Re ora può comprarsi non è
l’11%, ma il 10% (ha 11.000 $ su 110.000 presenti sull’Isola). Poi, non si comprende perché sia
illegittimo che il Re si porti via una percentuale di beni e servizi emettendo moneta, poiché è quello che
accade negli Stati a moneta sovrana che spendono con moneta inventata, ma ciò, come si è già detto
più sopra, produce risparmio nei cittadini, non penalizzazione. Soprattutto, la storiella citata non è
rilevante per il mondo reale perché presume che quando il Re spende i suoi soldi inventati, nulla accada
all’economia dell’isola, cioè che l’economia non produca nulla di conseguenza. Invece nella realtà la
spesa del Re finirebbe quasi certamente per stimolare la produzione di altri beni e servizi che non solo
beneficerebbero l’economia, ma manterrebbero l’inflazione stabile essendo aumentata sia la massa
monetaria che i beni circolanti. Conclusione: attenti alle storielle di questo stampo, tipiche della retorica
della scuola austriaca dei Libertari, pericolosi estremisti di destra del liberismo economico che mirano
all’abbattimento dello Stato-moneta.
Altra storia dei signoraggisti: “Il potere di emettere denaro a piacimento delle BC è tale da aver immesso in
circolazione masse monetarie enormi, che creano inflazione. Infatti se notate, il potere d’acquisto delle monete si è eroso
enormemente e costantemente per decenni. Un dollaro del 1960 comprava 10 volte quello che lo stesso dollaro compra oggi
(mille lire del 1960 e mille lire del 1990 stessa cosa). E infatti la curva della creazione di denaro segue pari pari la curva

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dell’inflazione che aumenta.” Non vero. Il motivo per cui in effetti il potere d’acquisto di 1 dollaro oggi è
molto minore rispetto agli anni ’60 va ricercato nella storia dell’economia, non nella fantomatica azione
delle BC. Prima dell’abolizione dello standard aureo nel 1944 e 1971 (il cittadino poteva pretendere
dalla BC un pezzetto d’oro di pari valore in cambio delle sue banconote, oggi non più), le economie
avanzate piombavano di regola in terribili depressioni circa ogni 20 anni, e quelle depressioni facevano
sì che i prezzi crollassero (nessuno comprava quasi più nulla). La moneta quindi riprendeva valore
periodicamente, e si cancellava così buona parte dell’inflazione accumulata. Ma dopo l’abolizione dello
standard aureo, le grandi depressioni sono scomparse e questo ha eliminato quella sorta di purga che
abbassava i prezzi di tanto in tanto, per cui da anni abbiamo inflazioni che tendono a crescere costanti.
Inoltre, non è affatto vero che la curva della creazione monetaria è pari alla curva crescente
dell’inflazione; chi affermava questo era Milton Friedman, un economista della destra neoliberale
estrema, che è stato da allora smentito ampiamente. Conclusione: è vero che 1 dollaro oggi compra
molto di meno di ieri, ma il signoraggio qui di nuovo non c’entra.
Infine, nei meandri del ‘complotto del signoraggio’, si legge: “Alcuni eminenti politici che tentarono di fermare
la truffa del signoraggio e di sottrarre la moneta dalle grinfie delle BC furono assassinati. J.F. Kennedy e Abramo
Lincoln fra i più celebri.” In realtà Lincoln non fece altro che quello che tutti i governi con moneta
sovrana fanno oggi, cioè emettere moneta per spendere. Lincoln lo fece per finanziare la guerra, e lo
fece in assenza di una BC che allora non esisteva. Oggi la stessa cosa viene fatta dal Tesoro USA con la
FED, la banca centrale americana, per capire si legga più avanti il capitolo su come lo Stato a moneta
sovrana spende. Su Kennedy, le cose stanno in questo modo: siccome in tempi a lui precedenti il
Tesoro americano usava emettere banconote supportate dall’argento, Kennedy cercò di ripristinare quel
sistema. Nulla di che, accade anche oggi: infatti quando il Tesoro USA acquisisce oro, la FED accredita
il conto corrente del Tesoro per una somma equivalente con banconote. In altre parole, anche oggi il
Tesoro USA monetizza il metallo pregiato emettendo banconote. Perché mai JFK avrebbe dovuto
essere ucciso per questo? Inoltre, i signoraggisti declamano che Kennedy con quel sistema avrebbe
sottratto ben 4,3 miliardi di dollari alla ‘infame’ FED, alleggerendo il debito americano della stessa cifra
e però infuriando i banchieri. Ma dovete capire che 4,3 miliardi di dollari sono spiccioli in un Paese
come l’America, anche per gli standard di spesa dello Stato del 1963. Erano spiccioli che mai avrebbero
impensierito gli eventuali ‘cattivi’, e non avrebbero per nulla alleggerito il debito pubblico. Conclusione:
nessun motivo qui per assassinare qualcuno.
Torniamo ora agli otto punti principali sul ‘complotto del signoraggio’. Si faccia attenzione. Tutto
quanto sopraccitato è certamente vero nei Paesi che posseggono moneta sovrana, quindi era vero anche
in Italia e in Europa fino all’avvento dell’euro nel gennaio 2002, che come si è detto ha distrutto la
sovranità delle nostre monete e ha introdotto questa divisa ibrida che non è di nessuno. Ma oggi, alcuni
dei punti elencati non valgono più nell’Europa dei 16 Paesi euro, anche se questo non cambia il fatto
che il ‘complotto del singnoraggio’ non sussiste neppure nell’Eurozona, dove i punti elencati cambiano
come segue:
1) Gli Stati dell’euro non sono più i proprietari della loro moneta, non possono più emettere moneta
per PRIMI spendendo, e per spendere devono andarsi a cercare gli euro sui mercati di capitali,
contrattando i tassi d’interesse esattamente come un cittadino che, necessitando denaro, deve andarselo
a trovare contrattando un prestito e tassi relativi. Questo è disastroso, e causa della recente crisi di
fiducia dei mercati nei Paesi euro.
2) Rimane identico.
3) Il debito pubblico e il deficit di bilancio degli Stati euro è oggi causato sempre più dal punto uno, e in
effetti oggi rappresenta un giogo che schiaccia i cittadini che lo devono poi ripagare. Questo da oggi,
non da sempre. Infatti si tratta di un debito contratto con privati che non può più essere ripagato
semplicemente emettendo nuova moneta inventata dal nulla, come possono fare gli Stati a moneta

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sovrana senza gravare sulle tasse dei cittadini, cioè come poteva fare l’Italia della lira (più dettagli di
seguito). E dunque i governi euro per ripianare quei debiti devono tassare i cittadini, far tagli alla spesa
pubblica e racimolare euro da altri privati. Inoltre, e di conseguenza, la spesa a debito dello Stato non è
più l’attivo dei cittadini. Infine nell’Eurozona ciò che sostenevano erroneamente i signoraggisti in
generale, e cioè che gli Stati spendono indebitandosi come i cittadini/negozi/aziende, diviene vero, ma
dal 2002, non da sempre. Questo non è in ogni caso il ‘complotto del signoraggio’, è un complotto ben
più grave architettato a tavolino, come racconto nella seconda parte del saggio.
4) Le tasse nei 16 Paesi euro diventano per la prima volta un modo di raccogliere fondi per pagare il
debito pubblico o le spese per i cittadini, poiché, di nuovo, i governi non possono più provvedere a tali
incombenze semplicemente inventandosi la moneta necessaria come facevano prima.
5) Rimane identico.
6) Rimane sostanzialmente identico.
7) Rimane identico.
8) Cambia nel fatto che quei pezzi di carta di nessun valore, cioè i titoli di Stato, sono oggi
nell’Eurozona un vero debito che va ripagato per i motivi detti nel punto 3).
Come si vede, le differenze fra Stati a moneta sovrana e Stati euro è drammatica e portatrice di
problemi veramente catastrofici di cui tratterò nei dettagli più avanti.
E’ importantissimo capire e dunque ribadire, alla fine di queste righe che trattano di ‘complotto del
signoraggio’, il contenuto dei punti 1) & 3) & 5), perché in essi sta l’errore capitale dei signoraggisti.
Nella realtà se un signoraggio esiste, esso è a favore dello Stato a moneta sovrana, che è l’unica entità
esistente sulla Terra che può emettere denaro a costo zero e con esso appropriarsi di beni concreti. Ma
questa si chiama Sovranità, non signoraggio.
COS’E’ LA MONETA.
Sintesi.
La moneta moderna è in minima parte banconote e in maggioranza cifre elettroniche che
passano da un conto all’altro. Non è più convertibile in oro, cioè le banche non garantiscono
più di scambiare le tue banconote in oro su tua richiesta. Se lo Stato ha moneta sovrana, come
USA, Giappone o Gran Bretagna, esso la emette dal nulla inventandosela. Non più nei Paesi
dell’euro, che non possono emettere gli euro autonomamente perché esso non è moneta
sovrana, cioè non appartiene a nessuna nazione, e ciò è fonte di una catastrofe. Dunque lo
Stato con moneta sovrana genera la propria moneta e i cittadini possono solo usarla,
andandosela a cercare col lavoro o coi prestiti. Nel sistema euro, gli Stati sono incredibilmente
ridotti come i cittadini, cioè non potendo più generare la moneta possono solo usarla
andandosela a cercare con prestiti. E’ essenziale capire che la moneta sovrana è sempre
originata dallo Stato che se la crea dal nulla ‘monetizzando’ i beni in circolazione per primo.
Quello Stato può darla o sottrarla a piacimento (spende o tassa) e non ne rimarrà mai senza.
Non può esaurire la propria moneta, dunque il suo debito è un falso problema (dettagli più
avanti).
La moneta dello Stato è una promessa dello Stato medesimo di corrispondere ai cittadini
qualcosa in cambio delle banconote o monetine o cifre elettroniche, essa è un IO VI DEVO
dello Stato. Nella realtà va capito, anche se appare incredibile, che il denaro in sé non ha alcun
valore, essendo pezzi di carta o impulsi elettronici. Esso è solo un codice, che permette al

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cittadino e allo Stato di funzionare. Il valore della moneta dello Stato deriva infatti unicamente
da due cose:
1) Il fatto che lo Stato accetta solamente la sua stessa moneta come pagamento valido delle
tasse e delle obbligazioni che i cittadini gli devono corrispondere. Per cui tutti dobbiamo
ottenere quella moneta. In assenza delle tasse di Stato, la moneta di Stato sarebbe
sostanzialmente ignorata.
2) Il fatto che le Banche Centrali e le banche commerciali che hanno emesso la moneta di
Stato creata dal nulla, sempre la riconoscono come valida quando gli torna indietro sotto forma
di pagamenti dei cittadini. Infatti quando paghiamo un acquisto, il pagamento viene
considerato valido solo nel momento in cui banche e Banca Centrale riconoscono quel denaro
che gli ritorna indietro come valido.
E qui spiego cosa è esattamente che lo Stato deve ai cittadini in cambio di quella moneta (cioè
quando i cittadini gliela restituiscono). La risposta è conseguente a quanto detto sopra: lo
Stato, in cambio della sua moneta, ci deve il nostro diritto di saldare tutto ciò che gli dobbiamo
usando quella stessa moneta. Solo questo.
Oggi la moneta che circola è un IO VI DEVO emesso dallo Stato per i cittadini. Letteralmente, ogni
monetina, ogni banconota, ogni titolo di Stato e ogni saldo di conto corrente che teniamo in mano è
una promessa dello Stato fatta al cittadino (IO VI DEVO) di corrispondergli un qualcosa in cambio di
quel metallo o di quei pezzi di carta o della cifra scritta in quel conto corrente. Che cosa lo Stato si
impegni a dovere al cittadino è materia di cui tratto fra qualche riga.
Poi: la moneta sovrana è sempre di proprietà dello Stato che la emette, perché lo Stato crea la moneta
sovrana circolante spendendo PER PRIMO, cioè è l’unico soggetto esistente che ‘monetizza’ PER
PRIMO i beni/servizi circolanti acquistandoli, dopo possono farlo anche i cittadini, ma solo una volta
che lo Stato ha speso per primo originando la moneta. Nel processo di monetizzazione dei beni/servizi,
lo Stato è assistito dalle BC, che appunto monetizzano l’atto originario di spesa dello Stato (dettagli nel
capitolo COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA).
Conosciamo tutti la storiella (falsa) degli antichi che per smettere di scambiarsi pecore con legna o
arance con stoffa o mattoni con ferro, e quindi vivere scariolando masse di beni in giro, decisero di
inventarsi la moneta di metallo, che rappresentava il valore dei beni ed era molto più agile da usare. Poi
sappiamo che a un certo punto furono inventate le banconote, ancora più efficienti, e che si decise che
il denaro in circolazione doveva essere sempre ‘convertibile’ in qualcosa di prezioso e concreto che gli
desse un valore: oro, o altre monete importanti. Fino al 1944 e poi fino al 1971 il cittadino poteva
teoricamente portare le sue banconote in banca, o alla BC, e pretendere che in cambio gli dessero un
pezzetto d’oro di valore equivalente. Questo era un solido sistema per mantenere sia la quantità di
moneta circolante che l’attività delle banche sotto controllo. Infatti tutte le banche dovevano in teoria
garantire di emettere tanto denaro quanto oro possedevano nei forzieri, e non di più. Ma questo sistema
aveva degli svantaggi enormi. C’era il perenne rischio del famoso colpo in banca e di veder sparire l’oro.
Ma soprattutto in caso di crisi economica, se i cittadini si fossero precipitati in massa in banca per
esigere oro al posto delle banconote divenute di poco valore (es. inflazione galoppante), le banche non
avrebbero in realtà mai potuto onorare quelle richieste, perché l’oro non era di fatto mai pari alla
moneta emessa. Ciò procurava automaticamente il fallimento delle banche e anche degli Stati, cioè
quello che oggi si chiama Default. Una catastrofe. Fu così che nel 1944 prima (accordi di Bretton
Woods) e definitivamente nel 1971 (decisione di Nixon) la convertibilità della moneta in oro (il Gold
Standard) fu cancellata.

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Oggi le monete più in uso, dollari, sterline, euro, yen ecc. non sono più ‘convertibli’ in alcunché.
Attenzione, si badi bene che ‘convertibili’ non significa che non si possano cambiare in altre monete
per andare in vacanza (es. cambio euro in dollari per andare a New York); significa che il cittadino non
può più ottenere da banche e BC né oro né alcun altro bene concreto in cambio delle sue banconote.
Come già accennato in precedenza, le monete degli Stati oggi si distinguono in sovrane e non sovrane.
Le sovrane devono essere 1) di proprietà dello Stato che le emette; 2) non convertibili, come spiegato
sopra; 3) floating, che significa che le autorità non promettono più di cambiarle a un tasso fisso con
altre monete forti (es. anni fa il pesos argentino era convertibile col dollaro in un rapporto fisso di 1
pesos contro 1 dollaro), e lasciano quelle monete ‘fluttuare’ (floating) sui mercati che ne decidono i tassi
di cambio di volta in volta. Il dollaro ad esempio è sovrano perché (a dispetto delle credenze dei
signoraggisti) rispetta i tre criteri di cui sopra
La moneta sovrana come dollaro o sterlina è sempre emessa, quindi inventata dal nulla, dallo Stato
che la possiede: quello Stato origina la moneta, e i suoi cittadini possono solo usarla, guadagnandola o
prendendola in prestito. L’euro invece non è moneta sovrana perché nessuno Stato europeo ne è il
proprietario, ed è invece emesso da un sistema di banche centrali, sempre inventandolo dal nulla. Esso
non è originato da nessuno degli Stati dell’Unione Europea, quindi l’euro non è né degli Stati né dei
cittadini, e sia gli Stati che i cittadini possono solo usarlo prendendolo in prestito o guadagnandoselo.
Questa cruciale differenza è anche all’origine della catastrofe finanziaria europea, un crimine
architettato a tavolino anch’esso. Capirete poi.
Tuttavia, in entrambi i casi, la moneta non è mai dei cittadini privati; ribadisco che i privati possono
solo usarla, prendendola in prestito o guadagnandola. Va compresa questa cosa perché il pensiero
contrario, e cioè che i cittadini o le banche posseggano il denaro, è fonte di innumerevoli
incomprensioni ed errori (da parte dei signoraggisti in particolare).
Annotate anche quanto segue, che spiegherò meglio dopo: poiché la moneta sovrana è sempre originata
dallo Stato, che se la inventa di sana pianta, quello Stato può darla o sottrarla a piacimento e non ne
rimarrà mai senza. Non può esaurire la propria moneta, dunque il suo debito è un falso problema
(approfondimento più avanti).
Oggi le maggiori monete non sono convertibili in oro. Ok, ma allora che valore hanno in realtà?
Nessuno, è la risposta. E questo anche per altri motivi. La moneta moderna è emessa in varie forme,
chiamate dai tecnici M1…M2…3…4 ecc., ma tutte queste forme sono o pezzi di carta stampata che
valgono solo il prezzo della carta, o monetine che valgono il misero metallo con cui sono fatte, oppure
altri pezzi di carta da nulla (es. titoli di Stato) o ancora impulsi elettronici emessi da banche e BC, cioè
aria fritta. Sappiate che oggi oltre l’80%-90% in media di tutto il denaro circolante al mondo è solo
impulsi elettronici che compaiono sui computer, basta, è nulla di concreto.
Dobbiamo fare un salto di coscienza contro natura per capire cosa sia veramente il denaro, perché non
esiste idea al mondo più cementata nella mente delle persone del fatto che i soldi siano un valore*. Non
lo sono mai in sé. I soldi, la moneta, sono solo un mezzo, che, in rigoroso ordine di tempo, lo Stato
s’inventa per primo, poi se lo inventano le banche e infine tutti lo usano. Il denaro è come un codice di
apertura di serrature, che permette di avere accesso a cose e sevizi, proprio come il codice del
telecomando del vostro cancello automatico. Il denaro, come quel codice, non esiste nella realtà
materiale, esso è impulsi elettronici che viaggiano per banche e computer, oppure è scritto come codice
su dei pezzi di carta (banconote e titoli di Stato), e ha valore solo se ad esso si associa qualcos’altro,
come chiarisco fra un attimo. Ma si badi bene che quanto ho appena affermato non è un giochetto
filosofico sui termini, è immensamente rilevante per capire poi come lo Stato spende, cosa sono
veramente le banche, come gira l’economia.
Vi faccio un paio di esempi per rendere evidente ciò che avete appena letto, e cioè che il denaro di per
sé è solo un codice astratto. Voi andate in banca, e chiedete un prestito di 10.000 euro. La banca vi dice

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ok, e vi apre un conto corrente (di seguito c/c) con 10.000 euro. Cosa ha fatto la banca? Ha premuto
un tasto e ha creato un numero elettronico, 10.000, cioè nulla di valore, solo un numero – la banca si
inventa letteralmente quel prestito. Voi a quel punto decidete di prendere quei 10.000 euro e di
restituirli il giorno stesso alla banca. La banca cancellerà con un altro tasto il vostro debito. Nulla ha
guadagnato, nulla avete perso, nulla è mai esistito, anche se c’erano ben 10.000 euro in un c/c a un
certo punto, che a chiunque sembrano una notevole ricchezza. Era aria fritta, in sé, nulla di materiale e
nulla di proprietà della banca, né del cittadino, come invece potrebbe essere una casa o un gioiello che
non si annullano scambiandoseli.
Secondo esempio: immaginate le banche come un sistema unico, che in effetti è ciò che le banche sono.
Il Sig. A va in banca e ottiene un prestito di 10.000 euro. La banca si inventa dal nulla quella cifra, e
apre un c/c per il Sig. A. Il c/c rappresenta il debito della banca verso A (gli dovrà mettere a
disposizione quei soldi). La banca riceve da A una carta con su scritto “devo restituirvi questi soldi”, che
rappresenta il bene che la banca ha in mano in cambio del c/c di A. Situazione: la banca ha dato al Sig.
A dei numeri elettronici creati dal nulla = zero valore, e lui le ha dato un pezzo di carta = zero valore.
Poi A spende quel denaro per comprare un’auto, che invece è un valore concreto, che lui possiede non
la banca. Il concessionario verserà i 10.000 euro del Sig. A creati dal nulla, cioè aria fritta, nella sua
banca, ed essa è costretta ad accettare come validi quei soldi aria fritta inventati da un’altra banca.
Situazione a livello di banche come sistema unico: c’è una banca, quella del Sig. A che è a credito di
10.000 euro (A glieli deve ridare), e ce n’è un’altra che è a debito di 10.000 euro (li deve al
concessionario che li ha versati). Esiste quindi a livello di sistema bancario un credito che è annullato da
un debito. Pari, nessun profitto per le banche finora, infatti quei 10.000 euro per le banche non sono
nulla, solo impulsi elettronici inventati da una banca e accettati come buoni da un’altra banca. A dovrà
lavorare per restituire quei soldi, ma non lavorerà per pagare la banca, bensì per pagare la sua auto. Alla
banca, attraverso le rate pagate da A, ritorneranno indietro gli impulsi elettronici aria fritta che si è
inventata. Ovviamente, col meccanismo degli interessi si generano altri codici sia per la banca che per i
c/c di A e del concessionario, ma questo di nuovo non è una ricchezza reale, sono solo codici astratti
che possono o non possono essere un bene al netto (se la banca è in passivo anche gli interessi
scompaiono).
Ma allora cosa diavolo dà alla moneta di Stato il suo valore? Cosa la rende così necessaria al punto che
(quasi) tutti lavoriamo come muli per ottenerla? Due sono le risposte:
1) Il fatto che lo Stato accetta solamente la sua stessa moneta come pagamento valido delle tasse e
delle obbligazioni che i cittadini gli devono corrispondere.
2) Il fatto che le BC e le banche commerciali che hanno emesso la moneta di Stato creata dal nulla,
sempre la riconoscono come valida quando gli torna indietro sotto forma di pagamenti dei cittadini.
Ecco cosa oggi dà valore al denaro degli Stati, che altrimenti sarebbe solo cartaccia o impulsi elettronici
da nulla, facilmente sostituibile con altro.
Spiego il primo punto: chiedetevi perché mai così tanti cittadini lavorano sodo per guadagnare la
moneta di Stato, piuttosto che altre monete che si potrebbero inventare. Chiunque potrebbe creare
denaro, ad esempio immaginiamo gli ‘Itali’. Basterebbe stamparli e decidere che da oggi in poi ce li
riconosciamo validi a vicenda nelle vendite e acquisti di beni e servizi. Ma potremmo poi con gli Itali
pagare le tasse, le imposte e tutti gli altri balzelli pubblici e di Stato? No, lo Stato non ce li
riconoscerebbe. E allora ci toccherebbe lavorare metà giornata per guadagnarci gli Itali e metà per
intascare gli Euro che lo Stato riconosce. Un caos. Ecco che allora tutti noi siamo costretti a
riconoscere la moneta di Stato come valido metodo di pagamento del nostro lavoro, e poi anche come
valido metodo di pagamento delle cose che compriamo, poiché chi le vende dovrà anch’egli pagare le
sue tasse/imposte con quella moneta, per cui la necessita. Insomma, la moneta di Stato la necessitiamo
tutti quella dovremo guadagnarci.

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Il secondo punto è altrettanto chiaro: siete a cena e pagate con la carta Visa. La Visa riceverà un
assegno dalla vostra banca. Ma quell’assegno è nulla, carta straccia, proprio perché come detto il denaro
in sé non ha valore. Visa lo depositerà in un’altra banca, e ancora quella somma sarà nulla di valore,
solo un numero teorico apparso su un computer. Poi accade che la BC verrà informata dell’esistenza di
quell’assegno versato da Visa nella sua banca, e provvederà ad accreditare a quella banca l’importo
dovuto coi soldi di Stato prelevati dalle riserve della vostra banca. Solo a quel punto il vostro
pagamento sarà ritenuto da Visa valido: è accaduto infatti che il vostro denaro che fu emesso da Stato e
poi da banche come aria fritta, è stato però riconosciuto come valido sia dalle medesime banche ma
soprattutto dalla stessa BC, e questo e solo questo gli ha conferito il valore finale, perché anche in
questo caso la BC non avrebbe riconosciuto come valida alcuna altra moneta. Visa è soddisfatta.
Ecco quali sono quegli ingredienti che se aggiunti all’inerte e nullo denaro gli danno finalmente valore.
E qui rispondo alla domanda posta all’inizio di questa parte: se è vero che la moneta (banconote,
impulsi elettronici, monetine, titoli di Stato ecc.) altro non è che una serie di IO VI DEVO emessi dallo
Stato ai cittadini, cosa è esattamente che lo Stato deve ai cittadini in cambio di quella moneta (cioè
quando i cittadini gliela restituiscono)? La risposta è conseguente a quanto detto sopra nel punto 1: lo
Stato, in cambio della sua moneta, ci deve il nostro diritto di saldare tutto ciò che gli dobbiamo
usando quella stessa moneta. Solo questo. Si potrebbe obiettare che in ciò lo Stato è tiranno, perché
in effetti si inventa una sua moneta, obbliga i cittadini a lavorare per ottenerla col solo scopo di potersi
poi liberare delle imposte che lo stesso Stato gli impone. Cioè lo Stato appioppa a ogni singolo cittadino
un ‘peccato originale’ (le tasse da pagare) e lo costringe a usare la sua moneta per liberarsi da quel
‘peccato’. Ma non è solo arbitrarietà. Pensateci bene: se non ci fosse questo sistema, chi mai
lavorerebbe per il settore pubblico, cioè statale? Pochissimi. Perché i privati potrebbero inventarsi altre
monete in concorrenza con quelle dello Stato, e in virtù dei maggiori profitti promettere poi maggiori
vantaggi ai cittadini, per cui quasi nessuno finirebbe a lavorare per il settore pubblico e lo Stato
medesimo cesserebbe di esistere. Sarebbe il trionfo dei signorotti locali in stile feudale, cioè
nascerebbero veri e propri Stati privati con monete private entro lo Stato. Un caos. Ma si badi bene che
in virtù degli stessi principi enunciati, anche le eventuali monete private perderebbero ogni valore se
non fossero riconosciute come valide per pagare le inevitabili tasse all’interno di quei mini Stati privati.
* Cresciamo con un’idea conficcata in testa: il denaro ha valore in sé (sappiamo ora che non è vero), dunque le banche sono
ricchissime. Sbagliato, le banche non sono affatto ricchissime, anzi, nel mondo degli affari non svettano per profittabilità. So
che in questo preciso istante state pensando “follia pura”, ma non lo è. Il problema è invece l’habitus mentale che abbiamo
cementato nella mente secondo cui il denaro ha valore in sé, ergo chi lo maneggia si arricchisce tanto, e che deriva da una
profonda incomprensione di cosa esso sia. Vi offro una prova al volo: il motivo per cui siamo arrivati alla terribile crisi
finanziaria del 2008-2010 è che tante banche commerciali hanno cercato di trasformarsi in banche d’investimento e hanno
preteso poi di fare giochi speculativi azzardatissimi. Ma perché l’hanno fatto? Precisamente perché i banchieri si resero
conto che il business della gestione dei conti correnti, prestiti/mutui e piccolo risparmio, cioè essere banche normali, era
roba di poco conto rispetto ai profitti di chi giocava in serie A, ovvero gli istituti d’investimento speculativi. Essere banche
commerciali significa infatti gestire il denaro per la vita ordinaria di cittadini e aziende, e siccome quel denaro non è una
ricchezza in sé, pochi sono i grandi guadagni.
16


COS’E’ IL CONTANTE (CASH).
Sintesi.
Il contante è solo una frazione del denaro che oggi circola, viene emesso dalle BC (monete
escluse) che poi se lo riprendono indietro riconoscendoci lo stesso valore di quando lo emise.
Il contante nasce solo quando i cittadini si recano in banca ritirano banconote allo sportello o
al bancomat. La banca dovrà prendere il cash dai suoi conti alla BC per darvelo, e la BC
garantisce che ci sia sempre. Il cash depositato in banca ad es. dal bottegaio viene spedito alla
BC che lo distrugge perché gli costa di più mantenerlo che stamparlo nuovo al bisogno.
Nulla è più frainteso nella questione della moneta del contante. Ripeto innanzi tutto che esso
rappresenta solo una piccola parte di tutto il denaro che circola; poi va detto che oggi il contante viene
stampato dalle BC e non più dallo Stato, che stampa solo le monetine. Poi ancora dovete sapere che le
banche moderne non sono più quelle dei film Western, che avevano il caveau stipato di bigliettoni.
Infatti le banche moderne praticamente non hanno contante nelle loro casseforti, se non il minimo per
il funzionamento quotidiano.
Il contante nasce solo quando i cittadini si recano in banca e chiedono di ritirare banconote allo
sportello o al bancomat. Le banconote che le banche gli daranno provengono dalle loro riserve che
sono depositate presso la BC (le riserve sono una specie di c/c che molte banche hanno alla BC). Cioè:
la BC letteralmente spedisce alle banche la quantità di contante richiesto dai clienti allo sportello o al
bancomat, e addebiterà le riserve delle banche per quelle cifre. Le banche addebiteranno a loro volta i
c/c dei cittadini richiedenti quel cash. Questo significa che la BC sta proprio a garantire che vi sia
sempre sufficiente contante disponibile per le richieste dei cittadini. Quando le banche accettano i
versamenti in contanti (es. l’incasso del salumiere), esse spediranno quel contante alla BC che lo
distruggerà e al contempo accrediterà per una cifra uguale le riserve di quelle banche. Perché lo
distrugge? Semplice: perché visto che la BC può stampare denaro di carta a costo irrisorio, gli costa
meno stamparlo al bisogno che tenerne tonnellate ammassate in caveau costosi e rischiosi. Ma ciò che
conta è capire che il contante è sempre gestito alla fine dalle BC, che lo emettono e se lo riprendono
indietro di continuo, nel primo caso addebitando i conti delle banche e nel secondo caso accreditandoli.
COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA.
Sintesi.
Gli Stati a moneta sovrana spendono inventandosi la moneta e accreditando con essa i conti
correnti di coloro che gli vendono beni o servizi. Prendo come esempio gli Stati Uniti a
esemplificazione generale di come viene usata una moneta sovrana.
Il governo USA deve comprare una nave. Se non ha denaro sul proprio c/c presso la FED
(banca centrale USA) allora esso emette dei titoli di Stato per il valore della nave e li vende a
banche private le quali mettono a disposizione del governo la somma voluta con denaro
inventato dal nulla. Il governo trasferisce quei soldi alla FED, poi compra la nave. Il venditore
deposita la cifra presso la sua banca.
Cosa è successo? Lo Stato ha speso e alla fine del processo ci troviamo con un bene nelle mani
del governo (la nave) e un bene (i titoli di Stato) nelle mani delle banche. Il bene nelle mani
delle banche non è bilanciato da alcuna passività nel sistema bancario, per cui la spesa dello
Stato ha creato nella società un cosiddetto ‘bene finanziario al netto’ (si legga ulteriore spiegazione
più sotto). Se il sistema bancario privato vende i titoli di Stato ai cittadini essi si arricchiranno,
poiché il loro denaro si sposterà da un c/c bancario dove guadagna quasi zero interessi a una
sorta di ‘libretto di risparmio’ (i titoli di Stato) dove guadagna molto di più.

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Va sottolineato che un governo con moneta sovrana potrebbe spendere anche direttamente
accreditando i c/c di coloro che gli vendono beni o servizi, e il procedimento di cui sopra è
solo una gimcana che il governo si auto impone. I governi a moneta sovrana non devono mai
trovare il denaro PRIMA di spenderlo. Quei governi spendono PER PRIMI con denaro
proprio.
La BC è coinvolta nella spesa del governo con moneta sovrana, e si “inventa denaro-aria fritta”
lungo la via. La BC ha il compito di accreditare le riserve delle banche private dove è stato
depositato il denaro speso dal governo. La BC ha facoltà di accreditare tutte le riserve bancarie
che vuole perché si inventa il denaro, e questo di conseguenza permette al governo di spendere
quanto vuole, creando ricchezza fra i cittadini e aziende. Infatti la spesa a debito dello Stato a
moneta sovrana NON è il debito dei cittadini, bensì la loro ricchezza, i cittadini non devono
ripagare il debito.
Il governo a moneta sovrana crea ricchezza al netto quando spende e la sottrae quando tassa.
Nelle relazioni economiche private non viene mai creata ricchezza al netto, perché per ogni
bene finanziario che appare da qualche parte vi sarà sempre un corrispondente debito. E di
conseguenza se il governo in questione spende più di quanto tassa, questo arricchisce la
società.
L’inflazione è in effetti l’unico limite possibile alla spesa a deficit del governo a moneta
sovrana, ma se quella spesa aumenta la produttività nazionale, allora no inflazione.
Gli Stati a moneta sovrana spendono inventandosi la moneta e accreditando con essa i conti correnti di
coloro che gli vendono beni o servizi. Questo procedimento è complesso, poiché le leggi in vigore
l’hanno artificialmente allungato per evitare scorciatoie (percepite, ma che non erano reali) da parte di
governi truffaldini. Prendo come esempio gli Stati Uniti, e illustro come spende il governo di
Washington a esemplificazione generale di come viene usata una moneta sovrana, anche se da nazione
a nazione le cose possono variare nei dettagli.
Il governo USA vuole acquistare una nave da guerra; la prima cosa che fa è controllare sul proprio c/c
presso la FED (banca centrale USA) se vi sono sufficienti fondi. Se ci sono, il governo stacca un
assegno e compra la nave. Se non ci sono,
-allora esso emette dei titoli di Stato per il valore della nave e li vende a banche private chiamate
Special Depositories (parte del sistema bancario privato americano), le quali mettono a
disposizione del governo un c/c con la somma voluta. Attenzione: i titoli di Stato vanno alle
Special Depositories , e non alla FED come erroneamente detto dai signoraggisti.
-Normalmente quando una banca privata acquista titoli di Stato, deve pagarli con denaro tenuto
nelle sue riserve che stanno alla FED, ma in questo caso particolare la legge USA permette alle
Special Depositories di prendersi i titoli di Stato senza addebitargli le riserve. Cioè, le Special
Depositories acquistano i titoli di Stato e accreditano il c/c del governo presso di loro con
denaro inventato dal nulla. Le Special Depositories hanno a questo punto un passivo che è il
c/c del governo e un attivo che sono i titoli di Stato. (1 PASSIVO & 1 ATTIVO)
-Il governo però non può staccare un assegno per comprare la nave nel nome delle Special
Depositories, e deve prima far trasferire il suo c/c delle Special Depositories alla FED. Le
Special Depositories lo fanno, e in questo modo perdono la loro passività col governo (il suo
c/c), ma mantengono l’attivo che sono i titoli di Stato. (0 PASSIVO & 1 ATTIVO)

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-Nel trasferire la cifra di quel c/c alla FED, esse subiscono però un addebitamento nelle loro
riserve da parte della FED. Quindi le Special Depositories recuperano di nuovo un passivo,
che è l’addebitamento delle loro riserve, e rimangono con un attivo che sono i titoli di Stato. (1
PASSIVO & 1 ATTIVO)
-Il governo ora può staccare l’assegno dal proprio c/c alla FED e comprare la nave. Il venditore
deposita la cifra presso la sua banca, e siccome quella cifra è denaro dello Stato, la FED
accrediterà le riserve della banca del venditore (che è parte del sistema bancario come le Special
Depositories). In questo modo, la passività del sistema bancario con la FED scompare (quella
contratta quando trasferirono il c/c del governo alla FED), per cui rimangono solo con l’attivo
dei titoli di Stato. (0 PASSIVO & 1 ATTIVO)
Cosa è successo? Lo Stato ha speso e alla fine del processo ci troviamo con un bene nelle mani del
governo (la nave) e un bene (i titoli di Stato) nelle mani delle banche. Il bene nelle mani delle banche
non è bilanciato da alcuna passività nel sistema bancario (vedi ultimo punto sopra), per cui la spesa
dello Stato ha creato nella società un cosiddetto ‘bene finanziario al netto’ (si legga ulteriore spiegazione più
sotto). Infatti se il sistema bancario privato ha bisogno di rimpolpare le sue riserve, può vendere i titoli
di Stato ai cittadini o alla FED. Se li vende ai cittadini, essi si arricchiranno, poiché il loro denaro si
sposterà da un c/c bancario dove guadagna quasi zero interessi a una sorta di ‘libretto di risparmio’ (i
titoli di Stato) dove guadagna molto di più. Se li vende alla FED, essa ne ricaverà solo gli interessi,
poiché la FED per ciascun titolo di Stato che acquista dalle banche deve accreditargli la cifra
corrispondente nelle loro riserve, che è una sua passività (il motivo per cui i denari inventati dal nulla delle BC,
ma anche delle banche commerciali, sono una reale passività è spiegato ai punti 5 e 6 del capitolo ‘IL COMPLOTTO DEL
SIGNORAGGIO’). Infine non accade affatto che la FED possa profittare dalla maturazione dei titoli di
Stato o dalla loro vendita ai privati. Perché nel primo caso, anche se lo Stato a moneta sovrana deve
pagare i titoli di Stato a maturazione (o gli interesssi), esso comunque non spende nulla (spiegazione nel
capitolo UN DEBITO CHE NON E’ UN PROBLEMA, ANZI), e poi si noti che il denaro che la FED riceverà
sarà lo stesso denaro-aria fritta che la FED ha emesso monetizzando la spesa dello Stato, e che ora si
riprende indietro.* Nel secondo caso, idem. L’unico reale profitto della FED sui titoli di Stato sono gli
interessi.
* Quando la BC compra un titolo di Stato, essa sposta il denaro-aria fritta che si inventa dai suoi c/c al ‘libretto di risparmio’
che è il titolo di Stato, ma quando lo vende essa si riprende indietro lo stesso deanro-aria fritta del ‘libretto di risparmio’titolo
di Stato, che ritorna così sui suoi c/c. Nulla di più. Unico profitto sono gli interessi.
Detto ciò, va sottolineato che un governo con moneta sovrana potrebbe spendere anche direttamente
accreditando i c/c di coloro che gli vendono beni o servizi, e non necessita assolutamente di tasse o di
emissione di titoli di Stato per poter spendere. Può sembrare assurdo dirlo, ma il procedimento di cui
sopra è solo una gimcana – un dettaglio istituzionale -che il governo si auto impone, ma che di fatto
equivale a che il governo si fosse semplicemente inventato i soldi che gli servivano e avesse così
comprato la nave. Va compreso che i governi a moneta sovrana non spendono come i cittadini, cioè
non devono mai, come invece i cittadini, trovare il denaro PRIMA di spenderlo (i cittadini lo trovano
lavorando o facendo prestiti). Essi, ribadisco, se lo inventano di sana pianta e spendono PER PRIMI
con denaro proprio. La cittadinanza, le aziende ecc. non possono in nessun modo ottenere quel denaro
di Stato se prima il governo non l’ha emesso spendendo. Anche nel caso della vendita da parte del
governo a moneta sovrana di titoli di Stato a banche o privati le cose non cambiano; chiedetevi: da
dove proviene il denaro con cui banche o privati acquistano quei titoli? Risposta: sempre dal governo
che spese per primo, sono cioè soldi del governo che tornano al governo, nessuno glieli presta.
Quanto appena detto sarà cruciale più avanti per capire il perché della crisi dell’Euro e molto altro
ancora.

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E un chiarimento: avete appena letto che la BC (in USA la FED), è coinvolta nel processo di spesa del
governo con moneta sovrana, e che si “inventa denaro-aria fritta” lungo la via. I signoraggisti gridano allo
scandalo e s’immaginano malefatte che non accadono, ma è bene chiarire un po’ di più il ruolo della BC
nella spesa dello Stato a moneta sovrana. Prima di tutto ribadisco che i titoli di Stato che finiscono nelle
mani della BC sono solo quelli che le banche private vogliono vendergli per aumentare le proprie
riserve, ma questo non accade a man bassa, poiché le banche preferiscono sempre tenersi i titoli di
Stato che gli fruttano interessi piuttosto che venderli alla BC e perdere quegli interessi. Inoltre, ciò che è
accaduto nel mondo della finanza negli ultimi 10 anni dimostra che va sfatata la leggenda secondo cui
tutti questi titoli di Stato finirebbero nella mani di banche e BC, infatti le banche avevano preferito di
gran lunga ‘giocare’ con strumenti finanziari assai più esotici e rischiosi (si sono visti i risultati), e
avevano accantonato spesso i titoli di Stato, per cui a loro volta le BC ne ricevevano molti di meno.
Ma torniamo alla spesa dello Stato: la BC ha il compito di accreditare le riserve delle banche private
quando vi è depositato il denaro speso dal governo (ad es. il denaro che il venditore della nave ha
ricevuto e ha versato sul suo c/c). La BC, proprio in virtù del fatto che in questo caso può inventarsi il
denaro, ha facoltà di accreditare tutte le riserve bancarie che vuole, e questo di conseguenza permette al
governo di spendere quanto vuole, creando ricchezza fra i cittadini e aziende. Cosa significa “creando
ricchezza fra i cittadini”? Ricordate che in precedenza avevo sostenuto che la spesa a debito dello Stato a
moneta sovrana NON è il debito dei cittadini, bensì la loro ricchezza? Eccovi i dettagli.
Il governo a moneta sovrana è l’unica entità esistente che può creare ricchezza al netto nella società o
sottrarla. La crea quando spende appunto, e la sottrae quando tassa. Consideriamo la prima opzione. Va
compreso che nelle relazioni economiche private – cioè dove non c’entra il governo -non viene mai
creata ricchezza al netto, perché per ogni bene finanziario (cioè non case o bistecche, ma denaro) che
appare da qualche parte vi sarà sempre un corrispondente debito: un c/c bancario nuovo sarà infatti il
bene del titolare ma contemporaneamente il debito della banca che lo detiene (che deve quei soldi al
titolare), e sarà denaro che qualcuno ha ricevuto da un altro che se ne è privato; l’eredità della zia è un
bene per chi la riceve ma è un debito della zia che gliela trasmette; i profitti di qualsiasi azienda sono il
bene dell’azienda ma sono l’esborso di chi ha comprato quei prodotti/servizi ecc. Al contrario, un bene
finanziario al netto, che cioè non trovi nessun corrispondente indebitamento in alcuna parte nella
società, viene creato SOLO dalla spesa del governo a moneta sovrana. Perché? Perché solo il governo a
moneta sovrana può inventarsi il denaro con la collaborazione della BC (che come detto sopra accredita
le riserve della banche – e si badi: anche le banche inventano il denaro, ma non al netto). Ricordate il
governo che compra la nave? Se usa i titoli di Stato, essi finiranno nelle banche o nelle BC e poi nella
mani dei cittadini come bene finanziario al netto (i soldi degli acquirenti passano da un c/c, a un
‘libretto di risparmio’ che frutta di più); se il governo direttamente accredita il c/c del venditore della
nave senza uso di titoli di Stato, quel denaro sarà un bene finanziario al netto nelle mani di quel
venditore. Ripeto: sono beni cui non corrisponde alcun indebitamento in alcuno. E di conseguenza se
il governo in questione spende acquistando più di quanto incassa, cioè se versa più denaro al
netto fra i cittadini di quanto gliene tolga con le tasse (se spende a deficit), questo arricchisce
la società. Cosa avete appena letto? Avete letto proprio che il governo a moneta sovrana che
spende a deficit, cioè che spende a debito, crea ricchezza nella comunità. Ecco dimostrato che il
debito cosiddetto pubblico non è affatto il debito dei cittadini, anzi, il contrario. Si può infatti affermare
che esso è ciò che noi cittadini intaschiamo, non ciò che noi cittadini dobbiamo a qualcuno.Tenete
questo a mente, più avanti vi spiegherà moltissime cose.
Inoltre, la conseguenza logica della sopraccitata equazione secondo cui PIU’ IL GOVERNO A
MONETA SOVRANA SPENDE A DEFICIT, PIU’ ARRICCHISCE I CITTADINI sarà che se
il governo decide di eliminare o pareggiare il deficit (o il debito), esso cesserà automaticamente
l’arricchimento dei cittadini. Questo concetto è di importanza centrale per comprendere l’economia
moderna.

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E’ importantissimo capire che il governo di cui sopra NON ha limiti in questo tipo di spesa a deficit
con cui arricchisce la società. Si vedrà meglio più avanti, ma lo ripeto qui, che innanzi tutto il debito
dello Stato a moneta sovrana non deve mai essere ripagato se non in minima parte, e anche in quella
minima parte lo Stato non spenderà nulla per farlo; poi, ancora più importante, che la spesa a deficit
dello Stato conterrà l’inflazione perché stimolando la ricchezza nazionale stimola anche la produttività
(inflazione è troppo denaro in giro e pochi prodotti, nda). L’inflazione è in effetti l’unico limite possibile alla
spesa a deficit del governo a moneta sovrana, e vi aggiungo due parole ancora per tranquillizzare. Essa
va tenuta d’occhio di sicuro, ma i limiti odierni imposti agli Stati sono assurdi, e causa di sofferenze
enormi per la popolazione. Codesti limiti furono imposti con la precisa intenzione di bloccare la libera
mano dei governi nella gestione della ricchezza pubblica, e questo coi fini criminosi che spiegherò nel
capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE. Di fatto, lo Stato a moneta sovrana che desidera spendere
dovrà solo badare che la spesa complessiva nell’economia di casa non superi ciò che essa può produrre
quando è a pieno regime. Se però lo supera, lo Stato dovrà o abbassare la spesa o tassare i cittadini. In
parole povere, siccome l’inflazione nasce dalla presenza di troppo denaro a fronte di troppi pochi
prodotti, se chi li sforna è al massimo della produzione e di più non può, allora è meglio che lo Stato
smetta di sfornare soldi, oppure che ne tolga dalla circolazione tassandoci, così da mantenere un giusto
equilibrio fra la masse del denaro in giro e i prodotti che circolano.
Ma tranquillizzerà ancora di più sapere che la spesa del governo di cui si è trattato aumentando il PIL
del Paese, finisce per aumentare anche le entrate fiscali senza aumentare le tasse (perché un’aliquota del 30%
su un PIL di 2 trilioni di euro è una cifra, mentre la stessa aliquota su un PIL di 2,5 trilioni è ben altra, nda), che a loro
volta diminuiscono il debito, in un circolo virtuoso.
COME SPENDE UN GOVERNO A MONETA NON SOVRANA: LA UE OGGI.
Sintesi.
Gli Stati dell’Eurozona sono il tipico esempio di nazioni prive di monete sovrane. I sedici Paesi
possono solo usare l’euro, non crearlo. Dunque, tutto quanto detto sopra, e soprattutto la parte
che riguarda la creazione con la spesa a deficit di ricchezza fra i cittadini, non si applica più
nell’Unione Monetarie Europea (EMU). Sono privi di sovranità monetaria anche quegli Stati
che hanno agganciato la propria moneta a un’altra a un tasso di cambio fisso come fece
l’Argentina col dollaro.
Oggi per spendere, i 16 dell’euro devono letteralmente andarsi a trovare i denari come deve fare
il comune cittadino e lo fanno in due modi: o tassano i cittadini, oppure chiedono
finanziamenti ai mercati privati dei capitali che detteranno i tassi d’interesse, e ciò i 16 lo
devono fare PRIMA di spendere. A questo punto purtroppo i nostri debiti sono divenuti
veramente un problema, perché li dobbiamo ripagare ai privati. E soprattutto non potendo più
noi emettere moneta a piacimento con cui tranquillamente onorare quei debiti (si legga il capitolo
UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME), veniamo considerati a rischio di insolvenza dai
grandi mercati di capitali, che ci bocciano. Ecco le reali ragioni della corrente crisi europea,
che riguarda tutti i 16.
Prendo ad esempio gli Stati dell’Eurozona come tipico esempio di nazioni prive di monete sovrane. Ho
già più volte accennato al fatto che l’euro non è una moneta sovrana e vi ricordo che infatti esso non fa
capo ad alcuno Stato che lo possiede. I sedici Paesi dell’Eurozona lo possono solo usare, non creare.
Dunque, tutto quanto detto sopra, e soprattutto la parte che riguarda la creazione da parte del governo
che spende a deficit di ricchezza fra i cittadini, non si applica più a noi membri dell’Unione Monetarie
Europea (di seguito EMU). Aggiungo che vanno considerati come privi di sovranità monetaria anche

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quegli Stati che hanno agganciato la propria moneta a un’altra a un tasso di cambio fisso (es. una loro
moneta viene sempre cambiata per un dollaro USA). Perché? Semplice: quei governi potranno emettere
la propria moneta solo nella misura in cui hanno nelle proprie riserve altrettanti dollari. Se ne emettono
di più, sono soggetti ad attacchi speculativi che li possono costringere ad abbandonare quel tasso di
cambio fisso, e così falliscono (default). Questo ovviamente limita tantissimo la capacità di quei governi
di spendere liberamente, come invece possono fare (anche a deficit) i Paesi a moneta sovrana.
L’Argentina e la Russia delle drammatiche crisi finanziarie passate erano due casi tipici.
Torno alla UE. Oggi per spendere, Francia, Italia, Grecia, Germania ecc. devono letteralmente andarsi a
trovare i denari come deve fare il comune cittadino. Ricordate che avevo scritto poco fa che “i governi a
moneta sovrana non spendono come i cittadini, cioè non devono mai, come invece i cittadini, trovare il denaro PRIMA di
spenderlo (i cittadini lo trovano lavorando o facendo prestiti). Essi, ribadisco, se lo inventano di sana pianta.” ? Bene, i
sedici Paesi dell’Eurozona sono incredibilmente costretti a cercarsi i denari per la spesa pubblica in due
modi: o tassando i cittadini, oppure chiedendo finanziamenti ai mercati privati dei capitali che
detteranno i tassi d’interesse mettendoci in gara gli uni con gli altri, e ciò PRIMA di spendere. A questo
punto purtroppo i nostri debiti come nazioni sono divenuti veramente un problema, perché li
dobbiamo ripagare ai privati da cui abbiamo preso in prestito gli euro, mentre uno Stato a moneta
sovrana è indebitato unicamente con se stesso ( e NON deve tassare i cittadini per poter spendere). E
soprattutto è evidente che non potendo più noi emettere moneta a piacimento con cui
tranquillamente onorare quei debiti (si legga il capitolo UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME),
veniamo considerati a rischio di insolvenza dai grandi mercati di capitali, che perdono la fiducia in noi,
ci declassano e ci spediscono dritti in un tunnel soffocante da cui noi nazioni dell’euro non usciremo
più. Ecco le reali ragioni della corrente crisi europea, che non riguarda solo Grecia e Italia o Portogallo
e Spagna, ma assolutamente tutti, Francia e Germania inclusi. Anche questa infelice condizione, che
porta dritta alla distruzione del bene pubblico pur di racimolare denari per pagare i nostri debiti, fu
pianificata a tavolino con l’intenzione di distruggerci come Stati e come democrazie. Ma questo più
avanti ne IL PIU’ GRANDE CRIMINE.
LE BANCHE CENTRALI.
Sintesi.
La BC sono in parte ‘controllori’ e in parte ‘collaboratrici’ nella gestione monetaria degli Stati.
E’ vero che le BC di alcuni Paesi, Italia inclusa, sono partecipate da privati, ma ciò non riveste
grande importanza. Le vere storture delle BC oggi riguardano ciò che fanno a favore di chi e
l’assenza di controllo democratico di cui alcune di esse godono, ma questo non ci riguarda ora.
Sull’assetto proprietario delle BC si faccia riferimento a quanto ho scritto nel punto 7) del
capitolo sul signoraggio.
Le BC producono il denaro solo DOPO che lo Stato lo ha emesso attraverso la sua spesa
Dunque le BC non sono le proprietarie delle monete sovrane. Né lo sono dell’euro. I percorsi
di spesa da parte degli Stati attraverso le BC furono una scelta politica, non una necessità di
bilancio, perché lo Stato a moneta sovrana potrebbe spendere accreditando direttamente i c/c
dei cittadini.
La BC interviene nella gestione delle riserve bancarie che la maggioranza delle banche detiene
presso la BC del loro Paese. Esse sono le riserve di denaro che le banche sono obbligate a
tenere in contropartita di ciò che prestano; quelle che le banche usano per pareggiare i conti
fra di loro; sono i salvadanai dove le banche attingono per farsi dare dalla BC il contante
richiesto dai cittadini; permettono alle banche di far business con gli Stati. Gli ordinari
pagamenti che avvengono fra i c/c dei cittadini non scalfiscono le riserve, ma sono solo denaro
elettronico-aria fritta che gira fra banche.

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Quando le BC stampano moneta di carta o emettono moneta elettronica, esse sostengono una
vera passività (si legga il punto 6) sul signoraggio), perché esse sono tenute a validare quel
denaro ogni volta che gli torna indietro. Un guadagno della BC sta negli interessi, non nel
denaro in sé.
Le BC terranno in mano solo i titoli di Stato che le banche commerciali gli vogliono vendere
per rimpolpare le loro riserve; le BC non possono acquistare i titoli di Stato direttamente dai
governi.
La BC sono uno strumento molto strano nel funzionamento economico degli Stati. Esse devono essere
sempre in parte ‘controllori’ e in parte ‘collaboratrici’ nella gestione monetaria degli Stati. Le funzioni
ufficiali della Banca D’Italia, che ci riguarda da vicino, sono elencate nel suo sito, sono anche specificate
dalla Costituzione e non è necessario che le ricopi. Poi è vero che vi sono apparentemente delle
anomalie statutarie nell’esistenza delle BC di alcuni Paesi, Italia inclusa, ma esse non rivestono
l’importanza che i signoraggisti gli attribuiscono e lo spiego in breve più avanti. Le vere storture delle
BC non riguardano ciò che tecnicamente fanno, ma come lo fanno e a favore di chi, ovvero l’assenza di
un effettivo potere di controllo democratico da parte dei cittadini attraverso i governi. L’esempio della
FED americana è plateale. Ancora oggi, dopo lo scandaloso salvataggio a suon di trilioni di dollari delle
banche truffatrici, la FED si rifiuta di rivelare persino al Congresso USA a chi ha dato che cosa. Ma
questo non ci riguarda ora.
Come si è visto nel capitolo precedente, nei sistemi moderni lo Stato a moneta sovrana (come USA,
GB, Svezia, ecc.) spende usando sempre in qualche modo la BC, che è deputata alla produzione fisica
del denaro sia cartaceo che elettronico; cioè essa ‘monetizza’ la spesa dello Stato. Ma attenzione: le BC
maneggiano il denaro solo DOPO che lo Stato lo ha emesso/inventato attraverso la sua spesa
(emissione di titoli di Stato o accreditando dei c/c dei cittadini). Cioè, le BC è come se vestissero il
denaro emesso dallo Stato con un abito formale che può essere di carta, o elettronico. Tutto qui.
Dunque le BC non sono le proprietarie delle monete sovrane. Né lo sono dell’euro, che come si è detto
è letteralmente di nessuno, anche se tecnicamente emesso su ordine della Banca Centrale Europea (di
seguito BCE).*
* La BCE è parte di un sistema europeo di BC assai decentralizzato. Infatti la BCE non può emettere l’euro, né può
comprare il debito degli Stati favorendone la spesa. Il potere reale è detenuto dal Consiglio Direttivo, cioè i 16 governatori
delle Banche centrali nazionali dell’Eurozona più i sei membri del Comitato esecutivo. Sono loro che decidono quanti euro
creare e a con che costo del denaro. La decisione di non comprare debito pubblico è demandata alle singole BC.
Abbiamo detto che la BC è deputata alla produzione fisica del denaro sia cartaceo che elettronico. Il
motivo per cui le viene affidato tale compito invece che allo Stato (che può solo stampare le monetine)
sta nel fatto che si voleva impedire agli Stati di farsi finanziare la spesa andando a bussare a piacimento
presso le BC facendosi produrre denaro cartaceo o elettronico a casaccio. Per cui si decise che
dovevano esistere dei percorsi di spesa da parte degli Stati piuttosto complessi e che necessitavano della
presenza della BC. Ma questa, si badi bene, fu una scelta politica, non una necessità di bilancio, infatti
abbiamo già detto (e spiegherò più avanti) che lo Stato a moneta sovrana potrebbe tranquillamente
spendere semplicemente inventandosi il denaro e accreditando c/c dei cittadini senza quasi limiti.
Sempre nel capitolo precedente è stato spiegato come la BC interviene nella gestione delle riserve
bancarie prima di tutto quando lo Stato spende, ma anche in altre istanze. Ora approfondiamo un poco
cosa siano esattamente queste riserve.
La maggioranza delle grandi banche ha riserve tenute in c/c presso la BC del Paese di appartenenza.
Queste riserve hanno alcune funzioni: primo, ogni Stato obbliga per legge le banche a tenere delle
riserve di denaro come contropartita di tutto ciò che prestano (dal 2% al 6% in media); secondo

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quando le banche devono pareggiare i conti fra di loro, lo fanno attingendo alle proprie riserve presso
la BC (se banca A stacca un assegno a banca B, pagherà con le sue riserve); terzo, servono come
salvadanai dove le banche attingono per farsi dare dalla BC il contante richiesto dai cittadini (si veda sopra
COS’E’ IL CONTANTE ); quarto, permettono alle banche di far business con gli Stati. Infatti le riserve
bancarie aumentano solo se: il governo spende e accredita i c/c dei privati (più di quanto li tassi); se le
banche vendono i titoli di Stato alla BC in cambio di moneta; se i clienti portano contanti alle banche;
se la BC presta riserve alle banche (quando quelle riserve sono calate troppo). E diminuiscono solo se:
le banche devono pareggiare i conti fra di loro; se comprano i titoli di Stato; se i correntisti pagano tasse
allo Stato; e se essi ritirano contante. Da ciò si capisce che gli ordinari pagamenti che avvengono fra i
c/c dei cittadini non scalfiscono le riserve, ma sono solo denaro elettronico-aria fritta che gira fra
banche su se stesso.
Ho già spiegato nella parte sul ‘complotto del signoraggio’ che le BC, quando stampano moneta di carta
a costo irrisorio o se emettono moneta elettronica che viaggia per c/c bancari (cioè moneta-aria fritta),
sostengono una vera passività. Lo ribadisco qui: la BC accetta indietro come validi i contanti/moneta
elettronica che ha emesso, e accredita il c/c della banca che glieli ha mandati, cioè è tenuta validare quel
denaro ogni volta, ed è questo che essa deve ai cittadini, è questa la sua passività. Non ci guadagna
alcunché in questo processo, oltre tutto, poiché emette aria fritta e si riprende indietro la stessa aria
fritta. Il guadagno della BC sta solo nella sua abilità di comprare col suo denaro dei beni che fruttino
interessi (titoli di Stato), non in quel denaro in sé.
Ho altresì già scritto che le BC terranno in mano solo i titoli di Stato che le banche commerciali gli
vogliono vendere per rimpolpare le loro riserve; e sottolineo anche che la BC non possono acquistare i
titoli di Stato direttamente dai governi, ma solo sul mercato secondario, cioè comprano titoli già emessi
in precedenza. Certe BC possono acquistare i titoli di Stato direttamente dai cittadini, e in questo modo
forniscono di liquidità le banche dove quei cittadini hanno il loro c/c. Ricordo infine che le BC non
promettono più di convertire il denaro posseduto dai cittadini in oro o altre monete forti.
Sull’assetto proprietario delle BC si faccia riferimento a quanto ho scritto nel punto 7) del capitolo sul
‘complotto del signoraggio’. Ma è utile dire che i proventi principali delle BC sono in genere gli interessi
che guadagnano sui titoli di Stato che acquisiscono in modo indiretto (cioè titoli già in circolazione e
non acquistati direttamente dal governo) e gli interessi che gli derivano dai prestiti che fanno alle riserve
delle banche commerciali.

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COME FUNZIONA IL DENARO NELLE BANCHE COMMERCIALI.
Sintesi.
Le banche commerciali non sono ricche. I ‘grassi banchieri padroni del mondo’ sono oggi fra
gli imprenditori più fallimentari del mondo. Coloro che si sono arricchiti oltre ogni limite non
sono i banchieri, sono i loro managers, ma spesso i due gruppi vengono confusi.
Il denaro commerciale è solo un codice, non un valore in sé. Come tale, esso viene inventato
dal nulla dalla banca. Il lavoro di una banca è in essenza questo: crea degli attivi sempre
bilanciati da passivi -il denaro che la banca presta è l’attivo della banca ma è il passivo del
cliente, e i c/c dei clienti sono l’attivo di questi ultimi ma sono i passivi della banca che glieli
deve. Si pareggiano sempre e gli unici profitti per la banca sono i tassi d’interesse. Per capire
come funziona in pratica, si leggano i due esempi citati nel capitolo COS’E’ LA MONETA:
“Voi andate in banca, e chiedete un prestito di 10.000 euro... “, e “Immaginate le banche come
un sistema unico...”.
Si possono discutere gli interessi richiesti dalle banche, di certo in talune istanze essi sono
scandalosi, ma da qui a immaginare un mondo retto da grassi emuli di Goldfinger che
posseggono la Terra ce ne passa.
Vi è un ulteriore passaggio che ostacola l’arricchimento delle banche che s’inventano denaro
dal nulla, ed è il pareggiamento/clearing: le banche sono tutte collegate e lavorano come
sistema unico, e quando un assegno di una banca finisce in un’altra, la seconda chiederà alla
prima di pareggiare i conti, il clearing. Per farlo la prima attingerà dalle sue riserve alla BC e
dovrà dare denaro di Stato alla seconda, non più denaro-aria fritta. Ma attingere alle riserve è
un passivo per la banca.
Le banche non usano il denaro dei cittadini per lucrare con altri cittadini. La maggioranza dei
depositi bancari da parte dei cittadini comportano spostamenti di quote delle riserve delle
banche da una banca all’altra, ma le riserve delle banche non possono mai essere usate come
prestiti a ordinari cittadini. Infine, noi cittadini non portiamo in banca il nostro denaro come
fosse qualcosa che ci è cresciuto nell’orto. Quasi tutto il denaro che normalmente
movimentiamo non è altro che denaro già esistente all’interno del sistema bancario e che gira
in tondo.
Nella mitologia del lucro bancario si dice che le banche prima ci strangolino coi mutui, e poi
se questi non vengono onorati arrivano ad impossessarsi di beni immobili a costi bassissimi.
Non è così, poiché esse per riscattare una casa dovranno sostenere spese infinite; le banche
fanno denaro, se lo fanno, con la finanza speculativa, gestire mattoni e condomini è solo una
rogna.
Le banche commerciali acquistano titoli di Stato solo se devono investire le loro riserve in
qualcosa che gli renda un interesse. Ma in tempi recenti ne hanno acquistati veramente pochi,
poiché preferivano investire in quei famigerati prodotti finanziari che hanno poi causato la
crisi 2008-2010. Ovviamente questi chiarimenti non le assolve da critiche sui loro mille
comportamenti truffaldini.
Toglietevi dalla testa che le banche commerciali siano ricche. Non è vero. Come già accennato in
precedenza, se essere banche che prestano, erogano mutui, gestiscono prodotti finanziari di risparmio e
tengono c/c fosse così remunerativo, non avremmo avuto la corsa folle di tutte le grandi banche a
scommettere con la finanza speculativa internazionale (da cui la crisi attuale). Il motivo per cui lo hanno
fatto era proprio che nel business locale non c’erano profitti miliardari, anzi. E poi, come si è visto,

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quelli che i signoraggisti credono essere i ‘grassi banchieri padroni del mondo’ sono oggi fra gli
imprenditori più fallimentari del mondo, e sopravvivono solo grazie ai salvataggi dei governi. I dati non
mentono: in Italia i debiti delle banche hanno raggiunto nel 2009 i 718 miliardi di euro, contro i 277
miliardi che è il loro valore complessivo, e si consideri che il nostro sistema bancario è fra i meno
indebitati del mondo. L’economista americano Nouriel Roubini ha dichiarato l’anno scorso che
“praticamente tutto il sistema bancario USA è già fallito”. Nella lista degli uomini più ricchi d’America stilata
da Forbes, non compaiono banchieri nelle posizioni top, e il sempre menzionato David Rockefeller Sr.
(Goldfinger per i signoraggisti) lo troviamo laggiù al 147esimo posto e solo grazie all’attività petrolifera,
non certo quella bancaria. Coloro che si sono arricchiti oltre ogni limite non sono i banchieri, sono i
loro managers, ma spesso i due gruppi vengono confusi. Insomma, le banche commerciali manovrano
denaro senza navigare nell’oro di altri settori (petrolio o finanza speculativa o IT), ed è bene capire
meglio come gestiscono il denaro.
Per comprenderlo bisogna ritornare con la mente a quel concetto quasi impossibile per noi da recepire,
e che ci dice che il denaro commerciale è solo un codice, non un valore in sé. Come tale, esso viene
inventato dal nulla per permettere all’economia di funzionare. Il lavoro di una banca è in essenza
questo: crea degli attivi sempre bilanciati da passivi -il denaro che la banca presta è l’attivo della banca
ma è il passivo del cliente, e i c/c dei clienti sono l’attivo di questi ultimi ma sono i passivi della banca
che glieli deve. Si pareggiano sempre e infatti gli unici profitti per la banca sono le differenze nei tassi
d’interesse che vengono applicati: cioè, i tassi che la banca offre al tuo c/c saranno sempre inferiori ai
tassi che la banca richiede sul denaro che ti presta. Ma il denaro che la banca maneggia sono solo
impulsi elettronici senza valore che come detto sempre si pareggiano. Vediamo come funziona in
pratica, e replico qui i due esempi citati nel capitolo COS’E’ LA MONETA:
Voi andate in banca, e chiedete un prestito di 10.000 euro. La banca vi dice ok, e vi apre un c/c con
10.000 euro. Cosa ha fatto la banca? Ha premuto un tasto e ha creato un numero elettronico, 10.000,
cioè nulla di valore, solo un numero – la banca si inventa letteralmente quel prestito. Voi a quel punto
decidete di prendere quei 10.000 euro e di restituirli il giorno stesso alla banca. La banca cancellerà con
un altro tasto il vostro debito. Nulla ha guadagnato, nulla avete perso, nulla è mai esistito, anche se
c’erano ben 10.000 euro in un c/c a un certo punto, che a chiunque sembrano una notevole ricchezza.
Era aria fritta, in sé, nulla di materiale e nulla di proprietà della banca, né del cittadino, come invece
potrebbe essere una casa o un gioiello che non si annullano scambiandoseli.
Secondo esempio: immaginate le banche come un sistema unico, che in effetti è ciò che le banche sono.
Il Sig. A va in banca e ottiene un prestito di 10.000 euro. La banca si inventa dal nulla quella cifra, e
apre un c/c per il Sig. A. Il c/c rappresenta il passivo della banca verso A (gli dovrà mettere a
disposizione quei soldi). La banca riceve da A una carta con su scritto “devo restituirvi questi soldi”, che
rappresenta l’attivo che la banca ha in mano in cambio del c/c di A. Situazione: la banca ha dato al Sig.
A dei numeri elettronici creati dal nulla = zero valore, e lui le ha dato un pezzo di carta = zero valore.
Poi A spende quel denaro per comprare un’auto, che invece è un valore concreto, che lui possiede non
la banca. Il concessionario verserà i 10.000 euro del Sig. A creati dal nulla, cioè aria fritta, nella sua
banca, ed essa è costretta ad accettare come validi quei soldi aria fritta inventati da un’altra banca.
Situazione a livello di banche come sistema unico: c’è una banca, quella del Sig. A che è a credito di
10.000 euro (A glieli deve ridare), e ce n’è un’altra che è debito di 10.000 euro (li deve al concessionario
che li ha versati). Esiste quindi a livello di sistema bancario un credito che è annullato da un debito.
Pari, nessun profitto per le banche finora, infatti quei 10.000 euro per le banche non sono nulla, solo
impulsi elettronici inventati da una banca e accettati come buoni da un’altra banca. A dovrà lavorare per
restituire quei soldi, ma non lavorerà per pagare la banca, bensì per pagare la sua auto. Alla banca,
attraverso le rate pagate da A, ritorneranno indietro gli impulsi elettronici aria fritta che si è inventata.
Ovviamente, col meccanismo degli interessi si generano altri codici sia per la banca che per i c/c di A e
del concessionario, ma questo di nuovo non è sempre una ricchezza reale, sono solo codici astratti che
possono o non possono essere un bene al netto (se la banca è in passivo anche gli interessi
scompaiono).
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Possiamo di certo aprire un dibattito sugli interessi richiesti dalle banche, di certo in talune istanze essi
sono scandalosi, e nulla ci impedisce di auspicare legislazioni che ne riducano gli eccessi. Ma da qui a
immaginare un mondo retto da grassi emuli di Goldfinger che posseggono la Terra ce ne passa.
Nel meccanismo sopra descritto vi è un ulteriore passaggio che ostacola l’arricchimento delle banche
che s’inventano denaro dal nulla, ed è il pareggiamento/clearing. Spiego: si era visto che la banca del
Sig. A gli aveva dato 10.000 euro di denaro aria fritta, che però A spese dandolo a un concessionario, e
questi l’aveva versato nella sua banca. Ora, le banche sono tutte collegate e lavorano come sistema
unico, sono cioè come banchetti di un mercato circolare tutti collegati gli uni agli altri. Cosa era
accaduto? Un assegno della banca del Sig. A, o un suo bonifico, erano finiti nella banca del
concessionario. Quest’ultima allora essa busserà alle porte della banca del Sig. A e dirà: dammi il
denaro, pareggiamo. La banca di A dovrà quindi attingere dalle sue riserve presso la BC e dare moneta
di Stato alla collega, poiché le riserve sono sempre obbligatoriamente moneta di Stato e il
pareggiamento/clearing fra banche deve sempre avvenire tramite essa. Ma per una banca questo
attingere alle sue riserve è un passivo. Per cui alla fine le banche devono realmente onorare il denaro
aria fritta che s’inventano, sia riconoscendolo come buono quando lo ricevono da una consorella, sia
facendo poi il clearing quando necessario.
Un altro mito assai comune riguardo al funzionamento delle banche è che esse usino il denaro dei
cittadini per lucrare con altri cittadini, quelli che vanno a prestito o che chiedono mutui. Non accade,
non può accadere. Va compreso che la maggioranza dei depositi bancari da parte dei cittadini
comportano spostamenti di quote delle riserve delle banche da una banca all’altra, come appena
spiegato sopra; ma le riserve delle banche, detenute presso le BC, non possono mai essere usate come
prestiti a ordinari cittadini, e possono solo essere prestate ad altre banche. Quindi non è col denaro
depositato da noi che le banche ‘lucrano’, ma come già detto con denaro inventato dal nulla su richiesta
dei clienti. Infine, togliamoci dalla testa che noi cittadini portiamo in banca il nostro denaro, come fosse
qualcosa di nuovo che ci è cresciuto nell’orto e che noi depositiamo nelle banche. In realtà quasi tutto il
denaro che normalmente movimentiamo (stipendi, rendite, vendite…) non è altro che denaro già
esistente all’interno del sistema bancario e che semplicemente si sposta da un conto all’altro; non è
‘nostro’, sono codici creati dalle banche che ci passano per le mani e che ci servono a svolgere le
funzioni economiche ordinarie.
Sempre nella mitologia del lucro bancario, vi è la convinzione che le banche prima ci strangolino coi
mutui, e poi se questi non vengono onorati arrivino ad impossessarsi di beni immobili a costi
bassissimi. Cioè, vien detto, le banche da una parte lucrano sugli interessi del mutuo, e nel caso in cui il
poveretto non ce la faccia più a ripagarlo, si impossessano della casa a fronte di denaro prestato che si
inventarono dal nulla. I complottisti sostengono che in questo modo le banche stanno acquisendo beni
immobili a man bassa. Non è così, anzi. Prima di tutto abbiamo visto che il denaro inventato dalle
banche finisce poi per essere una reale passività per esse, inoltre possiamo discutere del regime dei tassi
d’interesse, forse sono troppo alti, non sempre (come nel periodo attuale), ma che vi sia un ulteriore
lucro delle banche nel caso in cui si impossessino delle nostre case è del tutto falso. Prima di tutto esse
per riscattare una casa di un proprietario moroso dovranno sostenere spese legali notevoli, poi spese
amministrative, poi pagare le tasse, poi pagare la manutenzione o la ristrutturazione se è stata
danneggiata, poi perder tempo e denaro a gestire il condominio, poi sostenere i costi per rivenderla…
infine il valore ne soffre molto; insomma, per le banche avere a mano immobili così ottenuti sono solo
spese e rogne. Dovete comprendere che le banche fanno denaro, se lo fanno, con la finanza
speculativa, non gestendo mattoni e condomini, non gli interessa. Fra l’altro ogni cifra in perdita che
una banca deve soffrire nell’impossessarsi di un immobile moroso, va a incidere sul valore al netto di
quella banca, col rischio di grossi guai. Non per nulla, pensateci, le banche prima di dare mutui ci
passano alla graticola per essere certe che potremo ripagarli. Se ci fosse questo facile lucro a
impossessarsi degli immobili morosi, le banche darebbero mutui a cani e gatti tutto il giorno. *

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* Questo è accaduto negli USA con la storia dei mutui sub-prime, ma in quel caso il piano delle banche non era di
ingozzarsi di case, ma di speculare sulla bolla immobiliare e sul re-impacchettamento di quei mutui da vendere come
prodotti finanziari a milioni di gonzi in tutto il mondo.
Ultimo appunto per chiarezza, cui ho già accennato in precedenza. Le banche commerciali acquistano
titoli di Stato solo se devono investire le loro riserve in qualcosa che gli renda un interesse discreto,
altrimenti le riserve se ne starebbero lì a render nulla. Ma in tempi recenti ne hanno acquistati
veramente pochi, poiché preferivano investire in quei famigerati prodotti finanziari fantasiosi che
hanno poi causato la crisi 2008-2010. Per cui di nuove decade l’ipotesi signoraggista di un debito di
Stato tenuto per la gola da banche e BC.
Ovviamente questi chiarimenti su come funziona il denaro nelle banche commerciali non le assolve da
critiche sui loro mille comportamenti truffaldini. Ci serve solo a capire che cosa sia il denaro veramente
e come viene usato, senza fantasticare di mondi inesistenti.
UN DEBITO CHE NON E’ UN PROBLEMA, ANZI.
Sintesi.
La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a
deficit, cioè creare debito pubblico, perché la spesa a deficit produce ricchezza fra i cittadini. Il
debito dello Stato a moneta sovrana non è mai il debito dei cittadini: questa è una menzogna
creata ad arte dalle elites finanziarie per distruggere gli Stati (si legga Il Più Grande Crimine).
I principali debiti dello Stato sono il Debito Pubblico, il Deficit di bilancio e il Debito Estero.
Il Deficit è la differenza fra la spesa dello Stato e i suoi incassi: se alla fine dell’anno esso ha
incassato meno di quanto abbia speso, allora si dice che c’è un deficit. Il cumulo dei deficit dei
trascorsi 70 o100 anni a seconda dei Paesi forma il Debito Pubblico. Il Debito Estero è la parte
del Debito Pubblico che uno Stato deve a Paesi stranieri.
Il debito di uno Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 -non è mai un vero
debito. Questo per alcuni motivi: se emette titoli di Stato significa che i suoi soldi gli rientrano
nelle casse. Se li onora, gli stessi soldi rientrano nelle banche. Rimangono fuori solo gli
interessi; se invece lo Stato spende emettendo da subito titoli di Stato, tutto come sopra. Lo
Stato a moneta sovrana spende e onora titoli inventandosi il denaro dal nulla.
Quando un cittadino o una banca acquistano un titolo di Stato a moneta sovrana il loro denaro
passa da un c/c (del cittadino) o da una riserva (della banca) che fruttano praticamente zero, a
una sorta di ‘libretto di risparmio’ (il titolo) che gli frutta assai di più. Se poi la spesa a deficit
dello Stato è ben diretta, essa alzerà il PIL, che a sua volta aumenterà le entrate fiscali senza
aumentare le tasse. L’indebitamento a deficit dello Stato conterrà anche l’inflazione perché
stimola la produttività.
Il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai ripagato in realtà. Quando è stato fatto ci si è
accorti che i danni erano di gran lunga superiori ai vantaggi. Ma com’è possibile non ripagare?
Quello Stato o lo rinnoverà sempre, oppure per pagare i titoli in scadenza ne venderà altri ai
risparmiatori e con il ricavato salderà i primi. Nessuno deve pagare alcunché, meno che meno
il cittadino. E gli interessi non pesano alle casse dello Stato? No, neppure quelli. Lo Stato a
moneta sovrana li onora inventando denaro dal nulla. Quando poi i titoli di Stato finiscono alle
BC, esse sono tenute per legge a restituire un’alta percentuale dei profitti al Tesoro.
Se uno Stato vuole ridurre il debito o addirittura di eliminarlo, il risparmio dei cittadini crolla,
perché saranno tassati più di quanto lo Stato li arricchisce spendendo

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Il Debito Estero denominato nella moneta sovrana non è un problema. Lo Stato lo ripagherà
come al solito pigiando un bottone e creando moneta. Se purtroppo il debito estero è
denominato non nella moneta sovrana è un grave problema, poiché assoggetta quei Paesi al
ricatto degli istituti finanziari occidentali, come il Fondo Monetario Internazionale. Ma ci sono
scappatoie.
Le prove di quanto detto stanno in ciò che accadde mezzo secolo fa negli USA e cosa è
accaduto più di recente in Giappone.
La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit,
cioè creare debito pubblico. Abbiamo già visto, e qui ne riparliamo, come la spesa a deficit produca
ricchezza fra i cittadini, e come non sia affatto vero che il debito dello Stato a moneta sovrana sia anche
il debito dei cittadini: questa è una menzogna. Nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE dimostrerò
che la sopraccitata menzogna fu creata ad arte dalle elites finanziarie per distruggere gli Stati, con essi
noi persone e le democrazie partecipative. Ma ora parliamo di questo debito.
Innanzi tutto cosa significa. Uno Stato può avere diversi debiti, a seconda del settore economico che si
prende in analisi. Ma i principali sono il Debito Pubblico, il Deficit di bilancio e il Debito Estero. Il
Deficit è la differenza fra la spesa dello Stato e i suoi incassi: se alla fine dell’anno esso ha incassato
meno di quanto abbia speso, allora si dice che c’è un deficit. Il cumulo dei deficit dei trascorsi 70 o100
anni (o più a seconda dei Paesi) forma il Debito Pubblico. Il Debito Estero è la parte del Debito
Pubblico che uno Stato deve a Paesi stranieri per svariati motivi, cioè scambi commerciali, prestiti ecc.
Non si confondano questi debiti statali con l’indebitamento privato di aziende e cittadini all’interno del
Paese o con l’estero.
Il debito di uno Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 -non è mai un vero debito,
ovvero non lo è come invece lo sarebbe per chiunque di noi nel caso dovessimo restituire denaro ad
altri. Questo per alcuni motivi, di cui affronto subito il più tecnico. Cosa accade quando uno Stato a
moneta sovrana spende a debito? Esso può accreditare direttamente i c/c di coloro che gli vendono
beni o servizi, e questo fa sì che le riserve delle banche che detengono quei c/c aumentino di pari
valore. Le banche cosa faranno con quei nuovi soldi? Non li lasciano lì a far nulla, compreranno anche
titoli di Stato che fruttano interessi. Ma se comprano titoli di Stato che accade? Accade che i soldi dello
Stato rientrano dritti nelle casse dello Stato. E cosa accade se lo Stato deve poi onorare quei titoli?
Accade che gli stessi soldi ritornano alle banche e lo Stato si riprende indietro i suoi Titoli. Rimangono
fuori gli interessi pagati nel frattempo, ma anche questi sono solamente soldi che escono dallo Stato a
costo zero, per poi rientrare in altro modo se necessario, ad es. con le tasse.
Se invece lo Stato spende emettendo da subito titoli di Stato, nulla cambia: il denaro originariamente
emesso dallo Stato torna dalle banche allo Stato e le banche si prendono i titoli; quando lo Stato onora i
titoli, il denaro torna alle banche e i titoli tornano allo Stato. Ricordatevi che lo Stato a moneta sovrana
spende e onora titoli semplicemente inventandosi il denaro dal nulla, preme pulsanti su computer, e
NON ha bisogno di cercare denaro da chicchessia. Infatti il motivo per cui esso emette titoli di Stato
NON E’ MAI per poter spendere, bensì per arricchire i cittadini e aumentare la produttività, come già
spiegato in precedenza.
Sappiamo infatti cosa accade quando un cittadino o una banca acquistano un titolo di Stato a moneta
sovrana: semplicemente che il loro denaro passa da un c/c (del cittadino) o da una riserva (della banca)
che fruttano praticamente zero, a una sorta di ‘libretto di risparmio’ (il titolo) che gli frutta assai di più.
Dovete capire che l’emissione di titoli di debito dello Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al
2002 – è un’operazione volontaria del Tesoro, NON una manovra imposta da necessità.

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Ma l’apporto di ricchezza che lo Stato a moneta sovrana contribuisce alla comunità va oltre a tutto
questo, ed è necessario che qui mi ripeta per chiarezza. Infatti se la spesa a deficit dello Stato è ben
diretta, essa produrrà una crescita economica nella collettività (diventerà più ricca e spenderà di più);
questa crescita alzerà il Prodotto Interno Lordo (PIL), che a sua volta aumenterà le entrate fiscali senza
aumentare le tasse, poiché è ovvio che un’aliquota dell’x% su un PIL di 2 trilioni di euro è una cifra,
mentre su un PIL di 2,5 trilioni è ben altra cifra. Questo fin da subito arginerà automaticamente il
deficit in un circolo virtuoso. Ancora più importante, l’indebitamento a deficit dello Stato conterrà
anche l’inflazione perché stimolando la ricchezza nazionale stimola anche la produttività (inflazione è
troppo denaro in giro e pochi prodotti, nda – altri dettagli sul pericolo inflazione nel capitolo COME SPENDONO GLI
STATI A MONETA SOVRANA).
Il secondo motivo per cui il debito dello Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 -non è
mai un vero debito, sta nel fatto che esso non è mai ripagato in realtà. Nessun governo che sia sano di
mente lo fa, perché quando è stato fatto ci si è accorti che i danni erano di gran lunga superiori ai
vantaggi. Chiederete: ma com’è possibile ciò? Come fa lo Stato che ha i titoli in scadenza (qualcuno
reclama i soldi) e non pagare mai? Semplice. Chiediamoci cosa significa onorare un titolo di Stato.
Significa che il possessore si prende gli interessi e alla scadenza anche i soldi che ha investito in quel
titolo. Oppure significa che decide di rinnovare il titolo per altri 10 anni. In quest’ultimo caso, il
governo semplicemente scriverà su un pezzo di carta da nulla ‘Titolo di Stato per 10 anni’, e lo darà al
cittadino. Nulla ha speso, il debito rimane. A livello cosiddetto aggregato, il debito dello Stato viene
sempre rinnovato in questo modo, infatti il debito statale non si riduce mai, lo Stato non lo ripaga mai.
Ma supponiamo che il cittadino invece voglia proprio incassare i suoi soldi. Lo Stato allora
semplicemente scriverà su un altro pezzo di carta da nulla ‘Titolo di Stato per 10 anni’, troverà un altro
acquirente, da esso prenderà il denaro e pagherà l’altro cittadino all’incasso. E così via ogni volta che
qualcuno vuole incassare. Come si vede il debito non si ripaga veramente mai. Riassumendo, lo Stato in
un caso lo rinnova scrivendo pezzi di carta da nulla, nell’altro caso semplicemente passa il denaro di un
tizio/ente a un altro tizio. Nessuno deve pagare alcunché, meno che meno il cittadino per il quale si
tratta, ripeto, di vedere i propri soldi transitare da un c/c a un ‘libretto di risparmio’ (il titolo di St.) che
frutta, oppure ritornare nel proprio c/c dopo aver incassato degli interessi. E gli interessi non pesano
alle casse dello Stato? No, neppure quelli. Lo Stato a moneta sovrana li onora pigiando i soliti tasti che
inventano denaro dal nulla, creando un po’ più di debito che tuttavia crea ricchezza nei cittadini, la
quale ricchezza aumenta il PIL, che aumenta le entrate, che riducono il deficit ecc. ecc. in un circolo
virtuoso. Quando poi i titoli di Stato finiscono alle BC, esse certamente ne trarranno un certo profitto,
ma sono tenute per legge a restituirne un’alta percentuale al Tesoro ogni anno.
Un breve accenno a cosa accade quando, al contrario, uno Stato si mette in testa malauguratamente di
ridurre il debito o addirittura di eliminarlo.*
* Il risanamento del debito pubblico è un mantra ossessivamente ripetuto dai media che deriva, ripeto, da un piano ordito a
tavolino per distruggere gli Stati e i cittadini a vantaggio delle elites del capitale internazionale, come proverò con fatti e
nomi nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE.
Accade ciò che fu visto negli USA del presidente Clinton, che tentò di pareggiare i conti pubblici.
L’America di quegli anni riuscì a fermare l’espansione del debito pubblico, ma il risparmio dei cittadini
crollò -secondo la sopraccitata equazione per cui più c’è debito di Stato e più c’è risparmio dei cittadini,
dando origine a una crisi di indebitamento privato senza precedenti e che porterà poi al collasso dei
mutui e delle carte di credito americani pochi anni dopo. Detta semplicemente, se un governo a moneta
sovrana vuole bilanciare i conti o addirittura azzerare il debito, dovrà tassare i cittadini più di quanto li
arricchisce spendendo; cioè dovrà sottrarre dai c/c dei cittadini più di quanto vi immette spendendo.
Mai una buona idea.
Veniamo all’indebitamento esterno di uno Stato a moneta sovrana. Abbiamo detto che il Debito Estero
è la parte del Debito Pubblico che uno Stato deve a Paesi stranieri per svariati motivi, cioè scambi
commerciali, prestiti ecc. A patto che il debito estero sia denominato nella moneta sovrana (in dollari

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per gli USA, in lire per l’ex Italia, in sterline per la Gran Bretagna ecc.), non esiste problema neppure
qui. Lo Stato lo ripagherà come al solito pigiando un bottone e creando moneta. E’ ciò che accade fra
Stati Uniti e Cina, per esempio. La Cina compra molti titoli di Stato USA perché preferisce investire le
sue riserve in dollari che tiene presso la FED in quei famosi ‘libretti di risparmio’ che fruttano interessi,
piuttosto che averle stagnanti sempre alla FED. Il governo di Washington onora interessi e titoli di quel
debito estero pigiando bottoni al Tesoro. Tutto qui.
Purtroppo però accade che per molti Paesi il debito estero sarà denominato non nella loro moneta
sovrana. Ad esempio la Tanzania avrà debiti esterni in dollari, di sicuro. Questo è un grave problema,
poiché assoggetta quei Paesi al ricatto degli istituti finanziari occidentali, come il Fondo Monetario
Internazionale (che è in pratica una costola del Tesoro USA), portatore di devastazioni indicibili che
meritano approfondimenti seri. In questi casi, una nazione indebitata in moneta straniera ha sempre
l’opzione di emergenza: dichiararsi insolvente e proporre ai creditori di riconvertire il proprio debito da
dollari alla moneta locale. In tal modo potrà poi pigiare i soliti tasti e inventarsi il denaro necessario a
ripagare il debito. Vero è che i creditori faranno di tutto per impedirglielo, e generalmente ci riescono
con l’arma delle minacce diplomatiche e dello spettro della svalutazione, ma si tratta di bluff in cui i
governi debitori cascano. Perché è solo un bluff? Ve lo spiego con detto molto popolare a Wall Street:
“Se tu devi 100.000 dollari a qualcuno, costui ti possiede. Se devi un miliardo di dollari a qualcuno, sei tu che possiedi
lui”. Capito?
Gli increduli che sono arrivati fin qui storcendo il naso nonostante le spiegazioni, osservino cosa
accadde mezzo secolo fa negli USA e cosa è accaduto più di recente in Giappone. Durante e dopo la
seconda guerra mondiale, i presidenti americani Roosevelt e Truman fecero esattamente quanto ho
descritto qui sopra, cioè usarono il debito e il deficit per creare una ricchezza senza precedenti fra gli
americani (beni finanziari al netto) e di conseguenza nel resto del mondo. L’America ha moneta
sovrana. Fu il periodo più prospero che le economie moderne ricordino, e Washington viaggiava con
un deficit di bilancio del… 25% del PIL (sic). Pensate che oggi la Grecia è svergognata per un ‘misero’
13%. Il Giappone negli anni ’90 era messo male, in piena deflazione (pochi soldi in giro e troppi
prodotti invenduti), interessi sul debito al rialzo, e stagnazione. Ha il Giappone mai mancato un
pagamento dei suoi debiti? No. Neppure quando le agenzie di rating l’avevano declassato. Perché non
ha fatto bancarotta? Perché ha moneta sovrana e i mercati sanno che può pagare sempre senza limiti di
spesa pigiando i fatidici bottoni al Tesoro che inventano Yen. Oggi il Giappone ha un debito pubblico
che è del… 200% del Pil, non sto scherzando, cioè il doppio di Grecia e Italia, ma nonostante questo
nessuno sta strillando “oddio!” e nessuno sta strangolando Tokyo con tassi d’interesse alti sui prestiti,
come invece oggi fanno con la Grecia che se vuole denaro deve pagare interessi folli.
UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME.
Sintesi.
Noi della Zona Euro siamo nei guai fino al collo perché non possiamo più inventarci la
moneta come usavamo fare prima con la lira, il marco, i franchi ecc. Non abbiamo più moneta
sovrana. Oggi per ogni centesimo che spendiamo dobbiamo far prestiti coi mercati dei
capitali, cioè con istituti finanziari, fondi pensione, assicurazioni, banche, fondi sovrani
stranieri, governi stranieri, persino individui, i quali però decideranno i tassi d’interesse a loro
vantaggio strangolandoci. Questo distrugge la spesa dello Stato come ricchezza dei cittadini.
In secondo luogo, oggi il debito nazionale dei 16 Paesi dell’euro è veramente un debito, perché
lo devono ai privati e non a se stessi come nel caso del debito a moneta sovrana. Quindi va
ripagato veramente coi soldi dei cittadini, con le tasse, coi tagli allo Stato sociale ecc., cioè con
mezzi inaffidabili. I mercati finanziari lo sanno e hanno perduto ogni fiducia nel fatto che i 16
possano sempre saldare i debiti nei tempi stabiliti. Così ci impongono il cosiddetto
risanamento dei conti. Risanamento dei conti = la corsa degli Stati a tagliare tutto ciò che è

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assistenza pubblica, settore pubblico e previdenza sociale, con conseguenze catastrofiche per
tutti noi, ma… anche e soprattutto col vantaggio per i medesimi capitalisti privati di poter poi
comprare a prezzi stracciati ogni sorta di nostro bene pubblico. L’attuale crisi dell’euro è tutta
qui. Studi autorevoli ci dicono che l’euro non sopravvivrà questo stato di cose.
Fin qui, ho spiegato cosa sia il debito pubblico per uno Stato a moneta sovrana. Ma noi della Zona
Euro? Noi sedici Paesi dell’eurozona non abbiamo moneta sovrana, come ho già scritto, e allora? Allora
noi siamo nei guai fino al collo. Preciso che questi guai sono poi drammi finanziari per le vite di milioni
di europei, per i loro figli, e di conseguenza per i relativi governi. Questi drammi, come spiegherò nel
capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE, furono pianificati a tavolino col proposito di distruggerci come
Stati. Ma ora torniamo a noi.
I sedici Paesi dell’eurozona non possono più inventarsi la moneta come usavano fare prima con la lira,
il marco, i franchi ecc. Abbiamo già detto che oggi per ogni centesimo che spendono devono andarselo
a cercare dai privati (i mercati dei capitali), esattamente come il signor Bianchi che deve comprarsi
l’auto nuova. Chi sono questi mercati dei capitali privati? Sono istituti finanziari, fondi pensione,
assicurazioni, banche, fondi sovrani stranieri, governi stranieri, persino individui, i quali però
decideranno i tassi d’interesse a loro vantaggio strangolandoci. Questo prima di tutto distrugge
totalmente la virtuosa equazione della spesa dello Stato come ricchezza dei cittadini, essendo un
deterrente fortissimo alla capacità dello Stato di spendere a deficit. Perché ricordate che si è detto che
solo un bene finanziario al netto emesso dallo Stato che spende a deficit, cui cioè non corrisponde
alcuna passività in alcun luogo della società, figura come arricchimento dei cittadini (si rilegga la spiegazione
di bene finanziario al netto nel capitolo COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA). E’ ovvio che se
oggi noi Stati dell’eurozona spendiamo sempre creando un corrispondente creditore nella società (i
privati che ci prestano i soldi), nulla di netto finisce nelle tasche dei cittadini. In secondo luogo, se il
Tesoro o la BC nazionale non possono più inventarsi il denaro, e se appunto lo devono prendere in
prestito dai privati, allora il debito nazionale diventa veramente un debito, e va ripagato veramente coi
soldi dei cittadini, con le tasse, coi tagli allo Stato sociale ecc. Capite il dramma? Se volete i dettagli
tecnici, eccoli:
Primo, diversamente da una BC di uno Stato a moneta sovrana, la Banca Centrale Europea (BCE) non
può ‘monetizzare’ la spesa degli Stati dell’eurozona (lo proibiscono i Trattati di Maastricht e di
Lisbona), che devono appunto rivolgersi ai mercati di capitali privati. Neppure le singole BC nazionali
(come la Banca d’Italia) possono ‘monetizzare’ adeguatamente la spesa degli Stati, non possono, in
parole povere, creare denaro mentre gli Stati spendono per primi tutte le volte che sarebbe auspicabile.
Infatti, se ricordate gli esempi citati nei capitoli precedenti, quando uno Stato a moneta sovrana spende,
accredita c/c di cittadini privati, cioè mette denaro nelle riserve delle banche commerciali che
detengono quei c/c. Ed è la BC che fornisce il denaro in quei casi, ogni volta che lo Stato desidera. Ma,
ad esempio, la Banca d’Italia oggi non può più versare denaro nelle riserve delle banche italiane ogni
volta che il governo lo richiede, cioè non può farlo illimitatamente come accade negli USA o in
Giappone o in GB. Ha dei forti limiti, che stanno nel fatto che essa non sta in cima alla piramide della
creazione del denaro in Italia; sopra di lei c’è la BCE, alle cui porte anche la Banca d’Italia deve bussare
per avere riserve in euro, e quelle riserve possono esaurirsi.
Secondo, come già detto, oggi i 16 Stati dell’eurozona devono pagare gli interessi sul loro debito a dei
privati, e non potendo più pigiare i fatidici bottoni al Tesoro e inventarsi il denaro necessario, dovranno
anche tassare i cittadini. Questo significa che i creditori di fatto influenzano la politica fiscale di tutti i
sedici, e credo che vi rendiate conto di quale drammatica perdita di sovranità questo comporti. Inoltre,
è notorio quanto volubli siano le entrate da prelievo fiscale, che non offrono garanzie di costanza e
affidabilità tali da poter onorare debiti importanti.

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I mercati finanziari sanno tutto questo e infatti hanno perduto ogni fiducia nel fatto che i 16 Paesi
dell’euro possano sempre saldare i debiti nei tempi stabiliti. Di nuovo: hanno compreso che noi
dell’eurozona non saldiamo il nostro dovuto con moneta propria, ma con moneta presa in prestito da
altri, e se uno deve sempre contare su altri per pagare diviene inaffidabile. Ecco perché le agenzie di
rating ci stanno declassando. E questo cosa significa? Significa che dicono ai mercati dei capitali che noi
siamo debitori a rischio di bancarotta, per cui di conseguenza quei mercati che ci prestano i soldi ci
chiederanno tassi d’interesse altissimi, o addirittura ci porranno come condizione il cosiddetto
risanamento dei conti. Risanamento dei conti = la corsa degli Stati a tagliare tutto ciò che è assistenza
pubblica, settore pubblico e previdenza sociale, con conseguenze catastrofiche per tutti noi, ma…
anche e soprattutto col vantaggio per i medesimi capitalisti di poter poi comprare a prezzi stracciati
ogni sorta di impresa pubblica, servizio pubblico, bene pubblico. Avete compreso bene: la
privatizzazione selvaggia.
L’attuale crisi dell’euro è tutta qui, sta in ciò che avete appena letto, con alcuni addentellati che vale la
pena conoscere per capire il cinismo di coloro che hanno manovrato per farci arrivare a codesto
sfacelo, fonte di lucro immenso per i grandi capitali e di cui parlerò diffusamente nel capitolo IL PIU’
GRANDE CRIMINE. Prendiamo la povera Grecia. Cosa ci hanno raccontato di essa? Che è un Paese
spendaccione, dove la mano statale dei clientelismi e delle prebende pubbliche è fuori controllo, e che
ha talmente esagerato nella previdenza da trovarsi in bancarotta. I quotidiani e telegiornali hanno
martellato questo mantra incessantemente, siamo tutti convinti che quell’esempio sia vergognoso, e gli
Stati più sciuponi come Italia, Portogallo, Irlanda e Spagna (assieme a Grecia soprannominati PIIGS, e
in inglese PIG è maiale…) sudano oggi ghiaccio per il timore di finire come Atene. Ma Atene era
veramente questa pecora nera? No, per nulla. Uno studio degli economisti americani Dimitri B.
Papadimitriou, L. Randall Wray e Yeva Nersisyan, pubblicato dal Levy Economics Institute of Bard
College, ha dimostrato che: il debito greco è dovuto in maggioranza alla recessione economica
mondiale, cioè calo PIL, calo tasse, e aumento conseguente di aiuti statali ai lavoratori in difficoltà di cui
la Grecia non ha colpa– non è vero che il reddito pro capite greco è alto, ed è invece uno dei più bassi
d’Europa – lo Stato Sociale greco spende pro capite in media 3.530 euro contro i 6.251 della media
europea – i costi amministrativi greci sono inferiori a quelli tedeschi o francesi – la spesa dello Stato
fino al 2005 era sotto la media OECD – la spesa pensionistica era in linea con quella tedesca e francese,
nonostante si favoleggi di pensioni baby elargite come caramelle. Dunque? La realtà è che in Europa
esiste una potenza economica, la Germania, che ha tutto l’interesse a scardinare gli altri Stati per crearvi
poi sacche di povertà e di conseguenza manodopera a basso costo (i dettagli in IL PIU’ GRANDE
CRIMINE). Ecco perché Berlino strilla contro la Grecia ‘spendacciona’ soffiando sul fuoco del suo
debito/deficit. Ma in ciò la Germania è anche disgustosamente ipocrita, perché il motivo per cui essa
oggi gode di un’eccedenza di conti correnti (è in attivo) sta proprio nel fatto che vi sono Paesi in
Europa che le comprano le merci a tutto spiano spendendo troppo, fra cui la Grecia.
Questi sono solo alcuni accenni al disastro (creato di proposito) dell’invenzione dell’euro e conseguente
riduzione in sostanziale schiavitù da debito e da mercati di capitali di 16 nazioni europee. Lo studio di
Dimitri B. Papadimitriou, L. Randall Wray e Yeva Nersisyan si chiude come queste parole: “Nonostante
gli sforzi disperati del governatore della BCE Jean-Claude Trichet per mantenere lo show a luci accese, la disintegrazione
dell’euro è solo una questione di tempo. Non dobbiamo consolarci per nulla con il salvataggio della Grecia, poiché la
tragedia generata dalla crisi attuale è solo all’inizio, e segnerà la morte non solo di una moneta, ma di una visione
unitaria dell’Europa”.
In chiusura di questa parte, una precisazione che serve a chiarire un malinteso comune. Si è detto che
uno Stato a moneta sovrana non ha limiti di spesa e non sarà mai strangolato dei mercati dei capitali
privati. Alcuni a questo punto obiettano che “anche l’Argentina e la Russia avevano moneta sovrana, eppure sono
fallite entrambe. Perché?”, e pensano così di aver smontato il costrutto enunciato finora. No, non
smontano nulla e la spiegazione sta in un passaggio già scritto in precedenza che ricopio: “Vanno
considerati come privi di sovranità monetaria anche quegli Stati che hanno agganciato la propria moneta a un’altra a un
tasso di cambio fisso (es. una loro moneta viene sempre cambiata per un dollaro USA). Perché? Semplice: quei governi

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potranno emettere la propria moneta solo nella misura in cui hanno nelle proprie riserve altrettanti dollari. Se ne emettono
di più, sono soggetti ad attacchi speculativi che li possono costringere ad abbandonare quel tasso di cambio fisso, e così
falliscono (default). Questo ovviamente limita tantissimo la capacità di quei governi di spendere liberamente, come invece
possono fare (anche a deficit) i Paesi a moneta sovrana. L’Argentina e la Russia delle drammatiche crisi finanziarie
passate erano due casi tipici”.
COSA SONO LE TASSE? CHI LO SA ALZI LA MANO.
Sintesi.
Le tasse di uno Stato a moneta sovrana non servono a dare denaro allo Stato da spendere per il
bene pubblico, e così è sempre stato in Italia prima del 2002. Nei 16 Paesi dell’eurozona
invece, purtroppo le tasse servono oggi a dar denaro allo Stato per spendere, per il solito
motivo che quei Paesi non possono più spendere inventandosi la propria moneta. E’
impossibile che le tasse con moneta sovrana possano pagare alcunché, visto che sono soldi che
il governo ha immesso nella collettività e che poi si riprende indietro in percentuale minore.
Cioè, se un negoziante investe 100 e incassa 30, come fa ad avere alcunché da spendere?
Inoltre, poiché il governo a moneta sovrana s’inventa il denaro da spendere, che senso ha che
si complichi la vita per riprenderselo indietro e rispenderlo? Fa prima a inventarsene dell’altro.
Immaginate la spesa dello Stato come un contatore elettronico: quando lo Stato spende, i
numerini corrono aumentando, quando lo Stato ci tassa gli stessi numerini scendono, e le cifre
spariscono nel nulla. La tassazione distrugge il denaro, tutto qui.
Ma allora, perché gli Stati a moneta sovrana tassano? Tassano per:
1) tenere a freno il potere economico dei ricchi (non quello della gente comune).
2) limitare l’inflazione.
3) scoraggiare o incoraggiare taluni comportamenti.
4) imporre ai cittadini l’uso della sua moneta sovrana. Infatti, se non esistesse l’obbligo
per tutti i cittadini di pagare le tasse con la moneta sovrana di Stato, lo Stato
sostanzialmente cesserebbe di esistere.
Chiedete a chiunque la seguente cosa: “A cosa servono le tasse?”. La risposta sarà invariabilmente “A dare
denaro allo Stato per il suo funzionamento”. Non è forse vero che è dalle tasse che lo Stato ricava la spesa per
la sanità, scuole, infrastrutture o pensioni? L’allungamento dell’età pensionabile non è forse giustificato
dalla necessità di raccogliere maggior fondi per la previdenza sociale?
La risposta è no, un secco e chiaro no se lo Stato è a moneta sovrana, come gli USA, la Svezia o il
Giappone e l’Italia prima del 2002. Un secco sì per i 16 Paesi dell’eurozona, purtroppo, ma solo da
poco. Milioni di adulti italiani non hanno mai saputo che le loro tasse non sono mai servite allo Stato
per spendere. E così non lo sanno centinaia di milioni di altri occidentali e non. E’ impossibile che le
tasse possano pagare alcunché, visto che sono soldi che il governo a moneta sovrana ha immesso nella
collettività e che poi si riprende indietro in percentuale minore. Non dimenticate mai che le tasse vanno
obbligatoriamente pagate nella moneta dello Stato, che solo lo Stato ha creato, per cui si tratta proprio
di soldi da lui elargiti e che poi gli tornano indietro in parte. Non può in alcun modo poi rispenderli, la
matematica non glielo permette. Cioè, se un negoziante investe 100 e incassa 30, come fa ad avere
alcunché da spendere? Inoltre, poiché il governo a moneta sovrana s’inventa il denaro da spendere, che
senso ha che si complichi la vita per riprenderselo indietro e rispenderlo? Fa prima a inventarsene

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dell’altro. Ciò che in realtà accade è questo: lo Stato a moneta sovrana inventa denaro spendendo, che
poi si riprende (in parte) con le tasse distruggendolo, perché si tratta proprio dei soliti impulsi
elettronici che viaggiano avanti o indietro. Immaginate la spesa dello Stato come un contatore
elettronico: quando lo Stato spende, i numerini corrono aumentando, es. da 234.000 a 234.400 (i c/c di
cittadini si gonfiano); quando lo Stato ci tassa gli stessi numerini scendono ad es. da 234.400 a 234.100
(i c/c dei cittadini si sgonfiano). Semplicemente 300 cifre elettroniche sono sparite nel nulla, non
possono essere spese. Anche nel caso remoto in cui un cittadino pagasse le sue tasse in contanti, accade
la stessa cosa: i contanti finiscono alla BC che li distrugge. Ecco cosa sono le tasse veramente, denaro
che sparisce, null’altro, e certamente non un mezzo per racimolare soldi per la spesa dello Stato a
moneta sovrana.
Ma allora, perché diavolo uno Stato come gli USA o la GB tassano? Perché Roma tassava prima del
2002? Le ragioni erano e rimangono quattro, di cui una merita un approfondimento, ma vediamole. Lo
Stato a moneta sovrana tassa per:
1)
tenere a freno il potere economico dei ricchi (non quello della gente comune). Infatti uno dei
pochi mezzi che lo Stato ha per impedire alle oligarchie private di divenire immensamente
ricche e quindi di spodestare lo Stato stesso è di tassarle. Lo fa troppo poco? Dipende dalle
opinioni, ma questo è.
2)
limitare l’inflazione. Si è detto che: inflazione = troppo denaro in giro e troppi pochi prodotti.
Se ciò accade, lo Stato tassa, si riprende i suoi soldi elargiti spendendo, e drena così
l’allagamento di denaro per contenere l’inflazione.
3) scoraggiare o incoraggiare taluni comportamenti. Si tassa l’alcool, il fumo, o l’inquinamento, e si
detassano le beneficienze o le ristrutturazioni, ecc.
4) imporre ai cittadini l’uso della sua moneta sovrana. E’ l’unico modo.
Quest’ultimo va spiegato (in parte già trattato in preced., nda), poiché veramente centrale nella comprensione
della moneta moderna. Per fare ciò, sfodero una vecchia storiella tanto cara anche ai signoraggisti,
quella del Re che emette moneta:
Il Re stampa la sua moneta (carta, metallo o altro). Con essa si compra ciò che gli pare, e c’è chi dice
che questo è ingiusto, poiché il monarca guadagna dalla sua moneta senza dare nulla in cambio. Se
questo Re ha un esercito che terrorizza i cittadini ridotti a schiavi, allora l’accusa regge, e il tiranno
imporrà la sua valuta a tutti senza nulla concedere in contropartita, lui se la gode gratis, tutti gli altri
devono sgobbare per averla. Ma se il Re governa una democrazia dove schiavizzare con le armi non è
più possibile, come fa a imporre la sua moneta a tutti? Semplice, lo fa con le leggi, ed esse sanciscono
che quella moneta è la valuta nazionale. Ok, ma anche questo stratagemma non è sufficiente a garantire
che tutti in quel Paese usino sempre la moneta del Re; infatti chiunque potrebbe inventarsi altre monete
locali e sopravvivere senza quasi mai usare quella del monarca. Ma allora perché nei fatti tutti la usano?
Perché il Re, sempre attraverso le leggi, impone a tutti i cittadini le tasse da pagare, ed esse vanno
obbligatoriamente pagate con la moneta emessa dal Re. Il gioco è fatto, e in effetti se così non fosse, se
cioè lo Stato non avesse il potere di tassare con la sua valuta, lo Stato stesso cesserebbe praticamente di
esistere. Siccome tutti abbiamo questo obbligo di legge, conviene a tutti lavorare per guadagnare e usare
la valuta del Re e non quella di altri feudi locali. E cosa ci dà il Re in cambio? Ci dà il diritto di
sbarazzarci dei nostri obblighi finanziari verso di lui con la stessa carta straccia o metallo povero che ha
emesso per primo. Dunque le tasse servono a imporre alla cittadinanza nazionale una valuta unica.
Sostituite Re con governo/Stato, e capite tutto. Non esiste altro motivo per cui i cittadini debbano
accettare la moneta di Stato, se non le tasse.
Ricapitolando, le tasse dello Stato a moneta sovrana non servono mai a permettere allo Stato di
spendere. Ma come al solito, e di nuovo, la musica cambia del tutto per i governi che non hanno

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moneta sovrana… e qui torniamo ai soliti poveri 16 dell’eurozona. Si è già visto che i sedici non
possono spendere emettendo moneta a deficit senza limiti, proprio perché non posseggono alcuna
moneta (l’euro non è di nessuno letteralmente). Non possono cioè pigiare tasti al Tesoro o alla BC ed
emettere denaro. Per spendere, devono prenderlo in prestito dai privati (si legga il capitolo COME SPENDE
UN GOVERNO A MONETA NON SOVRANA: LA UE OGGI), oppure devono tassarci. Decade perciò nella
Zona Euro il principio per cui non ha senso che uno Stato tassi per riprendersi indietro lo stesso suo
denaro da spendere e che può molto più facilmente inventarsi. Oltre tutto, poiché il debito/deficit dei
16 Paesi dell’euro ora è veramente un debito (si legga il capitolo UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA:
ECCOME), e va ripagato sempre, diventa ancor più impellente per questi Stati trovare il denaro per farlo,
e il prelievo fiscale serve anche a questo, purtroppo. In sintesi: il governo a moneta sovrana non tassa
per poter spendere, perché spende inventandosi il suo denaro; chi invece non ha moneta sovrana non
può spendere inventandosi il denaro e deve trovarlo con le tasse o indebitandosi, ma più si indebita più
deve tassare per pagare i debiti.
LA PIENA OCCUPAZIONE ERA POSSIBILE.
Sintesi.
La piena occupazione -cioè quel sogno dove non sarebbero esistiti uomini o donne privati
della dignità del lavoro o precarizzati -era possibile nelle economie di tutti i Paesi, ma fu
stroncata scientemente proprio per schiavizzare milioni e controllarli con la sofferenza.
Il lavoro scientifico in materia economica che offre le basi alla piena occupazione è il merito
soprattutto del Prof. L. Randall Wray, docente di economia e direttore della ricerca del CFEPS
all’Università del Missouri Kansas City (USA), che ebbe il sostegno del Nobel Paul Samuelson.
Perché allora la piena occupazione non fu mai attuata? Perché ci sono un sacco di politici ed
economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, poi ci sono molti individui nelle
posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, ma soprattutto se
i cittadini si rendessero conto che i governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di
debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo
grossa per i gusti del grande capitale privato.
Dagli anni ’20 dello scorso secolo a oggi il grande capitale ha ordito un piano di dimensioni
eccezionali proprio per stroncare sul nascere all’interno ogni accenno a quella possibilità. I
fatti, nomi, date, e prove nel prossimo capitolo.
Un governo può acquistare tutto ciò che esiste in vendita entro le proprie frontiere, ma anche
all’estero, a patto che sia prezzato nella sua moneta sovrana. L’unico limite alla sua capacità
d’acquisto è ciò che esiste in vendita prezzato in quella moneta, e NON un limite di spesa.
Possono comprare ciò che vogliono, e questo include anche la forza lavoro. Tecnicamente la
piena occupazione pagata dallo Stato a moneta sovrana funziona così: il governo stabilisce uno
stipendio base decoroso. Saranno creati posti di lavoro e percorsi di formazione al lavoro
pagati con quel livello salariale, in particolare impieghi ad alta necessità di presenza umana.
Il settore privato non potrà più spingere i salari a livelli indecenti come oggi sta accadendo, e
potrà assumere i lavoratori già formati dallo Stato. I vantaggi per entrambi sono numerosi. Da
anni molti privati hanno capito che se chi lavora sta bene anche chi investe ci guadagna, e che
la condizione opposta non premia gli investimenti.
Vi sono molte obiezioni che gli economisti delle destre finanziarie sollevano a questo impianto
teorico per la piena occupazione, ma sono state tutte smentite. L’opposizione a questo tipo di
intervento dello Stato a favore dei disoccupati è, e fu, soprattutto ideologica ed elitaria, e non

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giustificata da reali danni economici che quell’intervento abbia mai portato. Fu un grande
crimine di cui più avanti la storia.
Ci stiamo avvicinando al clou di questo saggio, ma occorre comprendere ancora una realtà economica
di importanza capitale. La piena occupazione -cioè quell’inimmaginabile sogno dove non sarebbero
esistiti uomini o donne privati della dignità del lavoro e del sostentamento dei proprio figli, dove non
sarebbe esista l’umiliazione del lavoro sottopagato, dove i precari/flessibili/a chiamata sarebbero stati
solo un incubo su cui scherzare, dove violenza domestica e alcolismo o droga e delinquenza non
avrebbero mai incancrenito le mura domestiche di un licenziato, dove non sarebbero esistiti bambini
col futuro spezzato da una busta paga scomparsa – beh, quel sogno era possibile, pienamente possibile
nelle economie di tutti i Paesi, ma fu stroncato scientemente proprio per schiavizzare milioni e
controllarli con la sofferenza, col fine di accumulare potere e profitti per pochissimi. Nel prossimo
capitolo su IL PIU’ GRANDE CRIMINE darò conto di cosa ci hanno incredibilmente fatto, ora la
spiegazione dell’assioma di cui sopra.
Il lavoro scientifico in materia economica che offre le basi alla possibilità della piena occupazione è il
merito soprattutto del Prof. L. Randall Wray, docente di economia e direttore della ricerca del CFEPS
all’Università del Missouri Kansas City (USA). Con lui oggi lavorano decine di altri colleghi titolati di
almeno quattro nazioni. Permettetemi di introdurre il tema con le sue parole:
“Se capiamo come funzionano i sistemi monetari, se comprendiamo che il denaro è solo impulsi elettronici o carte straccia
inventati dal Tesoro e dalla BC, allora possiamo dire: il governo a moneta sovrana può inventasi tutti gli impulsi
elettronici che vuole, con essi può pagare tutti gli stipendi che vuole, comprare tutto ciò che vuole. Possiamo avere la piena
occupazione, il business può vendergli tutto ciò che deve vendere se il governo vuole comprarglielo. Può il governo permettersi
queste spese? Certo, perché il governo non esaurirà mai gli impulsi elettronici, dunque non farà mai bancarotta; preme un
bottone e gli stipendi appaiono sui computer delle banche. L’unico limite è l’inflazione, ma se il governo spende per
aumentare la produttività nel settore privato, allora l’inflazione non è più un problema”.
Queste parole, oltre a lasciare increduli tutti voi, suscitano disapprovazione negli economisti classici per
motivi che vi saranno chiari nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE e che hanno a che fare con le
carriere e il potere. Ma capita che fra i grandi dell’economia qualcuno dotato di libero pensiero riesca a
primeggiare, e fu questo il caso del Nobel Paul Samuelson, che appose il suo marchio di approvazione
alle idee di Randall Wray con questa dichiarazione:
“C’è un elemento di verità nel fatto che il budget di Stato va sempre bilanciato (cioè che lo Stato non spenda come invece
teorizzato da Wray, nda). Ma una volta che ci siamo sbarazzati di questa credenza, avremo eliminato la muraglia che ogni
società erige contro la spesa fuori controllo. E’ una credenza simile alla religione di una volta, la cui funzione era di
spaventare la gente con dei miti affinché si comportassero nel modo voluto dalle usanze accettate. Noi (gli economisti della
piena occupazione, nda) abbiamo eliminato la credenza nella necessità che il governo spenda entro dei limiti”.
La prima domanda che chiunque si pone dopo aver letto queste cose è: “Ma se fosse vero che un governo a
moneta sovrana (come era anche l’Italia fino al 2002, nda) può spendere come e quanto gli pare, e non solo non creare
disastri ma addirittura creare piena occupazione e ricchezza, allora perché non l’hanno mai fatto?”. La risposta è
d’obbligo, e di nuovo la formulo con le parole di Wray:
“Non è successo perché innanzi tutto ci sono un sacco di politici ed economisti che non capiscono nulla dei sistemi
monetari, cioè non sanno capire che il denaro è solo impulsi elettronici e carta straccia. Poi ci sono molti individui nelle
posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, cioè: vogliono la disoccupazione, gli piace, gli dà
schiere di lavoratori a stipendi sempre più ridotti, e possono competere sui mercati esteri sempre meglio. Ma soprattutto
questo, si faccia attenzione: se i cittadini, che formano gli Stati ed eleggono i governi, si rendessero conto che i governi
possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della
ricchezza nazionale troppo grossa”. (grassetto mio, nda)

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Ed è appunto successo che dagli anni ’20 dello scorso secolo a oggi il grande capitale abbia ordito un
piano di dimensioni eccezionali proprio per stroncare sul nascere all’interno delle classi politiche, delle
università, nei sindacati e nella popolazione ogni accenno a quella consapevolezza. I fatti, nomi, date, e
prove nel prossimo capitolo. Stiamo sulla piena occupazione ora.
I lettori dovranno a questo punto farsi forza delle nozioni apprese finora, in particolare quelle dei
capitoli sulla spesa dello Stato a moneta sovrana, su cosa sia la moneta e come funzioni il debito
pubblico/deficit di bilancio. Ora spiego come la piena occupazione poteva e può essere una realtà.
Allora: un governo può acquistare tutto ciò che esiste in vendita entro le proprie frontiere, ma anche
all’estero, a patto che sia prezzato nella sua moneta sovrana. L’unico limite alla sua capacità d’acquisto è
ciò che esiste in vendita prezzato in quella moneta, e NON un limite di spesa. Il governo svedese può
acquistare tutto ciò che esiste in vendita in Corone, quello angolano tutto ciò che è in vendita in
Kwanza, quello nicaraguense tutto ciò che è in vendita Cordoba, quello cinese tutto ciò che è in vendita
in Yuan, ecc. Possono emettere la loro moneta sovrana senza limiti e comprare qualsiasi cosa vogliano
se qualcuno gliela vende in cambio di quella moneta, perché come si è già visto il loro debito sovrano
potrà essere sempre ripagato pigiando bottoni al Tesoro o alla BC, e in secondo luogo perché si è già
detto anche che i governi a moneta sovrana possono spendere per primi senza indebitarsi con alcuno.
Possono comprare ciò che vogliono, e questo include anche la forza lavoro. Possono cioè permettersi
di impiegare tutti, ma proprio tutti, i disoccupati; essi infatti saranno più che felici di vendere a quei
governi il proprio lavoro prezzato nelle relative monete nazionali. Basta che i governi “premano un tasto e
gli stipendi appariranno nei computer delle banche”. Ciò significa che nazioni che variano in ricchezza come gli
Stati Uniti e il Marocco potevano e possono entrambi eliminare del tutto la disoccupazione, e
contemporaneamente arricchire il Paese, senza sforare in eccesso i parametri economici principali.
L’Italia dal 1948 al 2002 poteva farlo tranquillamente… pensate solo alle sofferenze indicibili che
stanno scorrendo fra queste parole, vissute da milioni di esseri umani, dalle loro famiglie, dei loro
bambini.
Tecnicamente, e in sintesi, la piena occupazione pagata dallo Stato a moneta sovrana funziona così: il
governo stabilisce uno stipendio cosiddetto di sopravvivenza – esso consente alla persona di soddisfare
pienamente le esigenze di un vivere decoroso in quella data economia. Saranno creati posti di lavoro e
percorsi di formazione al lavoro pagati con quel livello salariale, nei settori che realisticamente
necessitano di presenza umana*, dove lo Stato non risparmierà il meglio del training e dove vi saranno
verifiche severe sulle capacità effettive sviluppate dal lavoratore.
*Vi sono settori dove il destino della presenza umana è segnato, inutile dimenarsi. Uno di questi è proprio la produzione di
auto, e so di toccare un tasto dolente in Italia. Ma pensate che oggi nella Corea del Sud tutti i nuovi impianti di assemblaggio
auto lavorano al buio, cioè proprio le lampadine sono spente, perché non esistono esseri umani al lavoro all’interno di quegli
stabilimenti, solo robot. Il futuro della metalmeccanica è questo, inarrestabile, e allora i governi dovranno ricavare dei nuovi
settori d’impiego ad alta utilità umana per sopperire a quelle perdite, come per esempio i lavori di utilità sociale sulla
popolazione anziana che oggi quasi non esistono, o altri simili, per esempio sulla tutela dell’ambiente ecc.
Il settore privato sarà stretto in una morsa: da una parte gli converrà assumere personale proveniente
dall’impiego/formazione dello Stato perché si tratterà di lavoratori già esperti in quelle mansioni e
‘certificati’, invece che, come oggi accade di frequente, gente assunta quasi alla cieca con curricula
spesso vaghi o deficitari. Dall’altra non potrà più spingere i salari a livelli indecenti come oggi sta
accadendo, poiché perderebbe frotte di lavoratori che emigrerebbero verso l’impiego/formazione dello
Stato. I vantaggi aggiuntivi sono: la fine della disoccupazione con la sua mole devastante di danni sociali
e umani che non dobbiamo neppure menzionare; la rete di sicurezza dell’impiego/formazione statale in
cui i licenziati dal settore privato potranno ricadere con la sopravvivenza garantita, e non essere
considerati quindi ‘parassiti’ di elemosine salariali senza lavorare; una collaborazione fra Stato e settore
privato per permettere a quest’ultimo di rimanere competitivo sui mercati senza creare disastri sociali,
mentre la cittadinanza gioverà della nascita di una serie d’impieghi ad alta utilità sociale/ambientale che

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oggi si stanno rendendo sempre più urgenti. Infine un elemento cruciale che necessita di una
spiegazione.
Ogni anno il World Economic Forum stila una graduatoria delle nazioni più appetibili per gli
investimenti e più competitive nel business; le pagelle sono pubblicate nei suoi Global Competitiveness
Reports. La sorpresa per il lettore è quella di scoprire che per anni, e cioè fino alla catastrofe del crollo
dell’euro, la nazione considerata come il paradiso assoluto degli investitori è stata la Finlandia, cioè
forse il Paese dove le reti di protezione statali sono le più forti del mondo. E nelle 10 posizioni di testa
troviamo ancora oggi 5 nazioni scandinave, sempre quelle dello Stato protettore dei cittadini. Ciò
sorprende, poiché al contrario siamo abituati a sapere che il business corre a investire là dove i salari
sono selvaggiamente bassi, dove lo Stato non interviene a proteggere i lavoratori, dove le
regolamentazioni governative sono inesistenti. Il motivo per cui un covo di falchi finanziari privati
come il World Economic Forum ha premiato un Paese dove la mano dello Stato è onnipresente è
proprio che essa fornisce un ambiente di sicurezza sociale, di stabilità della forza lavoro, e di benessere
generali da garantire agli investimenti di fruttare al massimo. In parole povere: hanno capito che se chi
lavora sta bene anche chi investe ci guadagna, e che la condizione opposta non premia gli investimenti.
Non per nulla la famigerata Cina del lavoro da schiavi figurava l’anno scorso al ventinovesimo posto.
Tutto ciò ci serve a capire che fra i vantaggi della piena occupazione a spese dello Stato, vi sarà anche
un flusso positivo di investimenti, che di nuovo apporteranno ricchezza al Paese.
Le obiezioni che gli economisti delle destre finanziarie sollevano a questo impianto teorico per la piena
occupazione sono le seguenti, e gli diamo un’occhiata solo per dovere di completezza. Primo, dicono
che un governo non può permettersi un simile esborso; non vero, infatti si è dimostrato in
precedenza che lo Stato a moneta sovrana non ha praticamente limiti di spesa. Secondo, gridano al
pericolo inflazione, poiché le migliori condizioni economiche dei lavoratori li porteranno a
spendere di più, immettendo molto denaro in giro; come già spiegato più volte in precedenza,
l’inflazione è l’unico limite vero alla spesa a deficit ma si controlla agevolmente con la nuova ricchezza
prodotta dalla quella spesa, o tassando. Terzo, affermano che i Paesi meno ricchi dovranno
indebitarsi in dollari poiché i lavoratori meglio pagati vorranno acquistare molti più prodotti
stranieri (cellulari, pc, auto ecc.); può accadere, ma in quel caso il Paese povero avrà l’opzione di
vendere sui mercati la propria moneta sovrana – che emette a costo zero -in cambio di dollari. Troverà
così i dollari necessari a finanziare l’aumento di spesa, indebitandosi solo con se stesso. Tenete conto
che non di rado i mercati di capitali sono interessati ad acquistare valute di nazioni meno ricche
pagandole in dollari, al fine di diversificare gli investimenti o perché sono importatori di beni da quel
Paese, oppure perché credono in un apprezzamento di quella moneta a breve. Il rischio della vendita
della propria moneta per acquisire dollari è quello della svalutazione, cioè essa crolla di valore, ma di
sicuro quel rischio è preferibile alla classica trappola micidiale del prestito di dollari da parte del Fondo
Monetario Internazionale, che come è noto finirà per divenire di fatto il creditore/padrone di quello
Stato, infliggendo sofferenza inaudite (il terribile capitolo del Debito del Terzo Mondo). Infine, non si
comprende comunque la logica anti-umanitaria di chi dice che è meglio per uno Stato avere una massa
di disperati senza lavoro piuttosto che rischiare un indebitamento estero o una svalutazione della
moneta. Quarto argomento contro la piena occupazione è che i tassi di cambio della moneta
andranno al ribasso, cioè la moneta sarà più debole contro le altre sui mercati di cambi.
Questo accade per via del solito aumento di redditi e conseguente aumento di importazioni.
Chi importa molto ed esporta poco ‘allaga’ i mercati con la propria moneta più di quanto
incassi con altre monete, e così questa perde di valore. Risposta: prima di tutto domandiamoci se
vale la pena avere la disoccupazione con le sue nefaste conseguenza sociali ed economiche pur di
mantenere una valuta forte, che avvantaggia solo i ricchi che possono così acquistare all’estero a prezzi
di vantaggio, mandare i propri figli a studiare in Svizzera per meno, o speculare sui mercati, mentre
l’export di tutto il Paese collassa. Ma si può rispondere che con la piena occupazione aumenta anche la
produzione domestica che diminuirà non solo l’inflazione ma anche il bisogno di importare da fuori
alcuni beni, per cui meno ‘allagamento’ di propria moneta sia all’interno che all’estero; poi, una forza
lavoro più contenta e meglio formata attirerà gli investimenti in monete forti, che di nuovo

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diminuiranno il bisogno di usare la valuta di Stato per l’import. Tutto ciò manterrà una buona stibilità
dei prezzi. Quinta e ultima obiezione: il governo centrale non riuscirà mai a gestire un controllo
efficace delle risorse su tutto il territorio nazionale. La soluzione in questo caso è di de localizzare
alle regioni la gestione dei programmi di piena occupazione, ma solo la parte per così dire anagrafica,
non quella dei soldi, che rimarranno elargiti solo dal governo.
E’ importante capire -anche con la finalità di comprendere meglio uno dei criminosi disegni che
descrivo nel prossimo capitolo -che l’opposizione a questo tipo d’intervento dello Stato a favore dei
disoccupati è, e fu, soprattutto ideologica ed elitaria, e non giustificata da reali danni economici che
quell’intervento abbia mai portato. L’ideologo sciagurato del principio secondo cui meglio avere
lavoratori pagati da fame o addirittura disoccupati piuttosto che avere inflazione (meno stipendi = meno
spesa dei cittadini; meno spesa dei cittadini = meno denaro che ‘allaga’ i mercati e più prodotti invenduti, quindi meno
inflazione, nda) fu l’economista Milton Freedman negli anni ’60. In realtà la disoccupazione faceva il gioco
di ben altri interessi, che volutamente ignorarono le evidenze economiche e sociali più lampanti, come
il fatto che le masse dei disoccupati in primo luogo abbassano il PIL del Paese, perché tutta quella gente
se stesse lavorando produrrebbe ricchezza in più che così non c’è, e in secondo luogo portano alle
piaghe dell’alcolismo, crimine, violenze di ogni tipo, danni alla salute, che poi costano alla collettività
miliardi; infine, è ormai chiaro da decenni che le crescite economiche forti secondo i modelli privatistici
non hanno mai ridotto la disoccupazione, visto che la forza lavoro è sempre meno impiegata a causa
dell’aumentata produttività dei singoli dipendenti e a causa dell’automazione del lavoro. In parole
povere: disoccupati e disperati dovevano esistere perché faceva comodo a pochi, e non perché non se
ne poteva fare a meno.

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IL PIU’ GRANDE CRIMINE, LA STORIA NEI DETTAGLI.
(Si ricorda ai lettori che alcuni punti chiave di questo racconto saranno incomprensibili se non si è prima visto
quanto spiegato nei capitoli precedenti, nda)
Conobbi Antonio in un corridoio del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano nel 2000.
Abruzzese, settantadue anni, assisteva la moglie morente che aveva accettato un’ultima chemioterapia
azzardatissima. Antonio parlava con voce afona ma non monocorde, anzi, ti portava con lui nel
racconto, noi stavamo seduti su una panca, i suoi gomiti appoggiati sulle ginocchia, la testa bassa che
solo di rado si girava per guardarmi. Era stato un bell’uomo, io non vidi mai la sua sposa. Ricordo bene
tre momenti di quello scambio. Lui aveva mille volte pregato la moglie di non andare a lavorare, per i
figli soprattutto, ma a pensarci oggi, diceva, era una premonizione la sua. La donna infatti accettò un
posto da operaia in un capannone che assemblava, tagliandoli, dei lastroni pensanti. Amianto. Ma era il
1971, chi lo sapeva? Se solo lei l’avesse ascoltato, mi disse Antonio, ma lei sognava il boom economico,
non avevano la lavatrice in casa, i bambini non vestivano come gli altri a scuola, ci voleva quello
stipendio in più, era quel sogno, capite? La seconda cosa che mi è rimasta fu la descrizione di come lui,
operaio a Torino, affittava un posto letto assieme ad altri due, un unico posto letto, perché uno ci
dormiva la mattina, l’altro il pomeriggio, e l’ultimo la notte, a seconda dei turni. Spesso uno dei tre
doveva stare sveglio per forza. La terza cosa: è un grido sordo ma tremendo che sentivo dentro, che mi
scuoteva la testa, perché non è giusto, perché è ignobile che un sogno così modesto e legittimo si debba
pagare con la vita e con così tanta sofferenza. Non solo quella di oggi, ma anche quella di allora, cioè
tutti quei giorni unici e irripetibili in cui quei due innamorati furono costretti a sentirsi da una cabina
telefonica se andava bene, e dove ciascuno la notte dormiva solo, mai un bacio, mai far l’amore, mai
quella voce lì accanto pronta a sorreggerti quando c’era bisogno. E quei bambini senza padre, che
dovevano fare i conti persino con le merende. Quei bimbi che futuro hanno avuto in quelle condizioni?
Sono milioni, furono milioni. In Italia, in Francia, in Belgio, in Gran Bretagna, ovunque, anche nel
mondo ricco. La donna di Cockfosters, a Londra, che raccolsi in mezzo alla strada lungo la Mount
Pleasant perché stava collassando dal pianto, metà volto tumefatto dai pugni di qualcuno.
L’accompagnai in banca, e dovetti assistere alla scena forse più straziante che ricordi in tempo di pace.
Lei che supplicava un semplice cassiere di estenderle lo scoperto del conto. Lui in imbarazzo sotto i
singhiozzi di lei sempre più insopportabili da udire. La fecero scortare fuori. Il marito disoccupato da
tre anni e alcolizzato la picchiava. Lei ora doveva tornare da lui. Balbettai di rivolgersi ai servizi
sociali… stolto, erano gli anni di Margaret Thatcher, i servizi languivano dalla fame essi stessi.
Immaginare cosa sarebbe stato per lei rientrare in casa mi era disgustoso; offrii di accompagnarla, mi
disse che era inutile, tanto poche ore dopo sarebbe comunque accaduto. “Abito qui al 119, se hai bisogno
vieni a bussare”, aggiunsi io a quel punto, il suo appartamento nelle Council Houses pubbliche era a
pochi passi, ma nell’anima sperai con tutto me stesso che non accadesse mai. Chi attende con animo
disinvolto la visione dell’orrore? Non so che fine abbia fatto.
Sono milioni, furono milioni. Vissero così e vivono oggi così non per destino di natura, ma per una
decisione presa a tavolino da coloro che fra poco conoscerete. Dovevano soffrire, devono soffrire, a
milioni, perché dovevano vivere nel bisogno, nella carenza istituzionalizzata, dovevano lavorare come
schiavi, avvelenarsi il vivere e consumarsi nell’invidia dei privilegiati. Poi morire. Così li avrebbero
neutralizzati. Fosse anche per le poche vite citate qui sopra, i mandanti di un simile crimine, nella realtà
esteso a tutto il mondo occidentale, dovrebbero essere processati in una nuova Norimberga. Ma ciò che
hanno ordito è persino peggiore di quanto vi ho appena accennato. E’ di sicuro il Più Grande Crimine
dal dopoguerra a oggi in Occidente. Eccolo.

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Il Tridente che aveva cambiato la Storia.
Se un adolescente mi chiedesse qual è la differenza più marcata fra il mondo antico e quello moderno,
gli risponderei ben lontano dalle ovvietà come la tecnologia. Gli direi che la differenza cruciale, quella
che ha maggiori conseguenze oggi, è che nel mondo antico il Vero Potere non doveva nascondersi.
Oggi invece il Vero Potere è occulto, quasi nessuno lo conosce, deve nascondersi. Luigi XIV, Richelieu,
il Metternich o la Regina Vittoria erano alla luce del sole, i loro imperi e posizioni erano conosciuti, le
loro decisioni venivano enunciate a gran voce. Ti opponevi? Bastavano truppe e baionette, camere di
tortura e corde saponate, la Cayenna, o le colonie penali negli oceani, e via, sparivi, sparivano in cento,
mille alla volta. Ma non v’era neppure così tanto bisogno di usare la violenza, semplicemente perché il
popolo manco osava immaginare di poter scalfire il Vero Potere. Esso era alla luce del sole.
Nell’epoca contemporanea, invece, il Vero Potere sta nascosto, e ciò che tutti noi abbiamo
memorizzato come il potere -cioè la politica nazionale, gli amministratori, i magistrati, le caste
professionali e persino le mafie – sono solo il ‘Cortiletto del potere’, vale a dire una rappresentazione
fittizia del potere che il Vero Potere ci mette davanti agli occhi affinché tutti noi guardiamo
ossessivamente da quella parte e non dalla sua. Lui, il Vero Potere, deve operare indisturbato nel
silenzio. In metafora, ciò che siamo abituati a riconoscere come il potere non sono altro che i fuochi
fatui, la massa putrescente sta sotto terra, occulta. Ma attenzione, perché quanto appena detto ha anche
implicazioni cruciali per tutta la sfera della lotta civica, in particolare per l’annosa domanda che tutti ci
poniamo dopo essere venuti a conoscenza di uno scandalo o di un misfatto: “E cosa possiamo farci?”.
Perché risulta lampante che se tutti voi nell’intento di combattere il Sistema venite da decenni dirottati
contro un falso potere, contro un potere da quattro soldi che nasconde dietro di sé il Vero Potere, cosa
mai otterrete? Vanno conosciute le Vere fonti del Potere innanzi tutto, e questo scritto serve anche a
ciò.
Ma veniamo al motivo per cui il Vero Potere oggi si nasconde.
Si parlava dei potentati assolutistici dell’era antica. Sappiamo tutti che a un certo punto della Storia le
idee di un nugolo di uomini ‘illuminati’ scalfirono quello stato di fatto millenario, lentamente, ma
accadde. Non tante idee, solo tre fondamentali: vi sarebbe dovuto essere uno Stato, un popolo che lo
legittimava con libera scelta, e dalle leggi che esso promulgava nel nome del medesimo popolo. Tutto
qui. Tre idee. Stato, leggi e popolo coordinati. Un Tridente, proprio un’arma con cui ricacciare nel
dimenticatoio della Storia migliaia di anni di dominio assoluto di poche elites su popoli marginalizzati
senza speranza. E quell’arma era potentissima, la più potente arma mai ideata dell’essere umano, perché
si badi bene che non v’è nulla al mondo che uno Stato con le sue regole legittimate da una maggioranza
non possa cambiare, distruggere, fermare, contenere. Nulla in assoluto. Sto parlando della nascita delle
democrazie partecipative, quelle in cui i cittadini partecipavano in numeri variabili, ma talvolta
consistenti, alla vita pubblica.
E accadde così che per almeno duecento cinquant’anni il Vero Potere arretrò di fronte a quelle idee,
lento ma inesorabilmente, con pause anche devastanti come le grandi guerre, ma furono solo pause. Si
arrivò in tal modo all’alba del XX secolo, il centennio che vedrà il potere del Tridente arrivare al suo
culmine intorno agli anni ’70. A quel punto il trionfo di Stati, leggi e popoli partecipativi aveva ormai
costretto il Vero Potere a nascondersi del tutto. Non era infatti immaginabile che nella modernità una
voce oligarchica con fini di egemonia, di distruzione del bene comune e della cittadinanza potesse
ancora solcare la vita pubblica e reclamare arrogante ricchezza e privilegi.
Ma già all’inizio di quel secolo, qualcuno aveva iniziato a tramare un cambiamento di proporzioni
epocali: niente meno che la rivincita delle elites di potere per ricacciare a loro volta Stati, leggi e popoli
nel dimenticatoio della Storia. Cioè, distruggerli. E ci sono riusciti, seminando lungo il percorso il Più
Grande Crimine.

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Quei cinque uomini.
Si chiamavano Walter Lippmann, Edward Berneys, intellettuali americani; Robert Schuman, Jean
Monnet, Francois Perroux, politici ed economisti francesi. Negli anni compresi fra il 1920 e il 1945 essi,
indipendentemente gli uni dagli altri, partorirono le idee per il ribaltamento di 250 anni di Storia.
Ripeto: si doveva annientare il Tridente, esso era il pericolo assoluto per le moderne oligarchie
assolutiste, cioè annientare Stati, leggi e cittadini. Questi ultimi erano la massa pachidermica che sedeva
nel mezzo del percorso di riscatto, e alla sua neutralizzazione pensarono Lippmann e Berneys.
Considerati nel loro tempo come intellettuali ‘progressisti’, le cui idee arrivarono contigue persino
all’amministrazione Kennedy, essi sapevano bene che i tempi delle baionette e della Cayenna erano
finiti, ahimè, e altro bisognava inventarsi per riportare il popolo alla sua ‘giusta’ posizione ai margini.
Lippmann si espresse senza mezzi termini nel definire chi siamo noi cittadini: “meddlesome outsiders” ci
definì, ovvero degli outsider rompicoglioni. Mica nulla di meno: noi persone e famiglie eravamo ai suoi
occhi un’appendice fastidiosa fra i ‘cosiddetti’ del Potere. Già nel 1914 questo uomo aveva lasciato
scritto nelle pagine del suo Drift and Mastery come il crescente potere del popolo minacciasse l’ordine
capitalistico. Fra l’altro, sarà proprio in occasione di una conferenza europea nel 1938 in cui Lippman
era ospite d’onore che il termine neoliberismo fu coniato per definire il gran riscatto dei liberisti
economici messi in ombra dal Tridente fin dagli albori del XX secolo.
In Europa, Schuman e Monnet ricalcavano alla perfezione quei concetti quando sostenevano che il
sistema futuro avrebbe dovuto essere una gerarchia di ordini con supremazia assoluta delle elites sulla
“massa ignorante”. Ma furono le idee dei due americani a fare il grosso del lavoro. Essi s’inventarono
l’arma letale, quella che in pochi anni avrebbe realmente disabilitato la partecipazione democratica dei
cittadini, intontendoli, drogandoli, eliminandoli dalla scena. Eccovi sfornate l’Esistenza Commerciale
e la Cultura della Visibilità massmediatica, che erano le due ammiraglie dell’industria della
fabbricazione del consenso per cui i due statunitensi sono passati alla Storia. Come si vedrà più avanti,
questi concetti furono poi ripresi e rilanciati con assoluto vigore da altri uomini, per approdare a ciò che
chiunque di noi oggi ha davanti a sé: masse inerti di cittadini che a milioni e milioni agiscono come
robot la cui unica aspirazione è acquistare oggetti e adorare i ricchi e i famosi, anche quando le loro
condizioni di vita obiettive sono ormai al limite della schiavitù, incapaci di un guizzo di attivismo
persino quando sono minacciati dalla malattia terminale o dalla distruzione delle sopravvivenza della
specie. Dell’Esistenza Commerciale e della Cultura della Visibilità massmediatica sottolineo solo
alcuni cardini, mettendo però in rilievo il micidiale coordinamento con cui agiscono: la prima porta gli
individui a impiegare una fetta sempre crescente del loro tempo per acquisire mezzi per acquisire beni
che gli acquisiscano autostima. Il motivo per cui vi è questo opprimente bisogno di confermare
l’autostima sta nella seconda, che fin dalla più tenera età insegna ai cittadini che per Essere si deve essere
Visibili, cioè contare, cioè essere ‘qualcuno’. I Visibili possono, ottengono, sono amati da molti e
rispettati, hanno personalità riconosciute, sono vincenti, gli è permesso tanto. I non visibili non sono,
proprio non esistono, non contano, non hanno potere, di amore ne vedono pochissimo, sono
indistinguibili, sono la ripugnante massa, essi pagano sempre tutto, non gli sono concesse scappatoie. E
chi si sente la massa non si piace, poiché viene perennemente sospinto al paragone coi Visibili dal
martellamento massmediatico. Questo gli distrugge l’autostima. Ma senza autostima un essere umano
non respira, soffoca, farà di tutto per ottenerla, si sente cioè una nullità. Ed ecco che di nuovo torna in
gioco l’Esistenza Commerciale, che sussurrerà all’orecchio degli invisibili che se si vestiranno in un
certo modo, che con quell’auto, che frequentando quel locale o acquisendo oggetti a ripetizione, ma
ancor più se riusciranno a far parlare di sé, essi si avvicineranno ai Vip, ai Visibili, e la loro autostima
sarà risollevata dalla polvere della massa. Non è necessario qui elencare i conseguenti comportamenti di
milioni di esseri umani, che si perderanno nello sfoggio di un certo paio di occhiali o nella corsa al
denaro, persino nell’uso della violenza demenziale (uomini) e nell’umiliazione del proprio genere (le
donne) pur di apparire o di esser citati una volta nella vita in Tv. Prede cioè senza speranza della
trappola sopra descritta. Si aggiunga poi che, nello sforzo economico per accedere alle simulazioni di
visibilità, gli individui s’impegneranno in ogni sorta di trappola finanziaria che in un circolo vizioso li
incatenerà al sistema che li vuole annientare.

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In questo processo le persone smarriscono ogni indipendenza di pensiero e di comportamento
terrorizzate di perdere quel fittizio treno dell’autostima, ma soprattutto la loro energia mentale e di vita
sarà quasi o spesso interamente assorbita, cioè annullata, da quello sforzo. La fine dei cittadini
partecipativi. Oggi infatti, l’Italia che con mezzi di comunicazione rudimentali e governata da un
monoblocco di potere ecclesiastico metastatizzato ovunque riuscì a ribaltare il proprio destino con
divorzio e aborto, cioè l’Italia che partecipava, è un sogno talmente remoto che non è raro trovare
giovani nati anni dopo che stentano a crederci. Oggi, nell’era dell’apatia istupidita di lavoratori e
sindacati a fronte della precarizzazione del lavoro – attenzione: hanno precarizzato una condizione
essenziale alla sopravvivenza dell’essere umano, esattamente come se ci avessero precarizzato i globuli
bianchi, hanno cioè “reso plausibile l’inimmaginabile” – il fermento delle classi lavoratrici che permisero a
Giacomo Brodolini e Gino Giugni di emanare in Italia il più avanzato Statuto dei Lavoratori di tutto
l’Occidente (02/05/1970) sembra una fantasia. Oggi, a fronte dell’erosione degli stipendi reali in tutte le
nazioni del G8 (negli USA ristagnano dal 1973 ininterrottamente) con picchi di povertà in crescita fino
a oltre l’11% della popolazione, ben 12.000 miliardi di dollari sono stati regalati a una cricca di criminali
bancari che ci ha appena rovinati (sono 800 finanziarie italiane messe assieme); ciò è accaduto senza che
un singolo scontro fra cittadini e polizia avvenisse a Roma, New York o Berlino. Questo siamo noi ora,
noi “meddlesome outsiders”. In altre parole, il piano Lippmann e Berneys ha trionfato: siamo ai margini,
inebetiti, ci hanno eliminati. Non so se i lettori si rendono conto della gravità di questo.
Mancavano le altre due punte del Tridente, gli Stati e le leggi. Qui fu il piano di Robert Schuman e Jean
Monnet a portare un tocco assai più micidiale al progetto delle elites internazionali. Specificamente, i
due economisti francesi curavano gli interessi di un conglomerato industriale franco-germanico (che si
badi bene è ancora oggi il padrone di fatto dell’Europa, colui che ne guida i destini), il quale mirava a
dominare le industrie europee imponendo il proprio volere in Italia, Portogallo, Spagna, nei Paesi
scandinavi e nel Benelux. Costoro sognavano negli anni precedenti la seconda guerra mondiale una
struttura continentale dove grandi masse di lavoratori sottopagati, fluttuanti in vari Stati i cui governi
lasciavano briglia sciolta al business senza troppo interferire, garantissero costi di produzione bassi
rendendo quel blocco economico una potenza mondiale delle esportazioni. Naturalmente, al fine di
rendere in stato di quasi schivitù quei lavoratori occorreva mettere in pratica una serie di misure
economiche atte a mantenere bassa l’inflazione (cioè impedire agli Stati sovrani di spendere a deficit a favore del
popolo, nda), a soffocare i consumi dei cittadini e creare quindi deflazione (cioè pochi spendono e i prodotti
rimangono invenduti sui mercati, nda), e a tenere tutti in un perenne stato d’incertezza economica attraverso
finzioni e falsi allarmi. Infine, la cosa più importante era di arrivare a esautorare i governi stessi, renderli
più piccoli e ricattabili. Ma per fare cose di questa posta, particolarmente nel pieno dell’epoca del
trionfo delle democrazie partecipative, si rendeva necessario un piano epocale di una intelligenza al
limite del diabolico. Lo ottennero. Esso porterà il nome di Unione Europea, Unione Monetaria
Europea, Il Fantasma del Debito Pubblico, le Istituzioni Sovranazionali, e Il Tribunale
Internazionale degli Speculatori e Investitori. Non per nulla fu proprio dal cosiddetto ‘piano
Schuman’ che nascerà nel 1951 la prima forma larvale di unione europea, cioè la CECA (Comunità
europea del carbone e dell’acciaio). Ma andiamo con ordine.
Avete un’idea di quando furono pensati l’euro e la Banca Centrale Europea (BCE)? Sapete con quale
finalità esatta? Sappiamo che il trattato fondamentale della moderna Unione Europea è quello di
Maastricht del 1993. Esso mise le basi anche per la futura moneta unica. Possiamo allora immaginare
che furono gli anni ’80 a partorire l’euro e la BCE? No. Euro e BCE furono il parto della pianificazione
del quinto uomo, l’economista francese Francois Perroux nel 1943. La motivazione? Quella che ci
hanno venduto solo pochi anni fa politici e giornalisti è stata l’ovvia menzogna della creazione di una
moneta forte come sfida all’egemonia del dollaro. Nella realtà lo scopo era diametralmente opposto:
Perroux, e altri che vedremo fra poco, volevano togliere agli Stati il potere di gestire la propria moneta
sovrana come condizione essenziale per distruggerli, perché senza la capacità di emettere moneta “lo
Stato perde interamente la sua ragion d’essere”. Se poi a questa esautorazione drammatica, del tutto avveratasi

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l’1 gennaio 2002 nei 16 Stati più ricchi d’Europa, si aggiunge anche l’idea dei pianificatori di creare
corpi sovranazionali col potere di imporre leggi, regole e ricatti di ogni sorta e tipo agli Stati e ai loro
parlamenti e/o sistemi giudiziari, col potere persino di scavalcare le Costituzioni degli Stati – divenuta
realtà con l’Unione Europa, Trattato di Lisbona, Organizzazione Mondiale del Commercio,
Mercati dei Capitali d’Investimento et al. – allora diviene chiaro come essi furono in grado di
portare a compimento un disegno egemonico che appariva grottescamente impossibile anche solo 40
anni fa. Appare chiaro come riuscirono a distruggere le rimanenti due punte del Tridente, cioè gli Stati e
le leggi. (per un approfondimento di come avviene l’esautorazione dei parlamenti/Stati/Costituzioni nella UE si legga
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139)
Va ricordato ai lettori che in quelle decadi fatidiche che vanno dagli anni ’20 del XX secolo agli anni
’50, mentre i sopraccitati ordivano ciò che sappiamo, il mondo occidentale viveva al contrario proprio
lo sbocciare d’idee e di sistemi economici perfettamente conseguenti al progressivo trionfo del Tridente
per 250 anni consecutivi. Furono gli anni delle nascite degli Stati sociali, il welfare, dell’organizzazione
in massa del sindacalismo, dell’intervento dello Stato nelle economie per creare ricchezza, ed è
superfluo citare il New Deal di Roosevelt negli USA o le grandi nazionalizzazioni in Europa. Ma si
ricordi anche il tentativo di riscossa dei Paesi del Terzo Mondo che passò dagli esordi della conferenza
dei Paesi non allineati a Bandung nel 1955, alla nascita in sede ONU del New International Economic
Order nel 1974, cioè lo scatto di dignità del Sud del mondo per difendere i diritti fondamentali dei
poveri e riacquisire le loro ricchezze naturali depredate in secoli di colonialismo. A fornire un impianto
scientifico economico a questo fermento eccezionale erano le idee in particolare di un economista
inglese di nome John Maynard Keynes. Keynes aveva partorito veramente un altro mondo possibile,
aveva pensato a tutto con una competenza e con un rigore accademico encomiabili, ed ebbe
giustamente un grande successo per qualche anno in buona parte del mondo, influenzando schiere di
economisti e relativi governi. Per esempio, Keynes aveva immaginato la creazione di un’organizzazione
mondiale per regolamentare i commerci chiamata International Trade Organization (ITO), una banca
centrale mondiale chiamata International Clearing Union (ICU), e una valuta per i commerci da
estendere a tutti i Paesi chiamata Bancor. In breve: l’ITO metteva al centro dei suoi principi la piena
occupazione e lo sviluppo sociale, non solo i profitti, riconoscendo la Carta dell’ONU; gli standard
lavorativi migliori erano da rispettare ovunque; gli investimenti esteri venivano disgiunti dal ricatto
politico; le nazioni povere potevano usare il protezionismo per difendere le proprie economie fragili,
mentre i ricchi non potevano più truccare i prezzi dei propri prodotti agricoli con i sussidi di Stato che
tagliano le gambe ai produttori del Sud che non li possono avere. Ma ancor più geniale era il
funzionamento dell’ICU e del Bancor. Come sapete, una delle più gravi storture delle economie viene
soprattutto dal fatto che ci sono Paesi che vendono tanto ma importano poco, e quelli che vendono
poco ma devono importare tanto. I primi incassano troppi risparmi, i secondi s’indebitano fino alla
rovina in certe condizioni. Keynes aveva la soluzione per questo problema: il Bancor diveniva la
moneta obbligata per gli scambi commerciali, e tutte le nazioni alla fine dell’anno avrebbero portato i
propri conti alla ICU; quelle che avevano venduto troppo e comprato troppo poco erano multate, e
così quelle che avevano fatto il contrario; ma la novità era che venissero punite anche le prime, e aveva
senso, perché esse non comprando finivano per impoverire altri Paesi che di conseguenza non
vendevano. La soluzione per i multati era virtuosa: chi comprava troppo poco correva a comprare da
chi vendeva troppo poco, e viceversa. Pareggio. Come si può capire, il modello Keynesiano era basato
sul principio sacrosanto che l’interesse della collettività viene sempre per primo, conviene a tutti. In
particolare poi, egli sposava appieno la teoria della spesa a deficit dello Stato a moneta sovrana come
arricchimento dei cittadini.
Ma la sconfitta del nuovo mondo possibile di Keynes era segnata. Essa trovò il suo inizio in un evento
di grande rilevanza economica mondiale, cioè la conferenza per gli assetti monetari internazionali di
Bretton Woods del 1944. Senza dilungarsi nei dettagli, basti sapere che essa decreterà la fine del gold
standard (sistema aureo) per diverse monete nel mondo eccetto che per il dollaro che rimase

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convertibile in oro, mentre le altre monete venivano agganciate ad esso (il gold standard è in vigore quando
una moneta può essere convertita in oro su richiesta del cittadino in qualsiasi momento, letteralm. uno può recarsi in banca
ed esigere un pezzetto di oro per le banconote che ha in tasca – essere agganciati al dollaro significa che una data unità della
propria moneta viene cambiata sempre per lo stesso valore in dollari, nda). Seduti al tavolo negoziale uno di fronte
all’altro vi erano John Maynard Keynes e l’economista americano Harry Dexter White, ovvero due
mondi inconciliabili, due visioni dell’umanità all’opposto, due destini per tutti noi totalmente diversi.
Keynes ne uscì sconfitto, con l’innesco di un effetto domino che ne emarginerà le idee
progressivamente nei successivi trent’anni fino alla loro sparizione, lasciando la strada libera al
devastante progetto di Lippmann, Berneys, Schuman, Monnet e Perroux.
Il piano accelera esponenzialmente.
Non a caso le idee atte a distruggere Stati, leggi e cittadini fecero presa ben presto su altre elites del
potere finanziario ben oltre l’originario blocco franco-germanico, quindi oltre il progetto Unione
Europea ed Euro. Quelle elites miravano anche a sottomettere gli USA, la Gran Bretagna, e altre vaste
zone emergenti come il sud est asiatico. Dunque gli oligarchi delle corporate rooms del mondo
capirono che esse andavano finanziate a tutto spiano, il che significava far sì che potessero infiltrarsi nei
luoghi chiave della creazione del consenso, cioè nelle scuole di formazione degli economisti e dei
dirigenti, nonché nei governi stessi. La macchina degli sponsor partì a pieno regime proprio nei primi
anni del dopoguerra e nelle due decadi successive in particolare. Negli Stati Uniti alcune fondazioni
note, la Rockefeller, la Olin, la Volcker, la Atlas Research Foundation, il Freedom Network, la Coors
Foundation ecc. sborsarono fondi a profusione, seguite in anni successivi dalla Sara Scaife, la Carthage,
la Earhart e altre, mentre in Europa i primi sommovimenti in questo senso avvennero attorno a una
fondazione oscura di cui quasi nessuno conosce il nome: la Mont Pèlerin Society. Fondata nel 1947
dall’economista austriaco Friedrich Hayek, essa raccolse le idee che avrebbero poi guidato le successive
fasi del piano di distruzione di Stati, leggi e cittadini e incoraggiato la nascita di altre Think Tanks (centri
di studio) raccoglitrici sia di fondi che di cervelli, fra cui svettano ancora oggi l’Institute for Economic
Affairs e l’Adam Smith Institute di Londra. Già allora Hayek immaginava il suo lavoro come quello di
chi deve colonizzare capillarmente con le proprie idee il mondo universitario, i media, i governi e il
settore privato. In Italia non si perse tempo, e nacquero le fondazioni emuli delle sorelle estere attorno
alla seconda metà degli anni ’50. Per esempio la CUOA (1957), dalle cui stanze sono usciti nomi come
Mario Draghi, Marchionne, la Marcegaglia, Montezemolo, Profumo, Doris e altri. Seguiranno molte
altre, come la Prometeia di Andreatta nel 1974, l’Arel nel ’76, e poi la Adam Smith Society, il CMSS,
l’ICER, l’Istituto Bruno Leoni, l’Acton.
Ma se negli anni che abbiamo esaminato, cioè un arco che va dal 1920 circa agli anni ’50, furono messe
le basi per il ritorno al potere delle elites sconfitte dal Tridente, e per il Più Grande Crimine di cui fra
poco, saranno i successivi vent’anni che, in metafora, vedranno le eliche del progetto sparire per essere
sostituite dal jet supersonico. Ed ecco che la nostra narrazione -che come si è visto partì dagli USA di
Lippmann e Berneys per approdare in Europa con Schuman, Monnet e Perroux, per poi tornare
oltreoceano e di nuovo qui – si sposta di nuovo negli Stati Uniti, dove due economisti stavano
rapidamente scalando posizioni per arrivare poi a portare la bordata forse definitiva a tutto ciò che il
mondo aveva conosciuto come bene comune e coesione sociale: Karl Brunner e Milton Friedman.
Erano entrambi soprattutto monetaristi, e questo è importantissimo da sottolineare perché i lettori
devono capire che la gestione della moneta è di fatto il cervello di tutta l’economia, e chi ne decide i
destini decide le sorti del mondo. Brunner, di origine svizzera, ebbe un ruolo decisivo nel colonizzare
l’Europa, che ancora viveva sotto l’influenza di Keynes, con le idee diametralmente opposte per il
nuovo dominio nelle elites, cioè le idee del neoliberismo. Quando vi chiedete “ma come hanno fatto a
convincere politici e ministri, giornalisti e docenti a obbedire?”, una delle risposte è Brunner. L’evento chiave della
strategia fu la sua conferenza di Konstanz (1970), che mirò proprio a indottrinare i leader europei
contro Keynes, e a “migliorare” la qualità dell’insegnamento di economia nelle università europee,
specialmente quelle tedesche e svizzere. Milton Friedman, insignito del Nobel per l’economia, fondò

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una scuola di pensiero neoliberale passata alla Storia come “The Chicago Boys”, dall’università dove la
sua fucina lavorava. Era un uomo particolare, direi diviso in due: da una parte stava quello che era
capace di abbracciare idee sociali avanzate come la depenalizzazione delle droghe, dall’altra lavorò come
nessun altro per infliggere al mondo gli orrori del Libero Mercato, e cioè le deregolamentazioni
selvagge, le privatizzazioni selvagge e una impietosità selvaggia per le sofferenze di milioni di esseri
umani. Lo troveremo consigliere di Augusto Pinochet in Cile mentre le camere di tortura lavoravano a
turni di 24 ore, e nome di punta del Progetto Omega dell’Adam Smith Institute di Londra, che teorizzò
proprio la distruzione dei governi (il loro “rimpicciolimento”). Ma va compreso che per costoro
impossessarsi dell’obbedienza dei livelli alti di politica e amministrazioni fu facilitato anche
dall’ignoranza di quei livelli in materia monetaria ed economica. Questo può sembrarvi assurdo, ma non
lo è. Cito l’economista francese Alain Parguez, professore Emerito di economia all’università di
Besancon, un insider della European Investment Bank del Lussemburgo, profondo conoscitore ed ex
consulente dei protagonisti di cui si parla, che mi ha detto: “Pochissimi politici comprendono come funziona il
sistema monetario, e la vera natura della Banca Centrale Europea, per cui cascano facilmente nella trappola ideologica
delle elites finanziarie. Ad esempio Jean-Claude Trichet (oggi governatore della BCE, nda) quando era direttore del Tesoro
francese ignorava del tutto le regole del sistema bancario moderno e dell’economia”.
La macchina da guerra per annientare il Tridente partorì nel 1973 una fondazione che non si può non
citare: la Heritage, americana. Fu un giovane sconosciuto attivista di destra a porre la prima pietra, Ed
Feulner a Washington. Feulner è uno degli uomini chiave che, come ho scritto prima, sostituirà le eliche
del progetto di distruzione di Stati, leggi e cittadini per dotarlo di turbine a jet. Considerava Friedrich
Hayek e la sue influente Mont Pèlerin due lumache, e si inventò il marketing moderno delle idee da
sparare in primo luogo attraverso i massmedia, da giornalisti prescelti (da noi i vari Furio Colombo,
Piero Ostellino o Gianni Riotta…), e poi comprese che se si volevano manipolare i politici bisognava
imboccarli. Sì, proprio così, cioè preparargli dei bocconcini ideologici sulle questioni chiave
dell’economia facili da mandar giù, rapidi da assimilare, quelli che lui stesso difinì “concetti politici sintetici
per legislatori che van di fretta”. Da qui al diventare forse la più influente fondazione del mondo passò poco
e la Heritage partorì alla fine degli anni ’70 il percorso stampato per le politiche economiche di Ronald
Reagan, cioè per tutti noi, col nome di Mandate for Leadership. E’ difficile riuscire a rendere per i lettori
l’idea di quanto potenti e infiltranti furono quelle idee, fin sulle soglie delle case italiane anche delle più
lontane province.
Ma un evento storico era nel frattempo accaduto, esso viaggiava parallelo agli sviluppi fin qui descritti, e
non molto più tardi i rispettivi binari si sarebbero incrociati saldandosi. Era infatti successo che una
mattina dell’estate del 1971 Eugene Sydnor Jr. della Camera di Commercio degli Stati Uniti aveva
sollevato la cornetta del telefono e aveva fatto un numero. All’uomo che rispose fu semplicemente
detto di stilare il Decalogo della riscossa finale, la riscossa di chi già ben sappiamo. L’impazienza si era
impadronita di loro, bisognava correre, perché sia negli USA che in Europa, in particolare in Francia e
in Italia, le sinistre radicali stavano debordando fuori controllo. L’avvocato Lewis Powell era l’uomo
che aveva risposto a quella chiamata. Egli fu un altro e importantissimo acceleratore del piano per
annullarci e sottoporci a sofferenze di vita indescrivibili e volute a tavolino, mentre Stati sempre più
intimiditi stavano a guardare obbedienti. Scrisse il suo Memorandum, dove in sole 11 pagine egli dettò
quanto segue:
La diagnosi: “(Noi delle destre economiche) non ci troviamo di fronte ad attacchi sporadici. Piuttosto, l’attacco al
Sistema delle corporations è sistematico e condiviso”. C’è una “guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori
della società occidentale”. Le regole di guerra sono: primo, tornare a controllare i governi perché “pochi
elementi della società americana di oggi hanno così poca influenza sul governo come il business, le corporazioni, e gli
azionisti… Non è esagerato affermare che… siamo i dimenticati”. Per sovvertire Stati, leggi e cittadini, le destre

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dovranno avere la forza di “organizzarsi, pianificare nel lungo termine, essere disciplinate per un periodo illimitato,
essere finanziate con uno sforzo unificato”. Ovvero, trasformarsi in un esercito di attivisti di micidiale
efficacia. La conseguenza di questi semplici concetti sarà enorme: nacque così il mondo delle lobby
moderne del potere economico, quelle che oggi eleggono i deputati prima che li eleggiamo noi cittadini
pagandogli le campagne elettorali, perché “il business deve imparare che il potere politico è indispensabile, che deve
essere coltivato con assiduità, e usato in modo aggressivo se necessario, senza imbarazzo”. E poi: “Chi ci rappresenta
deve diventare molto più aggressivo… deve far pressione con forza su tutta la politica perché ci sostenga, e non dovremo
esitare a penalizzare chi a noi si oppone”.
Lewis Powell intuì che il futuro decisionale delle società moderne si sarebbe spostato dall’attivismo
popolare tipico del dopoguerra ai colletti bianchi sfornati in numeri sempre maggiori dalle università
occidentali. Dunque, la forza delle lobby di destra doveva colpire a tutto spiano le università. Le Scienze
Politiche erano il primo bunker da espugnare, e le destre economiche dovevano creare un esercito di
“docenti che credono fermamente nel sistema delle imprese”. Una volta raggiunta tale meta, “i nostri docenti dovranno
valutare i libri di testo, soprattutto quelli di economia, scienze politiche e sociologia”. Nel 1971, all’epoca degli sforzi
di Powell, i media erano già centrali ai giochi del Potere, ma non come il Potere avrebbe voluto. E
l’avvocato neppure qui si perse in giri di parole: “Le televisioni dovranno essere monitorate costantemente nello
stesso modo indicato per i libri di testo universitari. Questo va applicato agli approfondimenti Tv, che spesso contengono le
critiche più insidiose al sistema del business”. La stampa e la radio non sfuggono: “Ogni possibile mezzo va
impiegato… per promuoverci attraverso questi media”; né le riviste popolari, dove “vi dovrà essere un costante
afflusso di nostri articoli”; né le edicole, dove “esiste un’opportunità di educare il pubblico e dove però oggi non si
trovano pubblicazioni attraenti fatte da noi”. Powell prescrisse qui il boom, realmente poi avvenuto,
dell’editoria popolare straripante di rappresentazioni positive dell’Esistenza Commerciale e della
Cultura della Visibilità. E poi, naturalmente, gli sponsor: chi lavorava al progetto di fermare la Storia
doveva essere “pagato allo stesso livello dei più noti businessmen e professori universitari”, perché “le nostre presenze
nei media, nei convegni, nell’editoria, nella pubblicità, nelle aule dei tribunali, e nelle commissioni legislative, dovranno
essere superbamente precise e di eccezionale livello”.
Quattro anni dopo, altri tre uomini scattarono sulla pista della gara per il ritorno del Vero Potere, e
presero il testimone che fu di Lippmann, Berneys, Schuman, Monnet, Perroux, Hayek, Brunner,
Friedman e Powell, per consegnarlo nella mani di coloro cui fu dato l’incarico di portare il Cavallo di
Troia del Più Grande Crimine dentro i parlamenti delle maggiori democrazie del mondo: Margaret
Thatcher, Ronald Reagan, Helmut Kohl e Francois Mitterrand. I tre di cui si parla rispondono al nome
di Samuel P. Huntington, Michel J. Crozier e Joji Watanuki, un americano, un francese e un giapponese.
L’incarico lo ricevettero dalla Commissione Trilaterale, nata nel 1973 come club esclusivo di potenti
personaggi decisi a tutelare i propri interessi. Stilarono un rapporto con ancora idee, strategie e dettami,
ma questa volta la sofisticatezza delle 227 pagine del loro The Crisis of Democracy dà i brividi. Vi si legge
letteralmente tutto ciò che ci hanno fatto accadere per disabilitarci e per distruggere la democrazia
partecipativa. Essi infatti proclamarono che “la storia del successo della democrazia… sta nell’assimilazione di
grosse fette della popolazione all’interno dei valori, atteggiamenti e modelli di consumo della classe media”. Cosa vuol
dire? Significa che se si vuole uccidere la democrazia partecipativa dei cittadini mantenendo in vita
l’involucro della democrazia funzionale alle elites, bisogna farci diventare tutti consumatori, spettatori,
piccoli investitori. Ricordate Lippmann? L’involucro della democrazia fu salvato, il suo contenuto, cioè
noi cittadini, fu annientato. I tre autori scrissero le istruzioni in termini chiarissimi: “Il funzionamento
efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato (prima
degli anni ’60, nda) ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini,
che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso
alla democrazia di funzionare bene”.
Ora attenzione a quanto segue: ogni idea di Stato Sociale che “avrebbe dato ai lavoratori garanzie e avrebbe
alleviato la disoccupazione” veniva tacciata dai tre autori di essere “una deriva disastrosa… poiché avrebbe
dato origine a un periodo di caos sociale”. Che il lettore s’imprima nella memoria queste parole, poiché esse

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detteranno una delle più criminose decisioni politiche della Storia occidentale moderna volute dal Vero
Potere, quella di creare artificiosamente grandi sacche di disoccupati, sottoccupati, e precari – con le
immense sofferenze che ne conseguivano – solo per poterci controllare meglio, e sfruttare meglio. Non
per cause di forza maggiore economiche. Sapevano che gli Stati a moneta sovrana avrebbero potuto
creare la piena occupazione senza problemi in tutto il mondo, ma ciò gli avrebbe sottratto il potere.
Dovevamo soffrire.
The Crisis of Democracy proclama il diritto dei pochi di dominare i tanti: “La democrazia è solo una delle
fonti dell’autorità e non è neppure sempre applicabile. In diverse istanze”, scrivono gli autori, “chi è più esperto, o più
anziano nella gerarchia, o più bravo, può mettere da parte la legittimazione democratica nel reclamare per sé l’autorità”.
Parole che si congiungono in modo perfetto al piano di Schuman, Monnet e Perroux, e che hanno dato
vita all’Europa unita dell’euro già ora governata da una elite di burocrati super specializzati che nessuno
di noi elegge, e soggiogata a una moneta che nessuno di noi possiede con le conseguenze catastrofiche
spiegate nei capitoli precedenti. Ma ci si ricordi che nell’antico progetto degli anni ’20-’50 era previsto
un attacco progressivo ai salari dei lavoratori e alle loro protezioni sociali, al fine di creare bacini di
disperati disposti poi ad accettare ciò che oggi siamo disposti ad accettare come normale, e cioè ad
esempio un lavoro a turni spezzati per il Mercatone Uno nella ricca Emilia Romagna a 900 euro al mese e
con contratti di 30 giorni rinnovabili a capriccio, e questo a una madre di famiglia – l’inimmaginabile reso
plausibile.
Per arrivare a ciò bisognava fare due cose, scrisse in particolare Samuel P. Huntington: primo evirare i
sindacati, secondo uccidere il radicalismo. Gli strumenti? Ecco una delle trovate più insidiose della
storia politica moderna: la cooptazione dei sindacati attraverso la concertazione. Egli prescrisse di dare
inizio a una delle epoche più infami dei rapporti fra Vero Potere e mondo dei lavoratori/cittadini,
quella che nel giro di pochi decenni porterà i sindacati dalla loro storica tradizione di lotta per ottenere
sempre maggiori diritti, alla miserevole condizione odierna, dove essi ormai possono solo contrattate
sul grado di abolizione dei diritti. E allora bisognava soffocare l’ideologia radicale, poiché “quando
essa perde forza, diminuisce il potere dei sindacati di ottenere risultati”, e inaugurare l’epoca della concertazione,
perché: “… produce disaffezione da parte dei lavoratori, che non si riconoscono in quel processo burocratico e tendono a
distanziarsene, e questo significa che più i sindacati accettano la concertazione più diventano deboli e meno capaci di
mobilitare i lavoratori, e di metter pressione sui governi”.
La lucidità preconizzante di quelle parole non necessita del commento del redattore, soprattutto alla
luce di ciò che vediamo oggi. Ma non si perda di vista mai che nel fiume di queste parole sta scritta la
storia vera di milioni di italiani, e altri, con le loro vite quotidiane di estenuanti lotte spesso infruttuose
per arrivare a fine mese, per curarsi, per avere un alloggio, oppressi dal lavoro fino alla fine della vita.
Tutto questo poteva essere alleviato, decisero che non lo fosse.
E si è arrivati così agli albori degli anni ’80, in tutto il mondo che conta trionfano i leaders acquistati,
lustrati e indottrinati dal Vero Potere. Quei leaders sono: Thatcher, Reagan, Kohl, Mitterrand. A tal
punto della Storia, già da oltre 30 anni il Più Grande Crimine stava soffocando i destini di milioni di
esseri umani e delle loro famiglie in Occidente, con la fittizia disoccupazione, con la penuria di spesa
dello Stato in ogni settore sociale. Ma altri colpi micidiali sono sul punto di essere inferti alle
democrazie partecipative. Vale la pena citare qui le parole del Prof. Parguez:
“Neppure Marx avrebbe mai osato immaginare quello che i soldi poterono ottenere: comprarsi il sostegno elettorale a un
sistema di oppressione dei cittadini e di resa in schiavitù di intere nazioni”.
Di seguito, ecco come.

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L’incredibile potere di un fantasma.
Gli anni della speranza – quelli per i quali diede la vita la moglie di Antonio e così tanti altri che
avevano visto il miraggio di uno Stato capace di tutelare i propri cittadini, dove il sogno di salire quel
gradino in più sia nel benessere che nel civismo sembrava sul punto di avverarsi – erano finiti. Il piano
di distruzione del Tridente era già avviato in piena forza, infermabile in realtà, ma alle elites non
bastava. Il timore che un imprevisto sconvolgimento interrompesse proprio negli ultimi 20 anni la loro
cavalcata vincente – ed esso poteva prendere la forma anche solo di un coraggioso intellettuale che
avesse capito cosa stava accadendo e che fosse riuscito a renderlo noto ai lavoratori di allora, ben altra
razza – li spinse a escogitare una tutela in più, qualcosa che proprio sterilizzasse alla radice ogni
microscopica possibilità di reazione. E s’inventarono un fantasma.
Il passaggio dagli anni ’70 agli anni ’80 è senza dubbio uno spartiacque della Storia, come lo fu ad
esempio la sconfitta di Napoleone, o la scoperta della dinamite, uno di quei passaggi che semplicemente
ci dice che nulla sarà mai più come prima. Il mondo intero cambiò, e la nuova era rampante dello
sfruttamento high tech s’impadronì del Pianeta. L’industria metalmeccanica e manifatturiera che da
quasi due secoli guidava la ricchezza delle nazioni veniva sospinta ai margini dall’esplosione di un’altra
micidiale macchina per far denaro: il settore dei servizi e delle speculazioni finanziarie, cioè Wall Street
e la City di Londra, le Borse e le assicurazioni, le previdenze private, le banche d’investimento e gli
Hedge Funds, che pensionavano il grande cuore dell’acciaio americano, il motore industriale tedesco e
ovviamente la strepitosa intraprendenza delle piccole medie aziende in Italia. Ciò che un trader degli
anni ’80 poteva guadagnare con una scommessa finanziaria di pochi mesi, era la somma dei profitti di
un’azienda come la Fiat in cinque anni, e di più. E all’opposto, ciò che poteva bruciare se la scommessa
falliva, era in grado di minacciare le economie di tutto il mondo. Si comprenda bene: non accadde
ovviamente che si smise di produrre auto, scarpe, ponti, treni ecc., ma che si sottraesse da queste
produzioni investimenti enormi, e che si ‘delocalizzasse’ le produzioni in Cina, Corea o Messico ecc. Gli
investimenti sottratti e i risparmi della delocalizzazione fluivano verso la speculazione finanziaria, e
l’industria faceva due cose, tagliava posti di lavoro e correva a scommettere i profitti sui mercati della
speculazione invece che reinvestirli in modernizzazione e produttività. La triste storia di gran parte dei
licenziamenti degli ultimi 20 anni. Anche perché, in un meccanismo diabolico, le bolle speculative
dettavano alle grandi aziende quotate in Borsa la seguente legge: se licenziate, le vostre quotazioni
saliranno, e voi managers intascherete dei bonus di fine anno favolosi. A fine anno però, migliaia di
famiglie festeggiavano Natali assai grami. Questo escamotage si chiama in termini finanziari lo “slimming
down”, il dimagrimento delle aziende… e l’ingrasso dei managers, altro capo d’imputazione per una
futura Norimberga.
Ma ciò non accadeva per caso. Era sempre parte del piano di distruzione dei cittadini di cui si è trattato
fin qui. I volti di questo attacco frontale all’economia dei beni concreti erano, come ho detto, quelli di
Margaret Thatcher, Ronald Reagan, Francois Mitterrand e Helmut Kohl, dal 1979 al 1982 divenuti
protagonisti politici. Posso dirvi in pochissime parole ciò che ho testimoniato di persona sia nel nord
dell’Inghilterra che nella cosiddetta Rust Belt americana (la cinture della ruggine, proprio per via delle immense
distese di impianti industriali abbandonati, nda). Intere comunità afflitte da una rovina senza precedenti, ho
visto cittadine abbandonate con il compensato che chiudeva gli usci della abitazioni e dei negozi, dove
cresceva l’erbaccia in mezzo alle strade che una volta erano state ricche di vita, i sindacati allo sbando,
addirittura la nascita negli USA dell’organizzazione The Living Wage che reclama lo stipendio di
sopravvivenza nel Paese più ricco del mondo, che infatti oggi conta oltre 40 milioni di esseri umani che
possono mangiare una sola volta al giorno (sic). La povertà in termini reali doveva crescere, questo era
il progetto, l’ho spiegato in precedenza, e i dati sull’Italia che snocciolerò fra poco vi lasceranno
scioccati.
E allora rieccoci al punto: c’era sempre il pericolo di un’improvvisa ribellione che costringesse i governi
a intervenire. Potevano farlo, certo, perché come ho già detto nei dettagli, ogni governo a moneta
sovrana può creare la piena occupazione spendendo a deficit senza problemi, e salvare così generazioni

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di esseri umani. Ma ciò avrebbe interrotto il Più Grande Crimine, avrebbe interrotto la sofferenza di
uomini, donne e dei loro figli, cioè di questi “outsiders rompicoglioni”, e avrebbe soffocato la rapacità di un
nugolo di uomini del Vero Potere. Essi si misero all’opera neutralizzando proprio il mezzo principe del
riscatto degli Stati, che è appunto la spesa a deficit. Convinsero le classi dirigenti in politica, nelle
università e nei media che il Debito pubblico è un fantasma terrorizzante, che è la personificazione del
Male negli Stati. Sappiamo che ciò è falso in tutti i Paesi a moneta sovrana, anzi, sappiamo che il Debito
pubblico è la ricchezza dei cittadini. Ma questo fantasma del Debito, creato a tavolino dagli uomini che
vedremo, riuscì nell’incredibile impresa di congelare ogni capacità di reazione dei governi e di lasciare a
sofferenze irraccontabili generazioni di persone, per decenni.
Le parole dell’economista americano L. Randall Wray, docente e Research Director del CFEPS alla
University of Missouri Kansas City, sono perfette qui: “Se fosse stato compreso che il governo non ha limiti
finanziari, allora poteva spendere come gli pareva acquisendo una fetta troppo grande delle risorse nazionali”. Il Vero
Potere l’avrebbe mai permesso? No, perché, nelle parole Joseph Halevi, docente italiano di economia
all’università di Sydney, “Quello che è in gioco è la totale privatizzazione della finanza pubblica e dunque la
distruzione degli Stati”. In altre parole: il piano era ed è di sottoporre gli Stati a regole di finanza assai più
restrittive (es. i parametri di Maastricht) di quanto viene fatto per il settore privato, così da imporgli i
tagli al settore pubblico e, come era ossessivamente voluto sia da Mitterrand che oggi dai burocrati della
UE, le privatizzazioni.
Per apprezzare la perfidia dell’inganno inflittoci con il fantasma del Debito pubblico, i lettori ricordino
l’incalcolabile quantità di volte in cui hanno udito le parole Debito e pubblico associate ad allarmanti
proclami politici e bollettini finanziari sui Tg, nei giornali, o in conversazione. Era tutto un inganno
mirato solo a impedire a qualche milione di persone di avere una vita piena e decorosa, per il profitto e
il potere di pochi uomini.
Ma facciamo nomi e cognomi. Naturalmente i teorici del neoliberismo, che già dalla fine degli anni ’60
bombardavano il mondo economico internazionale con la falsa idea che gli Stati a moneta sovrana
spendono come i cittadini, cioè che s’indebitano come i cittadini, che è del tutto falsa come ho spiegato
nei capitoli precedenti. Da qui il terrore del Debito pubblico come problema di Stato. Ma furono
Milton Friedman e i suoi Chicago Boys a mettere il sigillo dell’autorevolezza a questo assurdo concetto,
quando sostennero che la Phillip’s Curve era sbagliata. Spiego: essa è una teoria monetaria che sostiene
che se la disoccupazione cala, aumenta anche l’inflazione, perché più persone ricevono uno stipendio,
spendono di più e questo aumenta la quantità di denaro circolante. Se il denaro aumenta e non
aumentano parallelamente anche i prodotti sul mercato, allora si ha inflazione (il mercato offre troppi soldi
per troppi pochi prodotti, nda). Questo può succedere, ma è dimostrato che non fa danni, poiché anche se i
prezzi salgono un poco, il beneficio per la collettività di avere meno disoccupati è assai superiore.
Friedman dichiarò invece che nella Phillip’s Curve il calo della disoccupazione non avrebbe solo
portato a un aumento proporzionale dell’inflazione, ma avrebbe proprio scatenato una spirale
d’inflazione esponenziale fuori controllo. Un disastro, terrificante, figlio del ‘terribile’ Debito pubblico
anch’esso (perché appunto il calo disoccupazione o la piena occupazione si ottengono se lo Stato spende a deficit, nda).
Questo fantasma fittizio, poi ampiamente smentito, come si diceva fece presa nell’immaginario
dell’ortodossia economica del mondo che conta, politici asserviti inclusi naturalmente. Insomma, il
dogma divenne che abbassare la disoccupazione ci faceva male, quando nella realtà avrebbe fatto male
solo alle elites rapaci del Vero Potere, e salvato invece milioni di cittadini degni.
In Europa chi più di tutti si adoperò per alimentare la corsa alla distruzione degli Stati, includendo
ovviamente la trappola dell’Unione Europea ed Unione Monetaria, fu la Francia, e in Francia furono
Francois Mitterrand e i suoi uomini, dal 1981. Cito quelli chiave: Jaques Delors, Jaques Attali, e Jean
Claude Trichet… sì, proprio lui, guarda caso l’attuale governatore delle Banca Centrale Europea. Il
presidente francese, nelle parole di Joseph Halevi , “… sosteneva che la gente si dovesse togliere di mezzo, che la

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piena occupazione avrebbe dato troppo potere al popolo, mentre la deflazione, la disoccupazione e i lavori precari
gliel’avrebbero sottratto. Queste idee furono una costante in Francia, a partire da De Gaulle, poi Giscard D’Estaing e
infine Mitterrand, che le volle espandere a tutta l’Europa. Questo è il reale significato della nascita dell’euro”. Ricordate
il piano di Perroux? Come si vede, ogni tassello del progetto di distruzione del Tridente (Stati, leggi, e
cittadini) è interconnesso. Alla fine, gli stessi uomini che pianificarono una parte del progetto – ad es. le
strutture sovranazionali come la UE per evirare i parlamenti/Stati – sono coloro che poi soffiarono sul
fantasma del Debito sempre per paralizzare i governi e per mantenere la disoccupazione alta e
controllarci. In questo ruolo vanno citati soprattutto Attali e Delors. Ma un particolare interessante non
si può omettere: il Vaticano, secondo le indiscrezioni ricevute a Bruxelles dal Prof. Parguez, collaborò a
questo piano attraverso proprio Jaques Delors. L’interesse della Santa Sede era la soppressione delle
idee socialiste veicolate dagli Stati di sinistra in tutta Europa. Di fatto essa sponsorizzò l’Unione
europea con entusiasmo fin dall’inizio. E per chi obbietti che Mitterrand rappresentava il socialismo in
Francia, è bene ricordare che quella formazione era quanto di più reazionario si possa immaginare, di
socialista non aveva nulla, e infatti nel passato del presidente francese il fascismo aveva avuto una forte
parte.
Mitterrand esaurirà il suo mandato presidenziale nel 1995, quando per tutti noi europei sarà già troppo
tardi: le fondamenta dell’Unione Europea con poteri sovranazionali, e della moneta unica, erano già
state poste col trattato di Maastricht del 1993. Il piano era consolidato, e la nuova fase della spoliazione
di Stati, leggi e cittadini con altre sofferenze per milioni di persone -dopo quella attuata dal lavoro dei
Lippmann, Berneys, Schuman, Monnet, Perroux, Hayek, Powell, Huntington, Feulner, Brunner,
Friedman, Thatcher, Reagan, Kohl, Mitterrand, Attali, Delors, Trichet e altri – ha inizio. Siamo dunque
nel 1993, e le date qui assumono contorni veramente inquietanti.
La Signora si faccia la messa in piega.
Era il 17 febbraio del 1992, Mario Chiesa viene arrestato a Milano per dare il via alla celeberrima
stagione di Tangentopoli. Da quei giorni, e in pochi mesi, un’intera classe politica italiana viene spazzata
via dalle inchieste di Di Pietro e soci. Come mi disse personalmente l’ex pm di Mani Pulite Gherardo
Colombo, in realtà l’impeto che mosse quella rivoluzione veniva dagli imprenditori che si
autodenunciavano ai magistrati pur di smettere di pagare tangenti ai socialisti e democristiani. Due
partiti che, come d'altronde tutto l’apparato politico italiano, avevano una caratteristica in comune:
erano intrisi di statalismo fino al collo, cioè erano nati e cresciuti nella pratica di usare prebende ed
elargizioni di Stato per comprarsi il consenso degli elettori. Qualcosa che goffamente e truffaldinamente
assomigliava però troppo al modello di Stato a moneta sovrana che spende a deficit per creare ricchezza
fra i cittadini. Infatti l’Italia degli anni ’80 era sì un Paese ad alta inflazione e debito, ma era uno dei
luoghi più ricchi della Terra, la cui ricchezza ancora oggi nutre una fetta enorme di società civile.
Appena dieci giorni prima di quel fatidico 17 febbraio a Milano, e cioè il 7 febbraio, veniva firmato il
Trattato di Maastricht, che entrerà in vigore l’anno successivo, nel 1993. Il ’93 è l’anno in cui il governo
Ciampi istituisce il Comitato Permanente di Consulenza Globale e di Garanzia per le Privatizzazioni;
sempre in quell’anno gli accordi del ministro dell’industria Paolo Savona con il Commissario europeo
alla concorrenza Karel Van Miert e quelli del ministro degli Esteri Beniamino Andreatta con Van Miert,
impegnano l’Italia a fare la messa in piega alle aziende di Stato perché divengano appetibili per gli
investitori privati. Riassumendo: gli anni ’90 vedono divenire realtà l’Unione Europea sovranazionale,
l’Unione Monetaria – cioè l’Anti Stato per eccellenza sognato dal Vero Potere; contemporaneamente in
Italia lo Stato di allora viene spazzato via da Tangentopoli – dove alcuni magistrati acquisiscono di
colpo un potere inaudito nel nostro Paese che ancora rimane inspiegato; nell’arco di pochi mesi una
classe politica italiana, oggi riconducibile al centrosinistra, si getta nelle privatizzazioni, cioè nella
svendita ai privati di capitali immensi edificati con decenni di lavoro per il bene comune dei cittadini
italiani.

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Ora, lungi da questa narrazione ogni accenno al complottismo, poiché qui sono i dati a parlare, ma un
osservatore di queste realtà sarebbe sciocco se perlomeno non si facesse qualche domanda. Per
esempio: perché quegli imprenditori accettarono di entrare nel tunnel delle inchiesta giudiziarie dopo
anni di tranquillo e profittevole status quo? Era poi così vero che il gioco era divenuto troppo esoso? O
forse qualche altra contropartita gli fu offerta per scardinare l’Italia di allora? E chi gliela offrì? In un
Paese come l’Italia dove ogni singola inchiesta che scotta fu di regola trasferita da procure ostili a quelle
amiche, e ancora oggi accade, cosa impedì ai colossi politici DC e PSI di strozzare Tangentopoli? Chi
gli levò il tappeto da sotto i piedi proprio in quel momento? Chi permise a un nugolo di razzisti della
Padania di espandersi a macchia d’olio in pochi mesi, per creare poi il consenso popolare della parte
ricca d’Italia alle inchieste di Di Pietro e compagni? E’ solo un caso che la Germania sia di fatto il punto
di riferimento, cioè il partner commerciale privilegiato, del separatismo di Bossi? E’ solo un caso che
così pochi imprenditori strozzati dalle tangenti del PCI (e chi come l’autore è nato a Bologna sa di cosa
si parla) si fecero avanti? Oppure questo è spiegabile dal fatto che quel partito era già stato prescelto
dalla finanza internazionale per divenire, con il lifting del centrosinistra, il suo interlocutore privilegiato
in Italia? E’ un caso che quanto appena detto sia accaduto davvero? Fine delle speculazioni, torniamo al
rigore scientifico.
Pochi fronzoli: il piano per distruggere gli Stati europei e i loro cittadini sottraendogli la sovranità sia
delle leggi che della moneta, imponendogli il fantasma del Debito pubblico e l’odiosa sofferenza della
disoccupazione/precarizzazione, e svendendo il bene comune ai privati dei capitali, è provato. Il Vero
Potere lo ha ordito a partire dagli anni ’20-’40 del XX secolo. In Italia i portabandiera alla luce del sole
di quel piano furono in primis Romano Prodi, allievo di Andreatta, Giuliano Amato, Visco, Dini,
Bassanini, Padoa Schioppa, Ciampi, Draghi, e non ultimo Massimo D’Alema, tutti uomini del
centrosinistra*, gli entusiastici sostenitori della modernità europea, dell’euro, quelli che però qui a casa
nostra si presentano con il volto buono dell’antipotere berlusconiano. Dietro le quinte, le loro menti
economiche sono state una moltitudine di volti noti e meno, come Chicco Testa, Salvatore Biasco,
Riccardo Realfonzo, Ferdinando Targetti, Michele Salvati, Luigi Spaventa e altri , tutti ‘compagni’
divenuti ex, tutti solidamente centrosinistra.
A partire dal governo Ciampi del ‘93, come si è detto, le tappe furono serrate: i già citati accordi Italia-
Van Miert, che stipulavano la ricapitalizzazione della siderurgia italiana a patto che la si privatizzasse, e
l’azzeramento del debito delle aziende di Stato per lo stesso fine. E chi è Van Miert se non uno dei
falchi del Vero Potere di cui si tratta? Un uomo con le mani sia nella politica che decide, quella della UE
dei burocrati non eletti, sia nelle grandi aziende, come la Vivendi, Agfa Gevaert, Anglo American Plc,
Royal Philips, Solvay e altre – 1997-2000, il grande salto nella svendita dei beni pubblici col
centrosinistra, che stabilisce record europei delle privatizzazioni (ENI, S. Paolo Torino, Banco di
Napoli, SEAT, Telecom, INA, IMI, IRI con SME, Alitalia, ENEL, Comit, Autostrade ecc.) – il
centrosinistra canta le lodi di questo processo (che non porterà alcun beneficio reale né miglioramenti
di produttività) nel Libro Bianco delle privatizzazioni di Vincenzo Visco. Di fatto, dati alla mano, la
capacità di crescita della produzione industriale crolla con le privatizzazioni, in particolare con il rigore
di spesa del 2007 di Prodi – l’attacco alla gestione pubblica dei servizi degli enti locali, che si concretizza
con la legge 267 del 2000 figlia del lavoro di Bassanini negli anni precendenti – poi arrivano “i tagli
selvaggi ai bilanci pubblici del 1996-2000 e 2006-2008” (Joseph Halevi) – infine il sostegno entusiasta del
PD, di Di Pietro e De Magistris al trattato di Lisbona, cioè alla mannaia finale del grande piano di
Francois Perroux nel 1943. Aprite gli occhi: Berlusconi sarà sicuramente il volto della menzogna e del
malaffare istituzionalizzato, ma in Italia i volto del Più Grande Crimine proiettato al futuro è il
centrosinistra. Il primo è il pericolo biodegradabile della democrazia, i secondi sono la contaminazione
radioattiva della democrazia. Non per nulla pochi sanno che fu invece Berlusconi a tentare in sede UE
una mossa che non solo aveva senso, ma che era ‘di sinistra’, quando fra il 2001 e il 2006 cercò
l’adozione di una misura che escludesse dal calcolo del deficit pubblico le spese per strade,
infrastrutture, computer per le scuole ecc. Come dire a Bruxelles “penalizzateci se spendiamo troppo per il
superfluo, ma non per l’essenziale”. E chi fu che insorse come lupi contro questa idea? Il centrosinistra (per

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conto della Germania). La stessa formazione nelle cui fila primeggiano i portabandiera italiani sia della
UE, che dell’Unione Monetaria. Il cerchio si chiude.
* Parguez mi ha detto: “I nomi di spicco del centrosinistra italiano venivano tutti invitati regolarmente a Parigi, a colloquio con i falchi della
deflazione europea, certo… Romano Prodi gravitava nelle vicinanze di Jaques Attali”.
L’Italia doveva farsi la messa in piega, svendersi cioè ai capitali privati, pena l’esclusione dall’euro, che è
come dire pena l’esclusione dalla ghigliottina, ma tant’è. E vale la pena informarvi qui di un ulteriore
guizzo indecente di questa saga che ci ha tutti consegnati a un futuro gramo: nelle parole
dell’economista australiano Bill Mitchell, docente al Centre for Full Employment and Equity alla
University of Newcastle, NSW Australia: “La Germania insistette nell’inclusione delle sprecone Italia e Spagna nei
16 Paesi dell’eurozona per impedirgli di mantenere lira e pesetas, che Roma e Madrid avrebbero potuto svalutare
competitivamente fregando il mercato metalmeccanico tedesco”. Significa che se noi avessimo mantenuto la lira,
l’avremmo potuta rendere più economica per i clienti esteri e quindi vendere auto e altro molto meglio
dei tedeschi incatenati a un euro super costoso. Berlino sapeva questo e ci hanno fregati. Quindi oltre la
beffa criminosa dell’Unione Monetaria, anche l’inganno. Andatelo a raccontare agli operai e ai licenziati
del signor Marchionne.
E ricordo qui in estrema sintesi quanto spiegato in altri capitoli sul danno immenso che l’Unione
Monetaria ci ha inflitto e sulle sofferenze che essa aggiungerà a milioni di destini di esseri umani
innocenti. Oggi l’euro non è moneta di nessuno, letteralmente, e questo significa che tutti i 16 Stati che
lo usano, quando spendono per i cittadini, non possono più emetterlo inventandoselo senza limiti come
accade nei Paesi a moneta sovrana (USA, Giappone ecc.). I sedici devono sempre prenderlo in prestito
da qualcuno, dai mercati privati dei capitali, devono cioè comportarsi come un banale cittadino che per
spendere deve sgobbare o andare a prestiti. Di conseguenza, oggi il nostro debito pubblico è veramente
un problema, perché lo Stato non lo deve più a se stesso, ma a figure private precise, e quei privati non
solo esigono pagamenti senza storie, ma decidono anche i tassi d’interesse con cui il nostro Tesoro
prenderà in prestito i prossimi euro. Messi in questo modo, cioè governi impiccati ai capricci dei privati,
abbiamo perso ogni garanzia di autorevolezza monetaria e finanziaria, per cui i mercati stessi ci stanno
bocciando a man bassa. Significa perdita d’investimenti immensi, che significa perdita di posti di lavoro,
tagli a tutto ciò che è pubblico, e dunque miserie infinite per infiniti cittadini. E questo, si badi bene,
vale per tutti i 16, senza scampo, perché tutti siamo in questa trappola; la Grecia è la prima mattonella
del Domino a cadere.
Le sfumature micidiali della strategia finale. Sacche di Cina nel cuore dell’Europa.
Ho appena sintetizzato l’ultima tranche del Più Grande Crimine, dopo quelle inferte nei 40 anni passati
e di cui ho detto. Ogni singolo passaggio fu pianificato a tavolino dal Vero Potere sulla nostra testa, mai
stato veramente necessario.
Ma c’è un aspetto della strategia finora descritta che deve assolutamente essere compreso, anche se
risulterà ostico ai più. Esso da una parte ci spiega il paradosso di come il Vero Potere stia impoverendo
i cittadini europei da cui poi trarre immensi profitti – il paradosso è: come faranno a cavar soldi dai
poveracci? – e dall’altra ci fa capire l’orrendo scenario futuro che ci aspetta, cioè la fase finale della
distruzione di Stati, leggi e cittadini, del Tridente.
Dovete comprendere che gli ideologi neoliberisti di questo piano sciagurato sono i figli delle teorie
economiche cosiddette Ricardiane di inizio ottocento (David Ricardo, 1772-1823). Essi ancora
immaginano le società europee come fossero le strutture agrarie di allora, dove era essenziale
accumulare (risparmiare) beni per poterli poi investire. Le economie agrarie di due secoli fa sono
definite in gergo accademico “economie del granoturco”, perché appunto se un contadino voleva piantare

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granoturco l’anno successivo (investire), egli ne doveva accumulare (risparmiare) un poco e non
consumarlo/venderlo tutto. Essi ancora oggi sono convinti che se si vuole investire, bisogna prima
risparmiare, ma proprio risparmiare beni concreti, come ai tempi di Ricardo, e per questo motivo
vedono come allarmante che lo Stato acquisti quei beni spendendo a deficit. Per loro quegli acquisti
sottraggono ai privati cittadini i beni risparmiati, impedendogli quindi di investire in futuro; senza
investimenti, sostengono, non ci saranno profitti e l’economia crollerà. Ecco che la loro ricetta ancora
oggi è quella di impedire allo Stato di spendere a deficit, col potere della persuasione e col ricatto del
fantasma del debito pubblico. Poi cercano di convincere anche i cittadini a non spendere, sempre per
non sottrarre quei beni di risparmio agli investimenti, ma siccome convincere i cittadini è arduo, per
stare sul sicuro ci stanno tagliando gli stipendi (precarizzazione, licenziamenti, taglio pensioni ecc.) così
che noi alla fine siamo costretti a non spendere.
Ora, tutto ciò sarebbe forse giusto se fossimo ancora in un’economia del granoturco di due secoli fa. Ma
nell’economia monetaria moderna il risparmio che sarà investito non è più in termini di beni, ma di
denaro. E come si è spiegato nei dettagli in questo saggio, per creare il risparmio che i cittadini
investiranno il governo a moneta sovrana deve per primo spendere a deficit. Se lo fa, i cittadini si
arricchiranno (aumento salari ecc.) e potranno poi investire spendendo il loro risparmio. Ma si
arricchiranno anche le aziende che vendono allo Stato, perché si è già detto che la spesa dello Stato crea
beni finanziari al netto nel settore privato, e quindi anche le aziende potranno investire i maggiori
profitti.
Oggi sappiamo che la ricetta neoliberale del risparmio di privati e Stato affinché non si acquistino i beni
che per quei teorici vanno risparmiati per poi investire, non ha senso, perché porta a cali di vendite,
quindi meno profitti delle aziende, quindi calo dei redditi dei lavoratori, e quindi meno investimenti da
parte di tutti. Ma quella ricetta ancora impera nelle elites di Potere e fra i burocrati che di fatto
gestiscono l’Unione Europea sulla nostra testa. Parguez: “Costoro pensano: più tagliamo gli stipendi, e dunque
impediamo il consumo dei beni, più ci sarà da investire e avremo profitti”. Ma c’è di più. Essi sanno che se si
risparmia e non si consuma, cioè se i mercati vengono deflazionati (deflazione = poco denaro in giro e molti
prodotti invenduti, nda), i tassi d’interesse sul denaro calano. Questo crea il clima ideale per gli investitori
per muovere masse di denaro a basso costo e specularvi sopra. Non gli interessa un accidenti se in
conseguenza di ciò, della deflazione, i consumatori non comprano, le aziende non vendono, i lavoratori
soffrono. Secondo questa loro teoria, anche se si perdono frotte di posti di lavoro a causa del crollo dei
consumi, se ne guadagneranno nel settore dei servizi finanziari speculativi, che sono il paradiso dei soldi
facili per pochi. Randall Wray: “La loro logica è che più si impone deflazione e povertà in Europa, più il Vecchio
Continente diviene il paradiso delle speculazioni finanziarie, dell’export a manodopera sottopagata, e delle
privatizzazioni”.
Delle speculazioni abbiamo già detto, ora vediamo come incasseranno con l’export e con le
privatizzazioni. Se gli stipendi europei calano, è ovvio che una parte degli industriali ci guadagnano,
perché potranno continuare a produrre qui a prezzi competitivi contro quelli esteri, cioè esportare a go
go con ottimi profitti. Se poi la deflazione colpisce i mercati, questi perdono di valore, e tutti ci
impoveriamo; sugli Stati soffia poi il fantasma del debito pubblico (oggi non più fantasma nell’Eurozona, si
legga UN DEBITO CHE E’ UN PROBLEMA, ECCOME.,nda); la combinazione di questi due fattori – povertà
e paura del debito – impone con urgenza tagli e svendita dei beni comuni ai privati per far cassa. Ed
ecco che il capitale privato degli speculatori acquisirà beni pubblici a prezzi stracciati, ma quali beni?
Qui sta uno svincolo centrale, e per noi cittadini micidiale. Gli speculatori del Vero Potere stanno
spingendo in sede di accordi commerciali internazionali (GATS, WTO) per le privatizzazioni dei
servizi essenziali, come acqua, telecomunicazioni, energia, Sanità, assistenza sociale, carceri, anagrafi
ecc. Quelli cioè di cui nessuno può fare a meno, e per cui saremo costretti a pagare, volenti o nolenti, le
loro tariffe. Cioè: profitti garantiti a tavolino per i privati, indipendentemente dagli andamenti di
mercato (in gergo finanziario di chiama captive demand, nda). Anche perché poi, come si è già visto con le
Telecom e altre utenze, i privati fingeranno di farsi concorrenza mentre faranno ‘cartelli’ fra di loro per
il rialzo continuo delle tariffe.

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Ma, vi chiederete, come ci costringeranno a pagare se già ci stiamo impoverendo? Randall Wray: “l
cittadini, anche se impoveriti, sono costretti a pagare le bollette per mantenere uno standard minimo di sopravvivenza.
Come faranno? Guarda chi è oggi il più ricco uomo del mondo; è colui che ha il monopolio privato dei telefoni in Messico,
Carlos Slim, e i messicani non navigano certo nell’oro”.
Lavoro sottopagato per masse crescenti di lavoratori europei. Privatizzazioni selvagge. Speculazione
finanziaria. Arrivare cioè a ‘sacche di Cina’ in Europa.
Questo sta accadendo qui da noi, nel continente di cui facciamo parte, e fu proprio Jaques Attali a dire
di persona all’economista Alain Parguez quanto segue: “Non è colpa nostra se la plebaglia europea era convinta
che l’Unione Monetaria fosse fatta per la loro felicità”.
Alla fine, tocca a noi.
“Nel tempo della menzogna universale, dire la verità diventa un atto rivoluzionario”.
George Orwell
Non so chi sia tu lettore o lettrice che hai intrapreso la lettura di questo saggio. Non ho un’idea della
tua origine, non so se in questo momento stai ripercorrendo con la memoria le immagini dei tuoi
genitori, o dei nonni, o di te stesso, te stessa, e se ti sta montando dentro una rabbia cieca. Sei per caso
un membro della Casta dei ‘Stai senza’? Sei di coloro che crebbero con quattro asciugamani in bagno
che dovevano bastare a tutta la famiglia? Coi vestiti riciclati della sorella maggiore o del cugino, che
detestavi? A 12 anni eri quello che s’inventava di avere la febbre il giorno della gita scolastica perché
non avevi mai i soldi per farla? O fosti costretto alla compagnia dei poco di buono del quartiere perché
a stare con gli altri ci volevano i quattrini da spendere, ed è lì che hai iniziato con le sostanze? Vedesti
tua madre invecchiare senza mai concedersi la cura del corpo, della pelle, senza mai quel momento
dove regalarsi il lusso di apparire femmina, perché in casa non ce n’era per questo tipo di spese? Hai
avuto un fratello che a 15 anni finì in officina perché se no non si pagavano le bollette, e addio ai suoi
sogni di diventare medico? Lavori anche tu oggi per 900 euro al mese, magari hai 39 anni, e fra 15
giorni non sai se sarai al lavoro o di nuovo in quelle orribili agenzie dal nome americano? O peggio? Sei
la storia di Antonio? Sei la storia di quella famiglia inglese? Vedesti la disperazione di papà quel giorno
che te lo ritrovasti in casa alla mattina con la faccia buia, la mamma in cucina che non parlava? Crescesti
anche tu coi nonni perché i genitori stavano a Torino, a Monaco di Baviera, o in un posto assurdo con
un nome impronunciabile, e alla tua prima comunione non c’erano? Hai visto tuo marito o tua moglie
morire in una camera d’ospedale a sei letti, distrutti dal dolore, tu e la zia a fare le notti per due mesi
perché anche qui non ce n’era per questo tipo di spesa? Chi sei tu? Forse mi stai leggendo da un
bell’appartamento donato da papà, magari hai fatto le vacanze tutti gli anni in posti diversi e all’estero.
Può essere che per quella TAC urgente voi di famiglia conosciate l’amico primario, o che tu non sappia
che significa andare all’asilo senza i giochi come gli altri, o non poter fare la festa del compleanno a
casa tua perché ti vergognavi a invitare lì gli altri bambini. Forse tu non hai mai preso ceffoni dalla
mamma cui scappavano le mani per disperazione, ma Dio sa come avrebbe voluto non averlo mai
fatto. Tu forse non hai mai dovuto tacere di fronte all’arroganza di un padrone per il terrore di smettere
di nutrire i tuoi figli. Forse tu non sai cosa ti fa dentro prendere le mani del capo fra le gambe e dover
stare zitta per lo stesso motivo. O quando sei rimasta incinta, non ti ha mai sfiorata l’idea di abortire
perché… “ma come facciamo?”.
Non so chi sei tu. Ma ascoltami bene: chiunque tu sia, riesci almeno a immaginare cosa deve essere
stato per milioni di esseri umani vivere così? E cosa è oggi? Ce la fai? Se la risposta è sì, allora immagina
che sofferenze del genere volute a tavolino da individui che sapevano, e che tuttora sanno
perfettamente cosa andavano e cosa vanno a infliggere, meriterebbero lo scoppio di una guerra civile e
un processo di Norimberga.

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Immagino che tanti di voi in questo preciso momento si stiano guardando intorno increduli. Dopotutto
appena fuori dalla finestra, o dentro a quello schermo Tv, pulsa l’Esistenza Commerciale che vende,
vende e vende; ad agosto le autostrade erano stipate di villeggianti; tutti abbiamo il pc e i telefonini,
l’auto, facciamo la spesa senza problema. Insomma, passi la distruzione degli Stati e delle leggi, la
marginalizzazione dei cittadini istupiditi, se ne può discutere, ma di sicuro vi state chiedendo: “Forse 30
anni fa, sì, ma dov’è questo disastro d’impoverimento che il Vero Potere ha pianificato da 70 anni e che ci starebbe
piombando addosso?”. Eccolo dov’è, di seguito vi elenco solo pochi dati, freddi ma agghiaccianti, di cosa ci
sta succedendo proprio ora a causa dell’ultima tranche del Più Grande Crimine.
Il Tribunale Internazionale degli Speculatori e degli Investitori – leggi il Vero Potere, coloro cioè che con il
ricatto del portare o sottrarre investimenti colossali tengono in ostaggio oggi qualsiasi Paese (è la pratica
del capital flight, nda) – movimenta nel mondo qualcosa come 525.000 miliardi di dollari di scommesse
finanziarie: è 38 volte il PIL degli Stati Uniti d’America. Costoro hanno fatto sparire dall’Italia nel 2008
ventiquattro miliardi di euro (24), che sono due finanziarie. Gli stessi personaggi hanno causato in
buona parte la crisi finanziaria del 2007-2010, che ha sottratto all’Italia 433 miliardi di euro di ricchezza.
Seguite? Tenete a mente queste cifre. Bene, ecco l’Italia:
-la disoccupazione nel nostro Paese è oggi oltre il 12%, con punte del 23% nel Sud
-i fallimenti delle aziende italiane sono aumentati nel 2009 del 40%
-il 30% degli italiani è costretto a ricorrere al prestito
-il 38% è in seria difficoltà economica
-il 76% è costretto alla flessibilità sul lavoro, con limiti invalicabili per l’acquisto di una casa o
persino per la pianificazione di una famiglia.
-Il lavoro a chiamata, anche detto ‘intermittente’, è aumentato del 75% dal 2007. Chi lavora a
queste miserabili condizioni sono soprattutto operai, e lavorano un settimo degli altri
dipendenti.
-un milione e 650 mila italiani se perdessero il lavoro non avrebbe alcuna copertura o sussidio.
-il 50% delle pensioni italiane non raggiunge i 1000 euro, il 27% delle pensionate arriva a meno
di 500 euro. Siamo sotto al livello ufficiale di minima sussistenza per la metà di tutti i pensionati
italiani.
-il 10% più ricco degli italiani ha il 44% di tutta la ricchezza, mentre il 50% più povero ha il 10%
-1 italiano su 5 rimanda le visite specialistiche urgenti per mancanza di mezzi
-l’11,2% non ha neppure il denaro per le spese mediche ordinarie
-il 31% non potrebbe trovare 750 euro per una spesa d’emergenza in famiglia, 3 italiani su 10 che
vedi in strada se gli si spacca un ponte stanno senza denti.
-l’11% degli italiani non si riscalda d’inverno, è un cittadino su 10 che vedi in strada
Questa catastrofe è fra noi, già ora, e dietro ai numeri ci sono persone vere, che abitano con te, se sei
sfortunato/a, o vicino a te. Ma come al solito dovremo arrivare alle code in strada con i bollini per un
pasto caldo al giorno, come accade già oggi in USA, per credere a quanto avete finora letto.
Il Vero Potere ha sottratto all’Italia fra il 2008 e il 2009 quattrocentocinquantasette (457) miliardi di
euro, sono circa trentadue (32) finanziarie scomparse dalla vita dei lavoratori italiani e dal futuro dei

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loro figli, da quelli cui viene detto che ci vogliono i tagli alla spesa pubblica, ai comuni ecc. Il ‘cortiletto
del potere’, che oggi è Silvio Berlusconi con la Casta e le mafie, difendono interessi rispettivamente di
sei (6) miliardi di euro, quattro miliardi (4) e di novantuno (91) miliardi. Contro 457. Non voglio qui
sminuire l’importanza delle lotte alle mafie, alla P2-P3, delle indagini sulla strategia della tensione o sulla
corruttela italica, ma si deve comprendere che queste manifestazioni sono sempre state solo una
funzione al servizio del Vero Potere, non il potere in sé. I dati citati sopra sono ciò che esso ci ha
sottratto negli ultimi pochi mesi. Quanto ha sottratto all’Italia negli scorsi 40 anni è incalcolabile,
indicibile, sia in termini di cifre che di speranze e destini umani, senza dubbio immensamente di più del
danno arrecatoci dalle trame di questo Paese, mafie incluse. Ma oggi in Italia un incessante – e forse
sospetto – coro di personaggi pubblici sta maniacalmente dicendovi che la minaccia che incombe sulle
famiglie e sulla democrazia sono alcune leggi ad personam, le zuffe del CSM o gli inceneritori, e di fatto
tutto l’attivismo dei cittadini corre a guardare di là. In altre parole: siamo sotto attacco nucleare, ma ci
danniamo tutti per la rissa al bar di quartiere.
Il piano di distruzione del Tridente continua. Agli attori del Vero Potere già citati si sono aggiunti altri,
potentissimi, ma che qui ometto per non affaticarvi (su di essi si legga
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=154, nda). Ripeto che l’ultima fase di quel piano
(approfondimento poco più sopra, nda) oggi prevede per l’Europa, per noi tutti, la creazione di sacche di lavoro
sottopagato in percentuali alte nella popolazione, per fare incassare nell’immediato al Vero Potere i
profitti dell’export europeo; poi le privatizzazioni dei servizi essenziali come Sanità, acqua e utilities,
previdenza e trasporti, per una seconda tranche di profitti; l’acquisizione dei mercati nazionali a prezzi
stracciati a causa della crisi che loro stessi hanno causato, terza tranche di profitti; la speculazione
finanziaria, che l’economista Alain Parguez ha descritto con queste parole: “E’, per costoro, il mondo
perfetto, dove la speculazione gli garantisce immensi profitti senza dover pagare i lavoratori”, ancora ricchezze nelle
loro mani. E quando questo progetto poterà inevitabilmente al collasso delle economie europee, il Vero
Potere incasserà di nuovo, poiché è noto che mentre essi agiscono per distruggerci incassandone i
profitti, scommettono coi prodotti derivati sulla nostra rovina, da cui incasseranno altre montagne di
profitti. Sono scommesse che non possono perdere, perché è come il vetraio che prima incassa
vendendoti i vetri, poi incassa di nuovo perché è colui che di notte gira per la città a spaccarli. Non è
fantascienza, è ciò che sta accadendo alla Grecia, già rovinata da gente come Goldman Sachs che oggi
attraverso gli Hedge Funds sta scommettendo sulla sua rovina con le polizze denominate Credit
Default Swaps.
Nel mezzo noi, i nostri figli, il loro futuro e oceani di sofferenze private. Nel mondo povero del Sud,
che già ha sofferto come non si può descrivere, la distruzione del Tridente ha sancito la fine del loro
futuro prima ancora che se lo potessero immaginare.
Dovrebbe, se tutta questa storia fosse sufficientemente divulgata, scoppiare una guerra civile. I nostri
antenati, che con mezzi rudimentali e con pericoli orrendi riuscirono a sconfiggere 4.000 anni di
assolutismi brutali, sarebbero già in strada. Noi no. Il Vero Potere sapeva bene di questa possibilità e ci
ha annullati proprio per disattivarla.
Vi lascio con queste parole: ritroviamo il coraggio di salvarci la vita. Insegniamo ai nostri bambini la
prima materia in ordine d’importanza al mondo: il coraggio. Il dramma è che non sappiamo più reagire,
e siamo i primi nella Storia a essere così pavidi. Divulgate quello che avete letto, la gente deve innanzi
tutto sapere chi è il Vero Potere, cosa ha fatto, per poterlo combattere. Alla fine, tocca a noi.
Paolo Barnard

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Gli economisti consulenti di questo saggio:
L. Randall Wray, Professor of Economics, Research Director of CFEPS at the University of Missouri
– Kansas City, and Senior Scholar at The Levy Economics Institute of Bard College
Stephanie Kelton, Associate Professor of Macroeconomics, Finance, and Money and Banking, Senior
Scholar at The Center for Full Employment and Price Stability (CFEPS), University of Missouri –
Kansas City
Bill Mitchell, Research Professor in Economics and Director of the Centre of Full Employment and
Equity (CofFEE), at the University of Newcastle, NSW Australia.
Alain Parguez, Professore Emerito di economia all’Università di Besancon, Francia, consulente della
European Investment Bank del Lussemburgo e associato al Jerome Levy Economics Institute, USA.

Warren Mosler, International Consulting Economist and blogger at The Center of the Universe,
Associate Fellow, University of Newcastle, Australia
John F. Henry, Department of Economics University of Missouri-Kansas City.
Mario Seccareccia, Professore di Economia, Department of Economics, University of Ottawa
Joseph Halevi, Professore di Economia all’Università di Sydney, Australia.
William K. Black, J.D., Ph.D. Associate Professor of Law and Economics at the University of
Missouri-Kansas City. Testimone presso il Senate Agricultural Committee on the regulation of financial
derivatives e la House Governance Committee on the regulation of executive compensation, USA.
Olivier Giovannoni, Visiting Lecturer at the Department of Economics at the University of Texas at
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Pavlina Tcherneva, Assistant Professor of Economics at Franklin and Marshall College, Senior
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