CORRIERE DELLA SERA
IN SICILIA
Forconi, protesta sospesa ma restano disagi e danni per circa 500 milioni
Attesa per l'incontro con Monti in programma mercoledì
IN SICILIA
Forconi, protesta sospesa ma restano disagi e danni per circa 500 milioni
Attesa per l'incontro con Monti in programma mercoledì
MILANO – Sospesa la protesta restano i disagi e la conta dei danni. Dopo giorni di blocchi stradali in Sicilia la situazione sta lentamente tornando alla normalità ma si sono formate code chilometriche davanti ai distributori di carburante e sono stati presi d'assalto i supermercati che stavano ormai esaurendo i generi alimentari. Intanto il «movimento dei forconi» si è spaccato tra chi vorrebbe protestare ad oltranza e chi ha una posizione più dialogante col governo regionale e soprattutto con quello nazionale. «Sospendiamo la protesta qui in Sicilia, sebbene i presidi continueranno e non escludiamo nuove forme di manifestazione sull'isola. Ma adesso spostiamo il piano d'azione a Roma» ha detto Mariano Ferro, uno dei leader del movimento. «Non possiamo arrivare allo scontro con i siciliani - ha aggiunto- già provati da una situazione economica e sociale tanto difficile. Ci stiamo organizzando per trasferire la nostra protesta a Roma». Ma ci sono delle frange del movimento, in particolare nel mondo degli autotrasportatori, pronte a riattivare i blocchi stradali anche in Sicilia.
INCONTRO ROMANO - Al netto delle spaccature interni comunque tutto lascia pensare che l’attenzione si concentri sull'esito del vertice tra il premier Mario Monti e il governatore Raffaele Lombardo, in programma mercoledì a Roma. «I siciliani sono pronti dopo il 25 gennaio qualora Lombardo non darà risposte precise alla richiesta del Movimento dei Forconi – annuncia Martino Morsello un altro leader del movimento - a scendere ancora più massicciamente nelle piazze. Intanto innumerevoli donne siciliane plaudono ai manifestanti e chiedono l'assalto all'assemblea siciliana perché la ritengono responsabile del disastro in Sicilia».
CODE PER FAR CARBURANTE - Dopo giorni di blocchi restano ora lunghe code ai distributori di benzina. La situazione è sotto controllo, tuttavia numerosi automobilisti ancora non sono riusciti a rifornire i propri mezzi. A Palermo, complice la giornata non molto fredda, molti hanno scelto la bicicletta per spostarsi e, in pieno centro, si sono riviste le stesse scene che avevano caratterizzato l'auterity nella metà degli anni '70, ai tempi della crisi petrolifera. Le autobotti piene di carburante hanno lasciato i depositi e - fanno sapere dall'Unità di crisi della Prefettura di Palermo – hanno rifornito i benzinai. La situazione è migliorata, rispetto a ieri, ma non si è ancora del tutto normalizzata.
DANNI PER 500 MILIONI - Intanto si fa la conta dei danni stimata tra 300 e 500 milioni. Confindustria parla di 50 milioni solo nelle province di Siracusa, Catania e Palermo. Numeri destinati a lievitare. Secondo Confindustria Palermo, in provincia sono almeno una sessantina le aziende costrette a chiedere l'avviamento delle procedure di cassa integrazione, con oltre 2 mila lavoratori coinvolti. A Catania più di 800 persone rischiano il posto e nel Siracusano si parla di 4 milioni di euro di perdite. Anche Coldiretti ha denunciato il tracollo dell'economia siciliana, con almeno 50 milioni di danni nel settore agroalimentare dallo sciopero dei Tir. Al danno economico immediato va aggiunta la perdita di credibilità, con la grande distribuzione europea, pronta a sostituire il prodotto Made in Italy con quello proveniente da altri Paesi, come la Spagna e Israele, concorrenti della produzione siciliana nell'ortofrutta.
MALESSERE DILAGANTE- Interviene nuovamente il leader degli industriali Ivan Lo Bello che afferma di comprendere le ragioni del malessere dilagante in Sicilia. «Credo che bisogna fare una distinzione tra metodi e leader in campo e il malessere che è stato espresso. I forconi, nonostante leader non all'altezza della situazione, hanno raccolto un consenso diffuso che è il sintomo di un malessere reale. Ma vorrei ricordare che sono allarmi che noi lanciamo da due anni. C'è un disagio economico e sociale a cui va data risposta. È un errore pensare che questa sia stata solo una vertenza per il prezzo della benzina. È stata una protesta per l'economia bloccata e, anche inconsapevolmente, contro una politica dell'assistenzialismo clientelare che disperde ricchezza mentre la crisi economica mondiale va a rotoli». Quanto alle infiltrazioni criminali nella protesta Lo Bello ribadisce che «ci sono state e vanno accertate».
22 gennaio 2012 | 17:06
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