venerdì 13 gennaio 2012

ATTALI libro

BREVE STORIA DEL FUTURO
Jacques Attali

3.LA FINE DELL’IMPERO

Il bell’avvenire della nona forma
In uno scontro tra Fiandre e Vallonia, Bruxelles potrebbe, dopo molte peripezie, diventare un distretto federale europeo, privo di un collegamento nazionale. Naturalmente, un guizzo politico decisionista potrebbe cambiare questo dato.
Emergeranno altre undici potenze economiche e politiche: il Giappone, la Cina, l’India, la Russia, l’Indonesia, la Corea, l’Australia, il Canada, il Sudafrica, il Brasile e il Messico. In seguito li chiamerò “gli Undici”. Tra venti o venticinque anni saranno tutte democrazie di mercato o sulla strada per diventarlo. Sotto di loro, altri venti paesi a forte crescita soffriranno ancora di lacune istituzionali, tra cui l’Argentina, l’Iran, il Vietnam, la Malaysia, le Filippine, il Venezuela, il Kazakistan, la Turchia, il Pakistan, l’Arabia, l’Algeria, il Marocco, la Nigeria e l’Egitto. Altri ancora, di dimensioni più modeste, come l’Irlanda, la Norvegia, Dubai, Singapore e Israele, giocheranno un ruolo particolare. L’Asia diverrà dominante.

La mercificazione del tempo
La parte principale del reddito delle classi medie e superiori sarà utilizzata per l’acquisto di servizi: istruzione, salute, sicurezza. Per finanziarli, la parte di reddito mutualizzata aumenterà, sotto forme di imposte o di contributi.  Sempre più persone preferiranno affidare la copertura dei propri rischi a compagnie di assicurazione private, sempre più potenti, a detrimento degli Stati. Gli scambi commerciali, digitali e finanziari, sfuggite significativa dei propri introiti fiscali. Le amministrazioni pubbliche saranno stravolte dall’utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione, in particolare di Internet, che consentiranno di far funzionare i servizi pubblici a minor costo e su misura.
Per gestire questo tempo mercantile, domineranno due industrie, che già dominano l’economia mondiale: le assicurazioni e la distrazione.

Le città, domani
I paesi dell’Europa del Sud, dopo essere stati terreno di emigrazione, diventeranno anch’essi terreno di accoglienza. Ritroveranno dinamismo, crescita e mezzi per finanziare le proprie pensioni. Altri paesi europei – come la Francia – proveranno a rifiutare questi immigrati provenienti dall’Europa dell’Est e dall’Africa. Alcuni, sempre come la Francia, comprenderanno solo in seguito che un afflusso di popolazione, ben gestito e integrato, è condizione per la propria sopravvivenza. Anche la Gran Bretagna diventerà uno dei principali territori di accoglienza, in particolare per i cittadini dei paesi dell’Europa centrale. Questi ultimi accoglieranno a loro volta lavoratori ucraini, che verranno sostituiti da russi, a loro volta rimpiazzati da vaste popolazioni cinesi. Nel complesso, l’afflusso di lavoratori immigrati nei paesi sviluppati renderà più facile il finanziamento delle pensioni, ma peserà sui salari delle classi medie.

4. PRIMA ONDATA DEL FUTURO: L’IPERIMPERO

La generalizzazione della democrazia di mercato: il mondo policentrico
Nel corso di questo processo, etnie, regioni e popoli decideranno di non voler più vivere gli uni con gli altri, e regioni ricche si sbarazzeranno del fardello di regioni povere, come abbiamo visto la Repubblica Ceca separarsi dalla Slovacchia. Tra le democrazie esistenti, le Fiandre potrebbero decidere di separarsi dalla Vallonia, l’Italia del Nord da quella del Sud; la Catalogna dal resto della Spagna, la Scozia reclamare l’indipendenza, i curdi potrebbero separarsi dagli altri iracheni, gli indiani dagli indonesiani. Gli Stati creati artificialmente dalla colonizzazione in Africa e in Asia andranno così in frantumi. Prima della fine del secolo potrebbero nascere più di cento nazioni nuove.

Per tutto il tempo in ci democrazia e mercato saranno delle forze uguali, si ripartiranno i campi di competenza e rispetteranno le frontiere, l’Ordine mercantile si organizzerà come una giustapposizione di democrazie di mercato, il mondo sarà “policentrico”, con una o due potenze maggiori su ciascun continente: gli Stati Uniti, il Brasile, il Messico, la Cina, l’India, l’Egitto, la Russia e l’Unione Europea (anche se questa non avrà tutte le caratteristiche di uno Stato). Vi si aggiungerà anche la Nigeria se esisterà ancora, cosa poco probabile.

Il successore dello Stato: dall’”iposorveglianza” all’”autosorveglianza”
Progressivamente i mercati troveranno nuove fonti di redditività nelle attività oggi esercitate tramite i servizi pubblici: istruzione, salute, ambiente, sovranità.

I servizi per l’istruzione, la salute, la sovranità verranno in questo modo progressivamente sostituiti – come avvenne con i trasporti, i servizi domestici, la comunicazione – da macchine prodotte in serie, aprendo, ancora una volta, nuovi mercati alle imprese e aumentando la produttività dell’economia.

Quando le leggi di mercato cominceranno ad avere la meglio su quelle delle democrazia, i servizi pubblici per l’istruzione, la cura, la sicurezza, e poi quelli per la giustizia e la sovranità inizieranno a subire la concorrenza delle imprese private.

Compagnie private per la sicurezza, la polizia e i  servizi segreti faranno concorrenza ai servizi di polizia nazionali nel controllo dei movimenti e dei dati, per conto di compagnie di assicurazioni e di imprese che vorranno sapere tutto dei propri impiegati, clienti, fornitori, concorrenti e rischi, e che vorranno proteggere i propri beni materiali, finanziari e intellettuali contro i diversi rischi.

In altre parole, in cambio di una riduzione delle imposte, che andrà a vantaggio soprattutto dei più ricchi, i servizi pubblici diventeranno a pagamento, penalizzando i più poveri

La decostruzione degli Stati
Queste tecnologie interverranno nel momento in cui le spese mutalizzate diverranno sempre più consistenti. Paese dopo paese, settore dopo settore, ridurranno progressivamente il ruolo dello Stato e delle istituzioni pubbliche di previdenza. Così, la parte delle spese collettive nel reddito nazionale di ciascun paese, dopo essere aumentata, diminuirà considerevolmente.
La crescita dei mercati nel mondo policentrico agirà allora nella stessa direzione di queste tecnologie e contribuirà anch’essa al considerevole indebolimento degli Stati. Inizialmente, le grandi imprese, appoggiandosi a migliaia di società specializzate, influiranno sui media – con il ricatto alla pubblicità – al fine di orientare le scelte dei cittadini. Successivamente indeboliranno gli Stati.

Comincerà allora, al più tardi intorno al 2050, una lenta decostruzione degli Stati nati più di mille anni fa. La classe media, attuale principale della democrazia di mercato, ritroverà la precarietà alla quale credeva di essere sfuggita distinguendosi dalla classe operaia: il contratto avrà sempre più la meglio sulla legge; i mercenari sugli eserciti e la polizia; gli arbitri sui giudici. I giuristi specializzati in diritto privato faranno furore.

Si svilupperanno soltanto gli Stati che avranno saputo conquistarsi la lealtà dei propri cittadini, favorendo la creatività, l’integrazione e la mobilità sociale. Alcune nazioni dalla tradizione socialdemocratica e alcune minuscole entità statali resisteranno meglio di altre. Ironia della Storia: con l’avvento dell’iperimpero, assisteremo così al ritorno di quelle città-Stato che dominarono agli inizi dell’Ordine mercantile.
In alcuni paesi, per impedir questa distruzione dell’identità nazionale e per far fronte alle ondate d’immigrazione che si succederanno, prenderanno il potere delle dittature razziste, teocratiche o laiche. In particolare, ciò che si giocherà presto in paesi come i Paesi Bassi o il Belgio, primi “cuori” del mondo mercantile, tra le più vecchie democrazie, sarà rivelatore dell’evoluzione che toccherà in seguito gli Stati più forti e più preoccupati per la propria libertà.

Le imprese nomadi
Se, fra mezzo secolo o anche meno, alcune compagnie di assicurazioni riusciranno a controllare le principali imprese e a imporre le proprie norme agli Stati, se la moneta delle imprese si sostituirà alle principali valute, allora l’iperimpero avrà trionfato.
Di fronte agli Stati indeboliti, agonizzanti, addirittura volatilizzati, nella negazione del diritto e nell’impunità che l’iperimpero implicherà, si svilupperanno altre due categorie di imprese: “pirata” e “relazionali”.

L’amministrazione dell’iperimpero
Gli Stati, o ciò che ne sarà rimasto intorno al 2050, saranno soltanto gli intermediari delle imprese con l’opinione pubblica. Nessuno sarà più in grado di assicurare l’uguaglianza del trattamento dei cittadini, l’imparzialità delle elezioni, la libertà delle informazioni.

5.SECONDA ONDATA DEL FUTURO: L’IPERCONFLITTO

Eserciti pirata, eserciti corsari
Quando la decostruzione indebolirà gli Stati, e il diritto e le forze di polizia diventeranno meno invadenti, la violenza prolifererà nella vita pubblica e tra gli individui, e questi pirati diventeranno persino degli agenti fondamentali dell’economia e della geopolitica.

La collera dei credenti
Sarà la demografia il principale fattore di crescita del numero dei musulmani: nel 2020 saranno circa 1,8 miliardi, ossia un quarto della popolazione mondiale, e per allora probabilmente avranno superato i cristiani. La loro espansione diminuirà con la crescita economica, che ridurrà il loro tasso di natalità, uno dei più elevati del mondo. 

6.TERZA ONDATA DEL FUTURO: L’IPERDEMOCRAZIA

Lo shock democratico
Attori d’avanguardia che chiamerò i “transumani” animeranno – animano già – “imprese relazionali” in cui il profitto non sarà nient’altro che un obbligo, e non una finalità. Tutti i transumani saranno altruisti, cittadini del pianeta, nomadi e sedentari allo stesso tempo, uguali nei diritti e nei doveri verso i propri vicini, ospitali e rispettosi del mondo. Insieme, faranno nascere istituzioni planetarie e orienteranno le imprese industriali in una nuova direzione. Queste ultime svilupperanno, per il benessere di ciascun individuo, “beni essenziali” (il più importante sarà il “buon tempo”), e per il benessere di tutti un “bene comune” (la cui dimensione principale sarà l’”intelligenza collettiva”).

Interessati alla storia del futuro, coscienti che la sorte dei contemporanei e dei discendenti li riguarda personalmente, preoccupati di dare aiuto,  di comprendere, di lasciare dopo di loro un mondo migliore, i transumani non si accontenteranno né dell’egoismo degli ipernomadi, né del desiderio di distruggere i pirati. Non crederanno di essere i proprietari del mondo, ma ammetteranno di averne soltanto l’usufrutto. Saranno pronti ammettere in pratica le virtù del sedentario (vigilanza, ospitalità, senso del lungo termine) e quelle del nomade (caparbietà, memoria e intuizione). Si sentiranno allo stesso tempo cittadini del mondo e membri di diverse comunità. La loro nazionalità sarà quella delle lingue che parleranno, e non più soltanto quella dei paesi in cui abiteranno. Per loro, la ribellione contro l’ineluttabile sarà la regola, l’insolenza dell’ottimismo sarà la morale, la solidarietà servirà da ambizione. Troveranno la propria felicità nella gioia di procurare gioia, in particolare ai bambini di cui saranno responsabili. Impareranno di nuovo che trasmettere è l’elemento distintivo dell’uomo.

Le istituzioni dell’iperdemocrazia.
Prima della metà del XXI secolo, l’iperdemocrazia comincerà a manifestarsi nella realtà istituzionale del mondo. Si comincerà a dibattere sulla costituzione di istituzioni planetarie coerenti, che consentano all’umanità di non soccombere sotto i colpi  dell’iperimpero e di evitare le devastazioni dell’iperconflitto.
Non servirebbero a niente descrivere queste istituzioni future nel dettaglio: troppo tempo scorrerà prima che giunga la loro ora, troppe tempeste scoppieranno, troppe tecnologie si faranno strada. E troppe sorprese giungeranno anche a deviare, momentaneamente, il corso della Storia.
E’ tuttavia possibile tratteggiarle a grandi linee, senza rischiare di sbagliarsi troppo, a partire dalla storia passata e delle prime due ondate del futuro.
Queste istituzioni saranno costituite da un accatastamento di organizzazioni locali, nazionali, continentali e mondiali. Nel loro seno, ogni essere umano varrà e influirà tanto quanto gli altri.
La città sarà il posto principale in cui si svolgerà la vita della maggior parte dell’umanità. Centinaia di città saranno più popolate di un centinaio di paesi oggi. Quando vi abiteranno più dei due terzi dell’umanità, alle loro infrastrutture  dovranno essere consacrate delle gigantesche somme. La città sarà la cornice degli investimenti collettivi più importanti e il primo collettore delle imposte. Qui si concentrerà la parte essenziale dell’azione politica a venire. L’urbanesimo diventerà una scienza di primo piano. L’ infrastruttura digitale aiuterà a fare della città un luogo di incontri, di scambi, di vita. Una democrazia partecipativa e associativa unirà, tramite le tecnologie dell’ubiquità nomade, tutti coloro che vi risiederanno, che vi lavoreranno, che non saranno gli utenti o che in un modo o nell’altro saranno gli utenti o che in un modo o nell’altro saranno toccati dalle sue sorti. Si erigeranno quartieri in autogestione.
Gli Stati, per resistere agli attacchi del mercato, dovranno concentrarsi su alcune funzioni sovrane: la sicurezza, la tranquillità pubblica, la libertà, la difesa della lingua, l’accesso di tutti, residenti stabili o di passaggio, alle cure e al sapere, il diritto a un reddito minimo di formazione. Per adempiere in modo equo a queste funzioni, gli Stati, come le città, saranno sovvenzionati, se necessario, su scala continentale o addirittura planetaria. Le frontiere crolleranno. Ognuno sarà cittadino nello stesso tempo di diverse entità, e diventerà possibile difendere le proprie identità senza distruggere quelle del vicino. Le nazioni riusciranno a poco a poco a trovare le condizioni per un rapporto di vicinato più sereno. Appariranno nuove forme di controllo democratico, basate su agenzie autonome di notazione, che controlleranno costantemente il lavoro degli eletti, grazie alle tecniche dell’ubiquità nomade e dell’ipersorveglianza.
Ogni continente o subcontinente raggrupperà le democrazie di mercato, che faranno parte di un’Unione, come già accade per l’Unione Europea. Ogni Unione sarà responsabile della moneta, della trasparenza  dei mercati, dell’armonizzazione delle condizioni sociali, della tutela dell’ambiente, della sicurezza interna, della protezione sociale, della sanità, dell’istruzione, dell’immigrazione, della politica estera e della difesa dello spazio comune. Dovrà dotarsi di un parlamento e di un governo continentali. Dovrà anche disporre, come già avviene in Europa, di un’istanza per la risoluzione delle controversie tra le nazioni dello stesso continente. Un avvenire di questo tipo dovrebbe, in particolare, divenire possibile in Medio Oriente, che un giorno dovrà riunire tutte le nazioni, compresi Israele e la Palestina, in un’Unione regionale. L’Unione Europea, avanguardia dell’iperdemocrazia, diventerà una nazione di genere nuovo, arrivando un giorno, probabilmente, fino alla Turchia e alla Russia. E’ qui che le condizioni per un equilibrio tra mercato e democrazia verranno sintetizzate meglio. E’ in Europa che l’iperdemocrazia avrà inizio.
Su scala mondiale dovranno essere create – verranno create – nuove istituzioni, come prolungamento di quelle già esistenti. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ne sarà alla base. Una costituzione planetaria riprenderà, ampliandola, l’attuale Carta delle Nazioni Unite, che per questo motivo dovrà assumere una dimensione sovrannazionale, non più soltanto multilaterale. Il preambolo conterrà tutti i diritti e i doveri di ogni uomo rispetto alla natura, agli altri uomini e alla vita, includerà nuovi diritti non previsti dalla Carta attuale, prevederà in particolare il nuovo essenziale, fondate diritto all’infanzia, che implicherà un dovere di parentela. Altri diritti e doveri stabiliranno la tutela della vita, della natura, della diversità, e fisseranno per il mercato dei confini invalicabili.

Le istituzioni finanziarie internazionali, come il WTO e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, saranno poste direttamente sotto la sua tutela, perché non obbediscano più soltanto alle direttive dei paesi più ricchi.

La piazza del mercato nell’iperdemocrazia
Mercato e democrazia ritroveranno così a poco a poco un equilibrio planetario.   


Nessun commento:

Posta un commento