Perche’ gli agricoltori scendono in piazza a Roma a manifestare insieme ai lavoratori?
Perche’ in tempi di nuova scarsità alimentare il nostro ruolo e’ strategico e non residuale.
Perche’ la tutela del lavoro ad ogni livello, dipendente e autonomo, e’ necessaria per i piu’ bisognosi ed e’ anacronistico scandalizzarsi di fronte ad una lotta comune.
Perche’ siamo stanchi di sfamare gratuitamente la società e ritrovarci senza reddito e lavoro, rispetto agli altri partner europei, o nel migliore dei casi parasubordinati delle multinazionali. La violenta forbice tra prezzi agricoli e prezzi al consumo ne e’ testimonianza.
Perche’ l’ Italia e’ un contributore netto in Europa, ma i suoi benefici sono inferiori ai costi, al punto che gli agricoltori sono costretti a chiedere di non disattendere i trattati istitutivi dell’ Unione europea che prevedevano, innanzitutto, di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, attraverso il miglioramento del loro reddito.
Perche’ dopo l’ imbroglio liberista bisogna tornare ad un mercato orientato alla società. Diversamente aumenterà il disagio sociale, la protesta e diminuiranno i consumi.
Perche’ siamo stanchi di farci barattare dall’ industria europea, dalle multinazionali e dalla finanza. Il cibo e’ un bene comune e non una merce per i mercati finanziari.
Perche’ vogliamo un ritorno alla regolamentazione del mercato delle merci per ridurre la volatilità delle quotazioni, piu’ controlli dalle Autorità, pieno rispetto del diritto antitrust in agricoltura, meccanismi trasparenti nella formazione dei prezzi all’ origine e lotta senza quartiere ai numerosi cartelli e abusi che hanno sottratto, e sottraggono, quote di valore agli agricoltori nelle varie filiere. Un furto continuo e impunito!
Perche’ occorre sanare i contrasti tra le attuali regolamentazioni delle borse merci e la normativa comunitaria.
Perche’ nei momenti di crisi la tutela della concorrenza deve rimanere un punto di riferimento essenziale, viceversa il potere dei monopolisti aumenta.
Perche’ la volatilità dei prezzi, che adesso si vuole curare introducendo nella Pac la stessa medicina finanziaria (fondi mutualistici e assicurativi) che ne ha causato i danni, deriva proprio dall’ uso disinvolto degli strumenti finanziari (derivati) che sottraggono sempre piu risorse dall’ economia reale a vantaggio dell’ economia finanziaria.
Perche’ e’ vergognoso accorgersi solo adesso che i marchi storici dell’ agroalimentare sono passati in mani straniere negli ultimi venti anni e che oltre un terzo della produzione agroalimentare venduta sul mercato domestico e all’ estero deriva da materie prime agricole straniere.
Perche’ e’ profondamente ingiusta e discriminatoria la politica dei due pesi e delle due misure che il governo e le banche stanno adottando dal 2009 ad oggi sulla moratoria dei debiti, pubblici e privati, delle diverse categorie economiche.
Perche’ manca una politica del credito nell’ agricoltura e occorrono deroghe alle regole imposte da Basilea.
Perche’ l’ ultima manovra del governo dei tecnici raffinati non facendo distinzione tra reddito agrario e rendita fondiaria, tra mera proprietà e beni strumentali colpisce, ingiustamente, i mezzi di produzione e innalza i costi, senza tener conto della “capacita’ contributiva” effettiva di un mondo agricolo in sofferenza.
Perche’ vogliamo semplificare il quadro delle rappresentanze sindacali agricole, burocratiche idrovore divenute nel tempo frammentate e autoreferenziali.
Perche’ non e’ possibile che ai tavoli della programmazione si siedano persone che non sono mai salite su un trattore e che proteggono unicamente i loro lauti stipendi e le loro strutture elefantiache.
Perche’ nessuno puo’ chiamarsi fuori dal nostro allarme. La nostra non e’ una battaglia di tipo corporativo o antisindacale. La salute dei consumatori e’ messa a repentaglio da cibi di dubbia provenienza, privi d’ informazioni, con riflessi sul bilancio sanitario dello Stato e sul debito pubblico, che non sono stati ancora adeguatamente valutati.
Perche’ i consumatori europei e, soprattutto, italiani, hanno piu’ diritto alla salute rispetto ai maiali canadesi, per i quali i limiti di micotossine nei cereali e loro derivati, sono molto piu’ bassi di quelli che l’ Europa prevede per gli umani.
Perche’ tuteliamo il paesaggio rurale e l’ ambiente, senza essere difesi. Puo’ un paesaggio desertificato ed incolto, incontrare gli stessi favori di quello attualmente curato da migliaia di inconsapevoli giardinieri? Che ne sarebbe del turismo?
Perche’ l’ agricoltura e’ scomparsa dall’ agenda politica dei governi e occorre colmare il deficit politico, senza far ricorso all’ antipolitica.
Perche’ non occorre scomodare Bill Gates per capire che il futuro dell’ agricoltura sara’ importante.
Perche’ e’ in atto il tentativo di rappresentare, nell’ ambito del bilancio comunitario, la politica agricola comune come un ostacolo alla realizzazione di altre politiche e non come una pietra miliare della costruzione europea.
Perche’ un rilancio competitivo dell’ agricoltura, da parte di un Governo di impegno nazionale, passa attraverso la richiesta di deroga all’ Unione Europea, che sappia tenere conto dei cambiamenti strutturali in atto.
Perche’ c’e’ un forte rischio che il peggioramento dell’economia reale sia più veloce del miglioramento dei conti dello Stato e delle banche e che dunque la strategia anticrisi non abbia successo.
Perche’ vogliamo un cambiamento radicale della vecchia politica agraria comune e una netta distinzione tra politiche agricole e agroindustriali.
Perche’ la crisi e’ una occasione per scegliere e l’ agricoltura, in questo frangente di gravi difficoltà della finanza pubblica, puo’ dare il suo contributo alla crescita del Paese e all’ occupazione.
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