giovedì 19 gennaio 2012

CONFINDUSTRIA CONTRO I FORCONI

«I forconi non amano la Sicilia. Lombardo si rifiuti di riceverli»

Giuseppe Alberto Falci
Parla Ivan Lo Bello, leader degli industriali siciliani: «Ci sono facce strane, ma nomi ne farò solo ai magistrati. Non lo scopro io che c’è il pericolo di infiltrazioni mafiose. Del resto l’unico risultato che finora hanno ottenuto è stato di mettere in ginocchio la regione. Non sono certo dei Robin Hood. La colpa della crisi siciliana non è solo a Roma, i dirigenti locali hanno gravi responsabilità».

La protesta di Forza D’Urto impazza in tutta la Sicilia e sta raggiungendo altre regioni dello stivale. Ma gli industriali siciliani, insieme alle altre associazioni d’imprese, non ci stanno e hanno inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera nella quale chiedono “di attivarsi per garantire insieme alla libertà di manifestare democraticamente, anche la libertà delle imprese e dei cittadini, assicurando l'elementare diritto di impresa e di lavoratori e garantendo la libera circolazione per merci e persone”. Linkiesta ha sentito telefonicamente il leader degli industriali Ivan Lo Bello, che nel corso degli ultimi anni si è distinto per diverse iniziative antiracket. Lo Bello non ha nascosto “il pericolo di infiltrazioni criminali” nella protesta di Forza D’Urto. Ma ha preferito non fare “nomi”. “I nomi li farò soltanto alle autorità giudiziarie”.
Nel comunicato diffuso da Confindustria Sicilia, insieme alle altre associazioni d’imprese siciliane, esprimete “preoccupazione per gli atti di intimidazione messi in atto nei confronti di imprenditori in numerosi centri” e denunciate “ tentativi di infiltrazioni criminali e di strumentalizzazioni politiche che nulla hanno a che vedere con le ragioni delle imprese”. Ci spieghi meglio questo passaggio.
Intanto le dico: queste valutazioni sono valutazioni che abbiamo condiviso in un documento congiunto con tutte le altre categorie produttive. Categorie produttive che hanno al loro interno organizzazioni dei trasporti. Una precisazione: questa iniziativa riguarda una piccola parte del settore del trasporto siciliano. Le altre categorie pur soffrendo gli stessi disagi si sono adeguati al tavolo nazionale, e stanno civilmente negoziando.
A Linkiesta abbiamo scritto un pezzo dal titolo “Tra i forconi che bloccano la Sicilia spunta anche il boss dei camion”. Fra gli autotrasportori che sostengono “Forza d’Urto” c’è anche Salvatore Bella, che fu coinvolto in una vicenda “poco chiara” in provincia di Agrigento. Cosa ne pensa?
Guardi le posso dire che mi sono assunto la responsabilità insieme ad altri colleghi di non lasciare il pericolo di infiltrazioni criminali in questa protesta perché riteniamo che alcuni soggetti attivi ricordano alcune vicende del passato, come ad esempio, quella dell’inizio degli anni duemila, sempre degli autotrasportatori. Riteniamo che ci sia il pericolo concreto di infiltrazioni e strumentalizzazioni criminali. Questo senza colpevolizzare tutti i partecipanti di cui non condividiamo la protesta. Ad oggi l’unico effetto che ha avuto questa mobilitazione è stato quello di mettere in ginocchio l’economia siciliana. In molte parti della Sicilia non si può girare perché non c’è benzina e, sopratutto, i supermercati stanno chiudendo perché non arrivano i rifornimenti.
Lei parla di “alcuni soggetti che ricordano vicende del passato” sarebbe disposto a fare i nomi?
No, i nomi li posso fare soltanto alle autorità giudiziarie.
Lei, prima ancora che montasse la protesta, aveva puntato il dito contro la Regione siciliana, che, stando ad alcuni sue dichiarazioni, non avrebbe fatto abbastanza. Oggi dovrebbe esserci un incontro fra Raffaele Lombardo e i leader del movimento “Forza D’Urto”. Come pensa si risolverà?
Se fossi il presidente della Regione non riceverei, in qualche modo legittimando, un movimento che sta mettendo in maniera incredibile la Sicilia, arrecando disagi rilevantissimi a tutti i siciliani. Se cominciamo a pensare che chiunque la mattina, anche senza avere una capacità di rappresentanza effettiva dei settori interessati, comincia a bloccare i cancelli delle raffinerie, blocchi stradali che impediscono alle merci di viaggiare dalla Sicilia. In questo modo finisce ogni regola di convienza civile. Quindi credo sia un errore ricevere il leader di questo movimento che, ripeto, non rappresenta la stragrande maggioranza degli operatori del settore. Perché questo significa legittimare una piccola minoranza che peraltro sta utilizzando metodi violenti. Comunque questa è una decisione che spetta alla Presidenza della Regione.
Secondo alcuni tweet diffusi in rete la protesta avrebbe oltrepassato i confini della Sicilia raggiungendo la Calabria e le altre regioni d’Italia.
(Lo Bello sorride) Guardi, io in questo momento mi sto occupando della mia Sicilia della quale ho responsabilità come presidente degli industriali e lo stanno facendo anche tutti i presidenti delle associazioni di categoria: i commercianti, gli agricoltori...La protesta sta avendo un unico effetto: danneggiare in maniera rilevante l’economia della società siciliana. D’altronde la situazione è difficile per tutti, non solo per chi protesta in piazza. È difficilissima per le aziende che vedono un calo enorme della domanda interna, perché siamo in piena recessione, perché la crisi del debito sovrano ha determinato un aumento rilevante dei tassi. Guardi, che non sono solo quelli che protestano che stanno male in Sicilia, o che protestano nel resto del Paese. C’è tanta gente che sta altrettanto male però non va a penalizzare un pezzo dell’economia siciliana. Non sono dei Robin Hood che tolgono a qualcuno e danno ad altri. Anzi.
Ultima domanda: uno dei leader dei forconi ha detto a Linkiesta:”Un tempo il nemico numero uno era la mafia, oggi è lo Stato”. Come risponde alla provocazione?
Questo lo devono sapere tutti, ed è bene che lo scriviate nella mia intervista. Abbiamo tutti l’interesse strategico che il governo Monti conduca a risultati e a successi perché l’alternativa sarebbe infinitamente peggiore dei sacrifici che stiamo facendo ora. A nessuno è piaciuta la riforma delle pensioni, ma era una cosa che bisognava fare. Le liberalizzazioni che il governo varerà a breve vanno fatte per restituire capacità di crescita al Paese. Nessuno in questi anni si è misurato con queste cose. Stiamo attenti: lo Stato oggi sta cercando di salvare il Paese, il governo Monti sta cercando di salvare il Paese. Stare contro il governo Monti significa essere degli irresponsabili.
Ha sentito il Presidente del Consiglio, o altri membri del governo Monti?
No, abbiamo scritto una lettera al ministro dello Sviluppo economico nella quale abbiamo spiegato le nostre posizioni perché la questione è nazionale. Il paradosso di questa vicenda è che una protesta con toni fortemente demagogici, su questioni che non riguardano competenze della regione Sicilia, andando a penalizzare la Regione Sicilia che affronta una fase strutturale drammatica. Venga in Sicilia e vedrà il livello di povertà: giovani che sono disoccupati con percentuali del 42%-43%, precari senza possibilità di stabilizzazione, aziende che faticano ad arrivare alla fine del mese, pagamenti delle amministrazioni pubbliche che tardano di un anno e oltre. Venga a vedere la situazione della Sicilia, che dipende anche da errori profondi nelle politiche della classe dirigente siciliana degli ultimi decenni. E pensi al danno ulteriore che si sta infliggendo con questa protesta. 

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