giovedì 12 gennaio 2012

PAUL KRUGMAN PROFILO

Paul Krugman

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Paul Robin Krugman

Paul Robin Krugman (Long Island, 28 febbraio 1953) è un economista statunitense.
Autore di numerosi volumi, dal 2000 collabora con il New York Times scrivendo editoriali d'opinione (op-ed) bisettimanali. Attualmente professore di Economia e di Relazioni Internazionali all'Università di Princeton, ha vinto il premio Nobel per l'economia 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell'attività economica.
Krugman è famoso nel mondo accademico per i suoi studi riguardanti la teoria del commercio, lavori nei quali espone modelli nei quali i paesi potrebbero guadagnare dall'imposizione di barriere protezionistiche e per i suoi libri di testo sulle crisi valutarie e sull'economia internazionale. È stato critico della New Economy degli anni novanta del XX secolo, dei regimi di cambio fisso dei paesi insulari asiatici e della Thailandia prima della crisi del 1997, dell'affidamento ai governi per difendere i cambi fissi sul quale si sono basati investitori (quali Long Term Capital Management) prima della crisi debitoria russa del 1998.
Il suo Economia internazionale: Teoria e Politica (scritto insieme a Maurice Obstfeld) è un libro di testo molto diffuso riguardante, appunto, l'economia internazionale. Nel 1991 ha ottenuto il prestigioso riconoscimento denominato John Bates Clark Medal dall'Associazione americana per l'economia. La filosofia economica di Krugman può essere descritta come neo-keynesiana. Proprio lui ha tentato di rendere accessibile questo filone degli studi economici in testi divulgativi come Peddling Prosperity (uscito in Italia col titolo "L'incanto del benessere"), nel quale critica le politiche dei Democratici nei tardi anni ottanta e nella metà degli anni novanta.
Krugman è stato apertamente critico verso la politica interna ed estera dell'amministrazione di George W. Bush. A differenza di molti opinionisti economici, è considerato un accademico di alto livello anche dai suoi colleghi. Krugman ha scritto oltre 200 articoli e venti libri. Alcuni di essi sono accademici, altri sono divulgativi.[1]

Indice
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·                                 1 Biografia
·                                 2 Critiche
·                                 3 Opere
o                                        3.1 Come autore o come co-autore
o                                        3.2 Come editore o co-editore
·                                 4 Voci correlate
·                                 5 Altri progetti
·                                 6 Collegamenti esterni

Biografia [modifica]

Krugman è nato e cresciuto a Long Island e si è specializzato in economia (sebbene, inizialmente, fosse maggiormente interessato alla storia) come undergraduate (vedi Sistema scolastico statunitense) all'Università Yale. Ha ottenuto un dottorato (Ph.D.) al MIT nel 1977 e ha insegnato alla Yale, al MIT, all'Università di Berkeley, alla London School of Economics e all'Università di Stanford, prima di giungere all'Università di Princeton nel 2000. Ha lavorato per un anno (tra il 1982 e il 1983) nel Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca, sotto l'amministrazione Reagan. È inoltre membro del Gruppo dei Trenta, un importante gruppo di economisti di livello internazionale.
Quando Bill Clinton entrò in carica, nel 1992, Krugman era in prima fila per ottenere una posizione importante nella sua amministrazione. Fu invece scavalcato da Laura Tyson, in primo luogo per via dell'iniziale interesse dell'amministrazione per la politica industriale e questo fatto gli ha permesso di intraprendere la strada del giornalismo per il grande pubblico, prima per Fortune e Slate, poi per la Harvard Business Review, per Foreign Policy, per l'Economist, per Harper's Magazine e per Washington Monthly. Nei primi anni novanta ha portato al pubblico le tesi, tra gli altri, degli economisti Laurence Lau e Alwyn Young, secondo i quali la crescita delle economie dell'Asia dell'est sono da ricondurre non all'adozione di modelli economici nuovi ed originali, accompagnati dalla crescita della total-factor productivity (ovvero la produttività della tecnologia di produzione adottata), ma piuttosto all'aumento dell'impiego dei fattori capitale e lavoro. La sua previsione è, quindi, che la crescita dell'Asia dell'est è destinata a diminuire non appena diverrà più difficile generare crescita economica dall'aumento della dotazione di fattori produttivi.
Con parole sue, egli si è dedicato a un "nuovo tipo di opere, saggi per non-economisti che siano chiari, efficaci e interessanti". Krugman era considerato tra i più quotati per essere scelto in un ruolo chiave della politica economica se John Kerry fosse stato eletto Presidente degli Stati Uniti d'America nelle elezioni del 2004.
Krugman ha lavorato in seno al comitato consultivo della Enron per gran parte del 1999, ottenendo un compenso di 37.500 dollari per aver partecipato a due riunioni del consiglio di amministrazione, prima che le regole del New York Times gli imponessero di dimettersi per incompatibilità con il ruolo di editorialista. Queste vicende sono divenute fonte di problemi per Krugman con lo scoppio dello scandalo Enron. I critici lo hanno infatti accusato di conflitto di interessi e di aver accettato il lavoro al New York Times come "corruzione" per avere il controllo dei media. Ovviamente, Krugman ha negato con forza la validità delle accuse, sottolineando che il suo rapporto con la società Enron era stato reso pubblico nei suoi articoli riguardanti la compagnia, sia prima sia dopo lo scandalo.
Dal gennaio 2000 contribuisce alla pagina degli editoriali d'opinione del New York Times. Ciò lo ha reso, secondo il Washington Monthly, "il più importante editorialista in America... è il solo, quasi, ad analizzare la storia più importante della politica degli ultimi anni, la fusione di interessi industriali, lobbistici e politici, nella quale eccelle l'amministrazione Bush."
Nel settembre 2003, Krugman ha pubblicato una raccolta dei suoi articoli intitolata The Great Unraveling (uscito in Italia col titolo "La deriva americana"), nel quale sferra un attacco deciso alla politica economica e alla politica estera di Bush. La sua tesi principale consiste nella critica ai grossi disavanzi provocati dalla politica di taglio delle tasse, dal mantenimento della spesa pubblica e dalle spese per la guerra in Iraq. Questi deficit, a suo avviso, sarebbero insostenibile nel lungo periodo e potrebbero provocare una grave crisi economica. Il libro ha avuto un notevole successo.
Negli anni novanta, Krugman si è dedicato soprattutto ad un'analisi delle politiche economiche, negli articoli del New York Times e in Peddling Prosperity. Egli ha attaccato quelli che ha chiamato "gli imprenditori della politica", fermi su particolari politiche considerate come il deus ex machina per risolvere qualsiasi problema di politica economica.
Vincitore del Premio Nobel 2008 per l'economia con la seguente motivazione: "Premiato per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell'attività economica".

Critiche [modifica]

Il fatto di essere un economista di alto profilo, di aver criticato fortemente il Partito Repubblicano e di essere stato più "tenero" nei confronti del Partito Democratico ha fatto sì che Krugman fosse accusato dai suoi detrattori di essere schierato politicamente. In un articolo dell'Economist del 13 novembre 2003 si legge: "Un'occhiata ai suoi articoli mostra una tendenza crescente nell'incolpare Bush di tutti i mali del mondo... L'impressione che ne trae il lettore non specialistico è che le idee politiche personali, certamente rispettabili, di Krugman siano empiricamente derivanti dalla teoria economica" [2]. Certo tali critiche denunciano un certo determinismo del dibattito economico-giornalistico degli ultimi due decenni, che tende a convalidare una idea del pensiero economico come scienza esatta (peraltro trascurando la crisi novecentesca di questa stessa nozione) ed espungendo un suo carattere necessariamente politico (economia politica). Ciò risponde d'altra parte a una richiesta dei macroprocessi della globalizzazione, che tendono a concepire l'economico come spazio neutro, così anche sottraendolo a una superiore decisione politica e azione collettiva. Tale libertà è attualmente oggetto, nei dibattiti interni ad alcune grandi istituzioni internazionali, di una forte messa in questione, in conseguenza della crisi finanziaria che di tale neutralità dell'economico è espressione. Krugman avverte invece, per quanto da una prospettiva keynesiana, l'aspetto politico e quindi anche conflittuale della teoria economica.

Opere [modifica]

Come autore o come co-autore [modifica]

  • Economia internazionale (con Maurice Obstfeld). Milano, Hoepli, 1991. ISBN 88-203-1847-4
  • Il silenzio dell'economia. Una politica economica per un'epoca di aspettative deboli. Milano, Garzanti, 1991. ISBN 88-11-73816-4
  • Economia internazionale - 2ª edizione (con Maurice Obstfeld). Milano, Hoepli, 1995. ISBN 88-203-2216-1
  • Geografia e commercio internazionale. Milano, Garzanti, 1995. ISBN 88-11-47238-5
  • Un'ossessione pericolosa. Il falso mito dell'economia globale. Milano, Etas, 1997. ISBN 88-453-1020-5
  • L'incanto del benessere. Politica ed economia negli ultimi vent'anni. Milano, Garzanti, 1995. ISBN 88-11-67467-0
  • Economia e auto-organizzazione. Milano, Giuffré, 2000. ISBN 88-14-07949-8
  • Economisti per caso. E altri dispacci dalla Scienza Triste. Milano, Garzanti, 2000. ISBN 88-11-73881-4
  • Meno tasse per tutti? Dagli USA all'Italia: chi ci guadagna e chi ci perde. Milano, Garzanti, 2001. ISBN 88-11-74020-7
  • Il ritorno dell'economia della depressione. Stiamo andando verso un nuovo '29?. Milano, Garzanti, 2001. ISBN 88-11-67484-0
  • Economia internazionale. Teoria del commercio internazionale (vol. 1, con Maurice Obstfeld). Milano, Hoepli, 2003. ISBN 88-203-3091-1
  • Economia internazionale. Economia monetaria internazionale (vol. 2, con Maurice Obstfeld). Milano, Hoepli, 2003. ISBN 88-203-3249-3
  • La deriva americana. Bari, Laterza, 2004. ISBN 88-420-7252-4
  • Microeconomia (con Robin Wells). Bologna, Zanichelli, 2005. ISBN 88-08-17842-0
  • Macroeconomia (con Robin Wells). Bologna, Zanichelli, 2006. ISBN 88-08-24294-3
  • La coscienza di un liberal, Laterza, 2008
  • Il ritorno dell'economia della depressione e la crisi del 2008, Milano, Garzanti, 2009. ISBN 9788811600930

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