domenica 11 marzo 2012

15 messaggio beppe de santis su Andrea Camilleri


N.15

UNA ARTICOLO BELLISSIMO SI SALVO FALLICA SUL GRANDE CAMILLERI

Beppe De Santis, Segretario nazionale dei “ Meridionalisti Italiani”
11 marzo 2012

Si può dire di tutto e il contrario di tutto sul maestro Camilleri. Camilleri è Camilleri, Sciascia è Sciascia.  Ma,Camilleri  è letto e stimato da milioni di cittadini. La sua passione civile e democratica è straordinaria.
Indubbio è il suo contributo alla rivoluzione culturale e civile della Sicilia, del Sud e dell’intero Paese.
A suo modo, Camilleri è uno straordinario neomeridionalista.


L’artigiano della letteratura

«Il segreto del successo letterario? Francamente non lo conosco, e lascio volentieri ai critici e agli studiosi questo argomento». Andrea Camilleri si diverte a rispondere in questo modo alla classica domanda sulla quale si arrovella una parte del mondo giornalistico, accademico e intellettuale: qual è la vera causa di un successo narrativo e culturale senza precedenti nella storia italiana? La questione non è affatto semplice, il fenomeno Camilleri non riguarda solo la letteratura, ma anche la tv, il teatro, i nuovi media, insomma è una realtà multimediale. Un italiano di 86 anni, che giunge dalla grande tradizione verghiana-pirandelliana-brancatiana, è diventato un protagonista letterario e mediatico dell'era contemporanea. Al di là di come la si pensi sul suo stile, anche chi lo avversa non può fare a meno di riconoscere che il suo è un successo  di grandi proporzioni, che non ha confronti nel quadro della storia narrativa del Novecento italiano. Uno scrittore talmente popolare che un protagonista del mondo dello spettacolo quale Fiorello, lo imita, e la sua performance diventa un evento, decisamente cult.

Camilleri va capito anche come fenomeno sociale, attraverso lo scrittore di Porto Empedocle si possono leggere anche gusti e interessi cultural-sociali di una parte degli italiani. Camilleri non ama darsi delle arie, il suo rapporto con la letteratura è pieno di passione ma scevro dall'aura di sacralità. Si ritiene un artigiano della letteratura, anche se in realtà è un artista che ama farsi capire dal popolo. Il vero primo motivo del suo successo, che vale per tutti i campi nei quali si è misurato e continua a misurarsi, è che Camilleri ama raccontare delle storie. E lo fa con la passione del cantastorie. È un grande affabulatore, e il suo obiettivo è quello di affascinare il lettore-ascoltatore. Così come per i cantastorie della grande tradizione siculo-italica, non vi è racconto, non vi è "cunto", se non vi sono persone che stanno ad ascoltare.

Così, nel tempo, Camilleri ha costruito il suo pubblico, in una "piazza" che è quella della letteratura, della tv, del teatro. Camilleri ha anche il dono di raccontare le storie con una ironia intelligente e vivace, che conferisce dinamismo alle storie. Non è una fusione a freddo la sua costruzione letteraria, ha una anima, data dal suo compenetrarsi con la storia raccontata. Nel suo narrare vi è una voglia di comunicare, al centro della sua opera vi è democraticamente il lettore.

Il punto è che tutto questo non gli basta. Da raccontatore di storie, da uomo di teatro, vuol affascinare il suo lettore-ascoltatore, lo vuol far riflettere facendolo divertire. Sta qui il nodo dei suoi obiettivi programmatici, che non ha bisogno di esporre in una articolata poetica, perché fanno parte della sua storia, della sua visione culturale, delle sue esperienze professionali, della sua antropologia. Il suo sperimentalismo è una parte della sua essenza vitale. Scrivere solo di Montalbano lo annoia, confrontarsi con altri generi letterari lo gratifica, gli conferisce energia intellettuale. Del resto perché un uomo a 86 anni dovrebbe fermarsi, perché non dovrebbe sperimentare ancora? La sua pluralità di espressione culturale è uno sperimentare la vita, con la fantasia letteraria, con la fluidità della scrittura, con l'amore per la pagina scritta. Nell'ironia camilleriana vi è la chiave di lettura della sua opera cultural-letteraria, è lo strumento di interpretazione della realtà, vi è la concezione filosofica con la quale capire e comprendere con disincanto il mondo che ci circonda. È alla ricerca della verità, senza alcun dogmatismo.
Ma tralasciando l'epistemologia, la sua bussola etica è forte, e non a caso il suo credere nei valori morali della democrazia, del l'onestà, della cultura delle regole, lo ha fatto diventare un paladino
della battaglia etica e di legalità di Confindustria Sicilia. Alle scaturigini del rinascimento etico-culturale lanciato da Antonello Montante e Ivan Lo Bello, e sostenuto con vigore dal presidente Emma Marcegaglia, vi è anche l'ispirazione camilleriana. Oggi, probabilmente, anche Leonardo Sciascia concorderebbe con Camilleri, «quella in atto è una rivoluzione culturale». E la Sicilia non è affatto irredimibile, ma è, per una volta, un modello di cambiamento positivo.

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